Niente Tomahawk, a Zelensky razzi Ue

Il tycoon: "Non valuto l’invio". Mosca: "Quasi presa Pokrovsk". Ma l’Ucraina nega

Niente Tomahawk, a Zelensky razzi Ue
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Non quello del meteo, ma quello della guerra. Con una mossa che sa di gelo strategico, Downing Street ha consegnato a Kiev un nuovo lotto di missili Storm Shadow, ordigni capaci di penetrare a fondo nel territorio russo e di riscrivere forse le mappe del fronte. La fornitura serve a garantire che l'Ucraina disponga di scorte sufficienti nei mesi più duri, quando il freddo rischia di congelare anche le linee di rifornimento e di logorare la resistenza civile. A Washington, invece, Trump frena: «Per ora non sto valutando l'invio di missili Tomahawk», dice il presidente americano, lasciando intendere che la linea rossa sull'escalation resta ancora tracciata, seppur con il gesso consumato.

Sul terreno continua la battaglia per Pokrovsk, uno dei fronti più caldi del conflitto. Mosca afferma che le proprie truppe stanno avanzando dentro la città e che la zona di Prigorodny sarebbe già stata liberata e fortificata. Il Ministero della Difesa russo parla di «formazioni ucraine circondate e di massicci attacchi notturni». Kiev ribalta la situazione e rivendica di aver fermato l'espansione russa e mantenuto aperta la strada che collega Pokrovsk a Rodynske, impedendo al nemico di tagliare i rifornimenti.

Al di là dei comunicati, le mappe raccontano una realtà sfumata, perché in questo conflitto la linea del fronte cambia più rapidamente delle versioni ufficiali. Secondo l'Institute for the Study of War (Isw), nel mese di ottobre la Russia avrebbe guadagnato 461 kmq di territorio, superficie paragonabile a una grande città europea. È nella regione di Donetsk che si concentra la spinta principale, con 170 kmq conquistati, a una media di 5,5 al giorno. Kiev mostra progressi a macchia di leopardo. Secondo il comandante in capo Syrskyi, le sue truppe hanno riconquistato 188 kmq a ridosso di Dobropillia, costringendo i russi a deviare uomini e mezzi dal fronte di Pokrovsk. Zelensky aggiunge: «Nel Kharkiv stiamo per liberare Kupyansk», rivelando che il 50 per cento dei droni a disposizione negli arsenali è stato dislocato nel Donetsk per la riconquista di Pokrovsk.

Nelle stesse ore in cui Londra sigilla le casse degli Storm Shadow, lo Stato maggiore ucraino rivendica un attacco riuscito alla raffineria di Saratov, nel cuore della Russia, e la distruzione di un sistema S-400 in Crimea. Mosca, invece, accusa Kiev di colpire civili nelle regioni di Kherson e Sumy, dove quattro persone sono morte sotto i droni. Intanto, nonostante le sanzioni, componenti elettronici olandesi e occidentali continuano a riemergere nei droni russi. Un dettaglio che racconta la fragilità del muro economico costruito dall'Europa.

Dalla diplomazia arrivano echi contraddittori: al netto delle esternazioni della portavoce russa Zakharova, in Finlandia si moltiplicano le indiscrezioni su un incontro tra Putin e Trump al G20 in Sudafrica. Un'immagine sufficiente a riscrivere un intero copione della guerra diplomatica.

Oggi la Commissione europea presenterà il pacchetto annuale sull'allargamento, valutando i progressi dei nove Paesi candidati, con l'Ucraina in testa.

Zelensky, che interverrà in videoconferenza, ha negato in serata l'esistenza di un piano congiunto di pace Ue-Usa in 12 punti. Ricordando che «senza il sostegno politico e militare di Trump non è possibile avviare alcuna fase diplomatica».

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