
Israele e la Siria hanno "concordato un cessate il fuoco, sottoscritto da Turchia, Giordania e i paesi vicini.
Invitiamo drusi, beduini e sunniti a deporre le armi e, insieme ad altre minoranze, a costruire una nuova e unita identità siriana in pace e prosperità con i suoi vicini". Lo afferma l'ambasciatore americano in Turchia Tom Barrack. Nella Striscia di Gaza, intanto, proseguo i raid delle forze israeliane.Padre Romanelli: "A Gaza situazione sempre più grave"
"Quello che è successo è terribile, come sapete due giorni fa è esploso, è stato il colpito il frontone della nostra chiesa, della Sacra famiglia, quella croce che si vede ha quasi 2 metri e quindi è grande e non soltanto le schegge ma anche delle rocce che sono cadute su quelle due anziane che erano sotto la chiesa sotto una tenda e che sono decedute, ma le schegge di metallo hanno ferito tanti". A dirlo è il parroco della chiesa della Sacra Famiglia di Gaza padre Gabriel Romanelli, in un videomessaggio diffuso da Vatican News, dopo che la parrocchia è stata colpita da un raid israeliano lo scorso 17 luglio. "Ci sono stati quindici feriti, tre dei quali sono morti: il portinaio Saad e due anziane, Foumia e Najwa. E poi tra il resto dei feriti, io sono stato ferito a una gamba e al fianco, e poi ci sono due feriti gravi, non in pericolo di vita però comunque molto gravi". Fra questi, "Najeeb, che è ancora ricoverato all'ospedale anglicano, con un polmone perforato, e Suhail, il nostro postulante, il nostro religioso: è un ragazzo molto in gamba, molto apostolico e molto attivo in parrocchia, che ha scoperto la sua vocazione a 15 anni e già da due anni doveva essere in seminario, ma è cominciata la guerra e non è potuto uscire da qui e viaggiare per cominciare ufficialmente il suo noviziato. Lui ha avuto una ferita molto grande, ha subito un intervento ed adesso è ricovero sarà lungo. Quindi preghiamo per questi due che sono i feriti più gravi. Il resto dei feriti, stiamo bene".
"La situazione continua a essere molto grave in tutta la Striscia di Gaza - prosegue - siamo stati riconfortati della vicinanza della Chiesa, come sempre: ci ha chiamato Papa Leone, è venuto, ancora una volta, il patriarca latino cardinale Pierbattista Pizzaballa, ed è stato accompagnato dal patriarca greco-ortodosso. Una visita molto sentita, bellissima veramente, in mezzo a questa tragedia il conforto, la preghiera, la vicinanza dei pastori, di tutti i fedeli, di tutte le persone di buona volontà". Poi l'auspicio: "Continuiamo a pregare per la pace, a convincere il mondo che questa guerra non porterà niente di buono, quindi quanto prima finisce sarà meglio, meglio per tutti. Per la Palestina, per Israele, per tutti i cittadini. Abbiamo perso tanto, abbiamo sofferto tanto e stiamo soffrendo tanto, lo offriamo per nome del Signore. Nella messa di quello stesso giorno, nella chiesa ortodossa dove abbiamo già seppellito i morti, abbiamo detto la preghiera del Signore Gesù: 'Signore perdonali perché non sanno quello che fanno'. Che veramente il Signore non solo perdoni quelli, ci perdoni a noi, perdoni tutto il mondo. Giacché il perdono del Signore è fonte di grazia, di pace di riconciliazione. Quindi vi chiedo ancora le preghiere e cerchiamo di convincere tutto il mondo a finire questa guerra in ordine di ricominciare a ricostruire la pace, la giustizia, la riconciliazione sia in Palestina che in Israele. La Madonna vi benedica, grazie della vostra vicinanza".
Regno Unito: quasi 100 arresti in protesta a sostegno di "Palestine Action"
La polizia britannica ha arrestato decine di persone per aver tenuto manifestazioni a sostegno del gruppo Palestine Action, dichiarato illegale dal governo britannico. Sventolando cartelli con la scritta "Mi oppongo al genocidio, sostengo Palestine Action", i manifestanti si sono riuniti a Londra, Manchester, Edimburgo, Bristol, Londonderry e Truro. Quasi 100 persone sono state arrestate, di cui 55 a Londra, dove gli agenti di polizia hanno circondato i manifestanti che si erano radunati davanti alla statua di Mahatma Gandhi in un parco di fronte al Parlamento. Gli agenti hanno confiscato i cartelli e perquisito le borse delle persone arrestate. Un video pubblicato online mostra la polizia che porta via un anziano dalla manifestazione nella città di Truro, in Cornovaglia, mentre lui grida: “Mi oppongo al genocidio”.
Siria: cosa prevede il cessate il fuoco a Sweida
L'accordo di cessate il fuoco entrato in vigore nella provincia siriana di Sweida prevede, entro 48 ore, l'apertura di corridoi umanitari tra la città e Daraa per il passaggio sicuro di civili e feriti, il dispiegamento delle forze di sicurezza interne come unità di interposizione nelle aree rurali occidentali e settentrionali della provincia, e la presenza limitata delle forze governative sulle sole arterie stradali principali. L'intesa stabilisce inoltre la liberazione dei membri delle tribù beduine detenuti da gruppi armati locali, considerata una misura indispensabile per la de-escalation. I dettagli sono stati resi noti da una fonte del ministero dell'Interno siriano all'emittente Al Arabiya, che ha parlato di un piano concordato per contenere le tensioni nella regione meridionale, epicentro da giorni di scontri tra fazioni druse e combattenti beduini.
L'accordo fa seguito all'annuncio ufficiale del cessate il fuoco da parte della presidenza siriana, che ha dichiarato una sospensione "totale e immediata" delle ostilità il 19 luglio. Il provvedimento arriva anche dopo che l'inviato speciale statunitense per la Siria, Thomas Barrack, aveva confermato un'intesa tra Israele e Damasco per fermare i combattimenti nel sud del paese. La presidenza siriana ha precisato che ogni violazione dell'accordo sarà considerata una lesione della sovranità nazionale. Il conflitto a Sweida è scoppiato il 13 luglio scorso ed è proseguito per giorni, coinvolgendo anche l'intervento delle forze armate siriane, successivamente ritiratesi in seguito a bombardamenti israeliani contro convogli e postazioni militari nella provincia e nella capitale Damasco.
Secondo l'ultimo bilancio dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, i morti registrati negli scontri a Sweida sono saliti a 940, inclusi 326 combattenti drusi, 262 civili drusi (di cui 182 giustiziati sommariamente da forze governative), 312 membri delle forze di sicurezza siriane e 21 beduini sunniti, di cui tre civili uccisi da miliziani drusi. Altri 15 soldati governativi sono morti in attacchi aerei israeliani.
50 pro-Pal arrestati a Londra per "organizzazione terroristica proibita"
Oltre 50 manifestanti di Palestine Action sono stati arrestati a Westminster, in Inghilterra, nel corso di alcune proteste. Due settimane fa, l'associazione pro-Palestina è stata dichiarata "organizzazione terroristica proibita" dal governo britannico, sulla base delle leggi antiterrorismo del paese. Lo riferisce Sky News aggiungendo che decine di manifestanti si sono radunati in piazza del Parlamento portando cartelloni con su scritto: "Mi oppongo al genocidio, sostengo Palestine Action". La legge implica che l'appartenenza o il sostegno al gruppo di azione diretta costituisca ora un reato, punibile con una pena detentiva fino a 14 anni, ai sensi del Terrorism Act del 2000. Anche indossare una maglietta o una spilla con il nome del gruppo può comportare una pena massima di sei mesi. La polizia metropolitana inglese ha confermato in un post su X che "55 persone sono state arrestate a Parliament Square per aver esposto cartelli a sostegno di Palestine Action, un gruppo proibito". Manifestazioni simili si stanno svolgendo in tutto il Regno Unito: a Manchester, Edimburgo, Bristol e Truro per protestare contro il sostegno di Londra a Israele nella guerra a Gaza, rivela Sky News. Il ministro degli Interni britannico, Yvette Cooper, ha annunciato l'intenzione di vietare Palestine Action dopo che due aerei Voyager sarebbero stati danneggiati presso la base aerea Raf di Brize Norton, nell'Oxfordshire, il 20 giugno scorso, causando presunti danni per circa 7 milioni di sterline. Huda Ammori, co-fondatrice di Palestine Action, sta cercando di opporsi al divieto e lunedì prossimo parteciperà a un'udienza presso l'Alta Corte per ottenere l'autorizzazione a presentare una revisione giudiziaria.
Al Jazeera: salgono a 90 i palestinesi uccisi a Gaza oggi
Almeno 90 persone sono state uccise negli attacchi israeliani a Gaza dall'alba, secondo quanto riferito ad Al Jazeera da fonti negli ospedali del territorio. Tra le vittime ci sono 36 persone che erano in attesa degli aiuti umanitari.
Ghf: nessun incidente vicino ad uno dei nostri siti a Gaza
La Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta dagli Stati Uniti, ha rilasciato una dichiarazione, oggi pomeriggio, smentendo le notizie secondo cui oltre 30 palestinesi sarebbero stati uccisi dagli spari israeliani nei pressi della sua struttura nella Striscia di Gaza meridionale. "Oggi non si sono verificati incidenti presso nessuno dei nostri siti di distribuzione degli aiuti, né in prossimità di essi", ha affermato la fondazione. "L'attività delle Idf che ha causato vittime è avvenuta ore prima dell'apertura dei nostri siti e, a quanto ci risulta, la maggior parte delle vittime si è verificata a diversi chilometri di distanza dal sito Ghf più vicino", aggiunge.
Idf: ucciso un terrorista di Hezbollah nel sud del Libano
Le Idf affermano di aver ucciso un militante di un'unità d'élite di Hezbollah a Khiam, nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele. Lo scrive Haaretz. Secondo l'esercito israeliano, il militante era "coinvolto negli sforzi per ristabilire i siti terroristici di Hezbollah", il che "costituisce una palese violazione degli accordi tra Israele e Libano".
Parolin: "Legittimo dubitare che raid a chiesa di Gaza sia un errore"
"Per quanto riguarda questo episodio, è uno sviluppo drammatico, diamo tempo, quello che è necessario, perché ci dicano che cosa è effettivamente successo, se è stato veramente un errore, cosa di cui si può legittimamente dubitare, o se c'è stata una volontà di colpire una chiesa cristiana sapendo quanto i cristiani sono un elemento di moderazione nel Medio Oriente". Lo dice il segretario di stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, in un'intervista al Tg2 rilanciata da media vaticani.
Trump: "Siti nucleari iraniani completamente distrutti"
"Tutti e tre i siti nucleari in Iran sono stati completamente distrutti e o cancellati. Ci vorranno anni per rimetterli in servizio e, se l'Iran volesse farlo, farebbe meglio a iniziare da capo in tre luoghi diversi". Lo afferma Donald Trump sul suo social Truth. Secondo alcune indiscrezioni riportate dai media americani, le ultime valutazioni dell'intelligence segnalerebbero che il sito di Fordow è stato in gran parte distrutto dai bombardamenti americani del mese scorso. Gli attacchi a Natanz e Isfahan hanno invece causato più danni limitati e gli impianti sarebbero stati degradati solo al punto che l'arricchimento dell'uranio potrebbe riprendere nei prossimi mesi se Teheran lo desiderasse.
Mattarella: "Basta strage di civili"
"Si assiste al massacro di giovani intenti a festeggiare. Non ci si limita più neppure al pur triste compito di colpire soldati contrapposti ma si spara e si uccide sui loghi di preghiera, sui luoghi in cui si distribuisce acqua a chi ha sete e pane a chi ha fame, si colpiscono soccorritori che prestano aiuto ai feriti". Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia per i 1 100 anni della Campana di Rovereto.
Siria, salgono a 940 le vittime per gli scontri a Sweida
l bilancio aggiornato della violenza nella provincia drusa di Sweida, nel sud della Siria, è salito a 940 morti, nonostante l'annuncio di un cessate il fuoco immediato da parte del presidente ad interim Ahmed al Sharaa. Lo riferisce oggi l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), citando nuove segnalazioni di esecuzioni sommarie e combattimenti in corso. Secondo l'Osservatorio, tra le vittime si contano 326 combattenti drusi e 262 civili drusi, di cui almeno 182 sarebbero stati giustiziati sommariamente da forze del ministero della Difesa e dell'Interno siriani.
Siria, continuano gli scontri tra beduini e drusi nonostante la tregua
Continuano gli scontri armati nella provincia siriana di Sweida tra miliziani drusi e combattenti tribali, nonostante l'annuncio di una tregua immediata proclamata ieri dal governo di Damasco e sostenuta da leader religiosi e clan locali. L'emittente televisiva panaraba Al Arabiya, violenze in alcune aree periferiche della città, dove si registrano scambi di colpi d'arma da fuoco e movimenti di rinforzi. L'accordo di cessate il fuoco, annunciato sabato mattina, è stato confermato sia dal capo spirituale dei drusi, sheikh Hikmat al Hijri, sia dalle principali tribù del sud del paese. La tregua prevede anche il dispiegamento di forze dell'ordine ai margini della provincia per stabilizzare la situazione.
In un messaggio alla popolazione, al Hijri ha chiesto a tutti i gruppi armati di rispettare l'intesa e di evitare provocazioni, ribadendo che "i drusi non hanno mai cercato la divisione, ma la coesione nazionale". Egli ha poi invitato alla moderazione: "Tendiamo la mano a ogni uomo onesto che voglia porre fine agli scontri". Da parte loro, le tribù del sud hanno chiesto il rilascio immediato di tutti i detenuti appartenenti ai clan locali e la possibilità di ritorno sicuro per gli sfollati. Hanno inoltre sottolineato la necessità di un dialogo inclusivo per scongiurare nuovi conflitti.
Nel frattempo, un contingente di sicurezza interna siriana ha iniziato a dispiegarsi in alcune zone di Sweida. L'accordo di tregua è stato preceduto da una mediazione condotta da Stati Uniti e paesi arabi, dopo settimane di tensioni culminate nei raid israeliani contro convogli siriani diretti nella provincia e in attacchi aerei su Damasco, denunciati da Damasco come gravi violazioni della sovranità. Il conflitto, esploso il 13 luglio con violenti scontri tra drusi e combattenti beduini, ha causato finora almeno 718 morti, secondo dati forniti dall'Osservatorio siriano per i diritti umani. Nonostante la tregua annunciata, resta alta la tensione in tutto il sud del paese.
Al Jazeera: 60 morti dall'alba a Gaza
Al Jazeera riporta che secondo alcune fonti ospedaliere di Gaza dall'alba di oggi 60 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco dell'esercito israeliano, tra cui 35 erano in attesa degli aiuti umanitari nei pressi dei centri della Gaza Humanitarian Foundation.
Raid israeliano vicino a centro aiuti a Gaza, 12 morti
Almeno 12 palestinesi sono stati uccisi oggi in un attacco israeliano vicino a un centro di distribuzione di aiuti a Rafah, nella striscia di Gaza meridionale: lo riporta Al Jazeera, aggiungendo che decine di persone sono rimaste ferite.
L'annuncio della presidenza siriana: cessate il fuoco immediato e completo
La presidenza siriana ha annunciato un cessate il fuoco "immediato e completo" nella provincia a maggioranza drusa di Sweida e l'inizio del dispiegamento delle forze di sicurezza nella provincia. Una conferma dopo l'annuncio nella notte dell'inviato statunitense Thomas Barrack su un accordo tra Siria e Israele. La presidenza siriana ha affermato in una nota che le forze di sicurezza hanno iniziato a schierarsi in diverse zone per garantire l'attuazione del cessate il fuoco.
Trump: presto altri 10 ostaggi liberati da Hamas
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l'imminente rilascio di altri dieci ostaggi da Gaza, elogiando l'operato del suo inviato speciale Steve Witkoff. Durante una cena con parlamentari alla Casa Bianca, Trump ha dichiarato: "Abbiamo recuperato la maggior parte degli ostaggi. Ne avremo altri dieci molto presto, e speriamo di concludere tutto rapidamente". Il riferimento è ai negoziati tra Israele e Hamas in corso a Doha dal 6 luglio, dove si discute una proposta statunitense per una tregua di 60 giorni. L'accordo prevedrebbe il rilascio di dieci ostaggi vivi e la restituzione dei resti di altri diciotto. I colloqui, sostenuti da Washington, sono ritenuti un passaggio cruciale per una possibile de-escalation del conflitto.
Usa: "Israele e Siria hanno concordato il cessate il fuoco"
Israele e Siria hanno concordato il cessate il fuoco. L'ambasciatore americano in Turchia, inviato speciale Usa per la Siria, Tom Barrack. "Il primo ministro israeliano Netanyahu e il presidente siriano Ahmed al-Sharaa, sostenuti dal segretario di Stato Usa Rubio, hanno concordato un cessate il fuoco sottoscritto da Turchia, Giordania e dai paesi limitrofi. Invitiamo drusi, beduini e sunniti a deporre le armi e, insieme ad altre minoranze, a costruire una nuova e unita identità siriana in pace e prosperità con i paesi limitrofi", scrive Barrack su X.