
In un’epoca di crescente instabilità globale, i porti dell’Europa si preparano a diventare non solo porte del commercio, ma anche bastioni della sicurezza collettiva.
Il porto di Rotterdam, il più grande d’Europa, si sta attrezzando per affrontare le conseguenze logistiche di un’eventuale guerra tra la NATO e la Russia. In coordinamento con il porto belga di Anversa, le autorità portuali olandesi hanno cominciato a riservare banchine per le navi cariche di forniture militari e a pianificare lo smistamento dei carichi commerciali in caso di escalation militare. “Non tutti i terminal sono idonei alla movimentazione di materiale bellico” ha spiegato Boudewijn Siemons, CEO dell’Autorità Portuale di Rotterdam, al Financial Times, sottolineando come la cooperazione tra porti europei stia superando le tradizionali logiche concorrenziali.
Queste misure si inseriscono in un più ampio piano europeo di preparazione alla guerra, alimentato dalla crescente pressione dell’amministrazione Trump affinché l’Europa assuma un ruolo più autonomo nella difesa. Bruxelles lavora infatti a un piano di riarmo da 800 miliardi di euro, mentre i Paesi Bassi, insieme agli altri membri NATO, si sono impegnati a incrementare la spesa per la difesa fino al 5% del PIL. Rotterdam è stata designata dal ministero della Difesa olandese come nodo logistico strategico: dovrà accogliere, quattro o cinque volte l’anno, navi militari con permanenze prolungate in banchina. Inoltre, il suo terminal container è l’unico punto dove è tecnicamente possibile trasferire munizioni da una nave all’altra in sicurezza.
Si prevede anche lo svolgimento regolare di esercitazioni militari anfibie. Un’attività che richiama l’intensificazione logistica registrata ai tempi della guerra del Golfo, ma che va oltre i livelli raggiunti durante la Guerra Fredda, quando Rotterdam non disponeva nemmeno di una banchina militare dedicata. Anversa, nel frattempo, continua a essere uno snodo chiave per il rifornimento delle truppe americane in Europa. Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha recentemente avvertito che un attacco russo a un Paese membro potrebbe verificarsi entro il 2030. Un rischio che ha acceso i riflettori sulla vulnerabilità strategica delle infrastrutture logistiche europee. Rotterdam, con i suoi 42 km lungo il fiume Mosa e 436 milioni di tonnellate di merci movimentate ogni anno, rappresenta un asset critico. La guerra in Ucraina le è già costata l’8% del traffico merci, soprattutto per la perdita delle forniture energetiche russe.
Ma la riflessione dei vertici portuali va oltre l’emergenza militare. Siemons ha evidenziato come l’Europa debba sviluppare una resilienza strategica che includa scorte obbligatorie di materiali critici come rame, litio e grafite, seguendo l’esempio della riserva petrolifera strategica varata nel 1973 dopo lo shock energetico arabo.
A breve la Commissione Europea presenterà un piano di “strategic stockpiling” che includerà materiali medicali, risorse energetiche, equipaggiamento d’emergenza e, potenzialmente, scorte alimentari e idriche. Le aree portuali, grazie alle loro reti logistiche avanzate, sono candidate ideali per ospitare questi depositi.