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Lo Zar usa gli ucraini. Carne da cannone contro i loro fratelli

Le cause sono demografia in crisi e perdite altissime

Lo Zar usa gli ucraini. Carne da cannone contro i loro fratelli
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Secondo una delle più diffuse illusioni di questa fine del 2025 la pace in Ucraina non sarebbe mai stata così vicina. Tutto il contrario: la guerra scatenata quattro anni fa da Putin non si fermerà nemmeno se Zelensky dovesse cedere alla Russia l’intero Donbass, come Putin pretende.

Sono due le ragioni per cui la Russia non si fermerà. Una è ideologica: Putin rifiuta l’esistenza stessa di un’Ucraina indipendente. Vladislav Surkov, a lungo stratega del Cremlino, lo spiegava così: «L’Ucraina non esiste. Esiste solo l’ucrainismo, che è un disturbo mentale specifico». Sapersi ucraini e non russi equivale dunque a essere pazzi. L’obiettivo di Putin non è affatto il Donbass, bensì l’Ucraina intera, destinata all’assimilazione forzata. In un simile contesto, la pace può essere al massimo una tregua.

Il secondo motivo per cui il martirio dell’Ucraina non finirà concerne la demografia della Russia e la sua economia. In quattro anni, la guerra di Putin ha causato la morte o il ferimento grave di 1,2 milioni di uomini russi. Nello stesso periodo, però, Mosca ha incorporato a forza territori ucraini con 5 milioni di abitanti. Centinaia di migliaia sono stati deportati in Russia e tra loro decine di migliaia di minori, spesso adottati illegalmente da famiglie fedeli al regime e sottoposti a lavaggio del cervello: trasformati in nazionalisti russi fanatici, al momento giusto li si arruola e li si manda al fronte contro i loro stessi compatrioti. Gli ucraini rimasti nei territori occupati diventano invece direttamente carne da cannone. Analisti occidentali calcolano che oggi un sesto dei militari russi schierati sul fronte ucraino siano in realtà ucraini costretti a indossare l’uniforme dell’invasore dietro pesanti minacce ai loro familiari. Strategia, dal punto di vista di Putin, ottimale: cadono meno russi al fronte (la media è sopra le mille vittime al giorno) e muoiono per la causa russa – uccisi o suicidi per disperazione - numerosi «nuovi cittadini » di dubbia fedeltà. Alla Russia, insomma, afflitta da denatalità di lunga durata e da una tragica emorragia di giovani vite al fronte, serve «biomassa slava ». L’ha fin qui trovata nella porzione di Ucraina occupata. Rimangono in quel Paese altri 40 milioni circa di «russi senza saperlo », da assimilare a forza per fare numero e rimpolpare l’armata. Chi infatti meglio dei «nuovi russi», canaglie che da quattro anni si rifiutano in armi di abbracciare la riunificazione, potrà fare da carne da cannone per la prossima guerra in Europa orientale? E perché mai la Russia di Putin dovrebbe rinunciare a riconquistare l’impero che fu degli zar e di Stalin? Non è solo una presunta missione storica: conta anche lo stato di un’economia che si regge ormai solo grazie alla produzione a ritmi serrati di armi. Putin ormai non può più fermarsi, pena il rischio di recessione e crisi sociale in patria. Avanti dunque verso la molle Europa: Paesi baltici, Moldavia, Finlandia, Polonia...

Se l’Ucraina cade, i fanti da mandare a morire con le baionette dei veri russi alla schiena non mancheranno.

A proposito. Ieri in un’incursione nel nord dell’Ucraina, i soldati russi hanno sequestrato 50 civili. Immaginare il loro destino non è difficile.

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