Guerra in Ucraina

Wagner lascia Bakhmut. Prigozhin: "Dall'1 giugno qui i soldati russi"

Il capo dei mercenari fedeli a Mosca annuncia l'inizio delle operazioni di ritiro dalla città rivendicata lo scorso 20 maggio. Dall'1 giugno il controllo dovrebbe passare alle truppe dell'esercito regolare russo

Wagner lascia Bakhmut. Prigozhin: "Dall'1 giugno qui i soldati russi"
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Missione compiuta. O quasi. Il capo della compagnia militare privata russa Wagner, Evgeny Prigozhin, ha annunciato il ritiro delle sue unità da Bakhmut. Le operazioni nella città rivendicata il 20 maggio scorso sono iniziate nella mattina di oggi, giovedì 25 maggio, e continueranno fino all'1 giugno, quando il controllo passerà definitivamente alle truppe dell'esercito regolare di Mosca. Il comandante dei paramilitari fedeli al Cremlino ha pubblicato un video sul suo canale Telegram. Nel filmato, Prigozhin stringe le mani dei combattenti a volto coperto e conclude il suo messaggio abbracciando altri due soldati, un ragazzo e un uomo di una certà età presumibilmente russi.

La sfida di Prigozhin

"Entro il primo giugno la maggior parte sarà trasferita nelle retrovie. Stiamo consegnando le postazioni ai militari, così come le munizioni, tutto, compresi i pasti", promette l'oligarca, che ha ricevuto i complimenti di Vladimir Putin per la conquista della città dopo 9 mesi di aspri combattimenti in trincea. Ciononostante, Prigozhin non ha cessato i suoi duri attacchi verbali contro la leadership militare capeggiata dal Cremlino. Il ministro della Difesa Sergej Shoigu e il comandante delle forze russe in Ucraina Valery Gerasimov, sfidati dall'ex chef di Putin con un cruento video girato in mezzo ai cadaveri dei mercenari caduti, continuano a essere i bersagli principali delle critiche di Prigozhin.

"Perché pensa che il Gur (servizi segreti ucraini, ndr) abbia deciso di liquidare te e il presidente della Russia Vladimir Putin, ma non ha annunciato la liquidazione di Sergei Shoigu e Valery Gerasimov?", chiedono dei lettori al boss della Wagner.
"Posso dire che gli ucraini e certamente il Gur sono persone piuttosto violente e la loro scelta di eliminare il Presidente Putin e me è comprensibile. Quanto a Gerasimov e Shoigu, credo che siano pronti anche a questo. L'unica cosa che li limita ora è che non appena verrà annunciato il concorso internazionale di scultura in legno penso che invaderanno anche quello, la cosa più sacra, coloro che potrebbero essere i vincitori di quel concorso", ha commentato con ironia Prigozhin. Tale scontro si è intensificato ieri con delle dichiarazioni rilasciate al blogger Konstantin Dolgov e mirate contro la strategia di Mosca, che a suo dire avrebbe fallito nel suo tentativo di "smilitarizzare" e "denazificare" un Paese, l'Ucraina, adesso il più famoso del mondo grazie all'invasione fallita il 24 febbraio 2022.

Il futuro di Bakhmut e i risultati della controffensiva

Dopo Bakhmut, dove andrà il gruppo paramilitare attivo anche in Africa? Prigozhin promette che si prenderà una pausa, riparerà l'equipaggiamento e recluterà nuovi mercenari prima di passare a un "nuovo incarico". Tuttavia, sostengono alcuni analisti militari citati dal Washington Post, il destino di Bakhmut potrebbe seguire quello di altri territori prima catturati e poi abbandonati dall'armata di Putin. Quindi la guerra in questo cumulo di rovine e cenere è tutto tranne che finita, anche se il think tank americano The Institute for the Study of War segnala che per la prima volta dal dicembre del 2022 lo stato maggiore ucraino non ha incluso Bakhmut nel report quotidiano pubblicato il 23 maggio, riconoscendo dunque i progressi della Wagner.

In ogni caso i soldati ucraini, protagonisti di una serie di contrattacchi locali avvenuti intorno alla prima metà di maggio, sono riusciti a stabilizzare nelle ultime settimane la loro posizione sui fianchi che circondano la città. Così, una controffensiva o addirittura una fuga delle forze russe, come quelle da Kherson e Kharkiv, potrebbero in futuro riportare il controllo di Bakhmut nelle mani di Kiev. Rispetto allo scorso autunno, ad ogni modo, le difese di Mosca si sono fortificate, rendendo più complesso spezzare l'immensa linea del fronte che parte dal Donbass e termina oltre il Dnipro, alle porte della Crimea.

Ad ammettere poi che l'esercito russo non ha accumulato forze sufficienti per avanzare ulteriormente in Ucraina orientale dopo la presa di Bakhmut è lo stesso Prigozhin, preoccupato per il prosieguo del conflitto. Questa piccola cittadina situata nella regione di Donetsk non ha mai avuto grande valore strategico e dopo la mancata annessione di tutto il Donbass entro il mese di marzo di quest'anno, come richiesto esplicitamente da Putin a inizio 2023, l'ipotesi di uno stallo è quasi certa. Per cercare di sfondare fino a Sloviansk e a Kramatorsk, i due centri principali più vicini a Bakhmut, la Russia dovrebbe mobilitare nuovi soldati, ma al momento il comando russo è concentrato a conservare le zone occupate.

Questo scenario apre comunque alla possibilità di una controffensiva ucraina, ampiamente pubblicizzata da Kiev e anticipata durante l'inverno dall'invio massiccio di armamenti occidentali (tank, scudi aerei e artiglieria). Se attaccare ora è un problema, assumere una posizione difensiva, in particolare laddove non si registrano battaglie da almeno un anno (Zaporizhzhia e Mariupol), può avere i suoi vantaggi, indipendentemente dal numero di uomini schierati sul campo. Le fortificazioni installate lungo il fronte (denti di drago e trincee) saranno un notevole ostacolo all'iniziativa ucraina.

Senza il "tritacarne" Wagner da sacrificare (almeno 10mila mercenari sarebbero caduti nella sola Bakhmut), però, la responsabilità di un insuccesso adesso sarà tutta da scaricare sul Cremlino.

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