
“Mentre noi stiamo lavorando da anni per divulgare la pace e l’inclusione tra i figli di Adamo attraverso il dialogo, c’è sempre chi opera in senso contrario e ora temiamo per la nostra vita”. Ait Alla Lhoussaine presidente della Federazione regionale islamica del Veneto, è uno degli Imam europei che ha ricevuto minacce di morte e fatwe per aver recentemente partecipato a una missione di pace in Israele guidata da Hassen Chalghoumi, membro dell’Istituto Milton Friedman.
“Questa delegazione, composta da quindici imam provenienti da Italia, Paesi Bassi e Francia, ha compiuto un gesto coraggioso e di alto valore simbolico, promuovendo il dialogo interreligioso tra musulmani e ebrei, visitando i luoghi del pogrom del 7 ottobre e lanciando un appello umanitario per alleviare le sofferenze della popolazione di Gaza”, ha dichiarato Alessandro Bertoldi, Direttore esecutivo Istituto Milton Friedman Institute. L’Istituto si è rivolto al ministro degli Affari Esteri, al ministro dell’Interno e alle forze dell’ordine per chiedere che sia garantita la protezione dei quattro imam italiani coinvolti e di tutti i membri della delegazione. “È indispensabile che il loro impegno per la pace e la responsabilità venga sostenuto e tutelato, senza cedere alle pressioni di chi promuove violenza ed estremismo”, conclude Bertoldi che si appella “alla società civile e alle istituzioni affinché si uniscano nel condannare tali atti intimidatori e nel promuovere un clima di tolleranza e solidarietà”.
Sui social, infatti, è possibile trovare numerosissimi messaggi di odio e di reprimenda verso quel mondo islamico moderato che opera per la pace. Ma non solo. Dalla confederazione islamica italiana e da alcuni imam dell’Unione della comunità islamica italiana è arrivata una vera e propria fatwa verso i quattro “imam italiani” che hanno partecipato a questa piccola, ma preziosa missione di pace: Ait Alla Lhoussaine, Ali El Aarja, Boussif El Haouti e Abdelaziz Bek Khaya. “La CII (Confederazione Islamica Italiana nda) non ha preso parte all’iniziativa e si dissocia formalmente da ogni contenuto e finalità dell’incontro”, scrive in una nota il presidente Mustapha Hajraoui riferendosi all’incontro svoltosi a Gerusalemme il 7 luglio 2025 tra il presidente Isaac Herzog, e alcuni esponenti indicati come ‘leader della comunità islamica europea’. “Nessuno dei partecipanti era autorizzato a rappresentare la nostra Confederazione, né tantomeno le istanze dell’islam italiano. In questa occasione, la CII esprime la propria vicinanza e solidarietà al popolo palestinese, che continua a vivere un momento di profonda sofferenza”, conclude il presidente Hajraoui ribadendo l’impegno della Confederazione “per una pace giusta, fondata sul rispetto del diritto internazionale e della dignità umana”.
Chi, invece, ha difeso l’iniziativa è Elnet, l'European Leadership Network, una ong che dal 2007 promuove i rapporti tra Europa e Israele e che ha organizzato insieme all’Imam Hassen Chalghoumi la spedizione in Israele. “Tredici imam provenienti da Francia, Paesi Bassi, Italia e Regno Unito hanno risposto alla chiamata della coscienza e del coraggio. In un contesto internazionale segnato da tragedia, divisioni comunitarie, manipolazioni ideologiche e odio strumentalizzato, hanno compiuto una scelta rara e potente: quella del dialogo, dell'ascolto e della fraternità”, si legge in una nota in cui si sottolinea: “La loro visita in Israele non è stata né un atto politico né una provocazione. È stato un atto morale. Un atto di verità. Si trattava di comprendere, incontrare, vedere e testimoniare. Si trattava di abbattere i muri del sospetto, aprire i cuori alla realtà e riaffermare un'umanità condivisa”.
Un viaggio che non è piaciuto al mondo musulmano filo-palestinese. L'Istituto al-Azhar in Egitto, la massima autorità sunnita del mondo islamico, ha infatti emesso una fatwa contro i membri di questa delegazione. “Con questa dichiarazione, questi uomini di fede sono stati simbolicamente privati del loro status di musulmani, consegnati alla vendetta degli estremisti, esposti alla più brutale ostilità”, si legge nel lungo comunicato di Elnet in cui si precisa che “in alcune menti fanatiche, una fatwa non è una semplice opinione religiosa”, ma “diventa una condanna senza processo, senza difesa, senza appello – una sentenza in cui la morte sociale spesso precede la morte fisica”. Ma non solo. Questa fatwa, infatti, “è stata resa pubblica pochi minuti dopo l'incontro tra il rettore di al-Azhar e l'ambasciatore del Qatar, un Paese che protegge i Fratelli Musulmani, finanzia Hamas, ospita i suoi leader e alimenta una costante propaganda d'odio contro Israele e l'Occidente”, si legge nella nota diffusa da Elnet. Che, poi, commenta: “È difficile non vedere una convergenza. Questa decisione religiosa è il prodotto di una collusione tra retrogradi interessi teocratici e cinici calcoli geopolitici. Ma la questione va oltre i tredici imam di questa delegazione.
Questa fatwa colpisce molto più di loro: attacca l'idea stessa che il dialogo tra musulmani ed ebrei sia possibile”. Da qui nasce l’appello di Elnet alla comunità internazionale per garantire l’incolumità dei 13 imam che hanno partecipato alla missione in Isreale.