Una guida per viaggiatori, non per turisti

«Europa Low Cost» di Marina Gersony: un giro del continente in venticinque città

Il viaggiatore-sedentario ha un vantaggio, sul viaggiatore-viaggiatore: viaggia da fermo, con la testa, ricordando, immaginando, fantasticando. È vero che anche il viaggiatore-viaggiatore può farsi sedentario, fermandosi a oziare in un bistrot di Parigi, o crogiolandosi al sole su una spiaggia di Cipro, o sedendosi su una panchina del porto di Tallinn. Ma queste, per lui, sono soltanto brevi pause che scandiscono il movimento. Quindi mettere d’accordo il viaggiatore-sedentario e il viaggiatore-viaggiatore è molto difficile.
Questa Europa Low Cost, di Marina Gersony (Sperling & Kupfer, pagg. 724, euro 22), a esempio, pare orientata verso il secondo, stando alla dichiarazione d’intenti del sottotitolo: «Città per città, guida ai luoghi di tendenza per viaggiatori intraprendenti». Quel «di tendenza» e quell’«intraprendenti», associati al «low cost» (basso costo) rischiano di allontanare il viaggiatore-sedentario. Così non è, e lo diciamo per esperienza personale, visto che a questa categoria (un po’ negletta) apparteniamo. Una «guida», certo, ma non turistica. Vogliamo definirla giornalistico-culturale? Sì e no. Sì perché i pezzi (dell’autrice-curatrice e di molti suoi amici e collaboratori) hanno un taglio giornalistico «di servizio» e un taglio culturale che attinge al personalissimo vissuto; no se dal giornalista ci si aspettano articolesse pseudo letterarie e dall’uomo o dalla donna di cultura lezioncine da bon vivant.
Da Amsterdam a Vilnius, le città in questione (sono 25) si offrono nelle loro bellezze e banalità, nelle follie della vita notturna e nel domestico tran-tran delle osterie, nelle glorie e nelle disgrazie della storia. Atene è fatta anche di baretti «sporchi, unti e intellettuali», per chi «ha nostalgia delle atmosfere anni Settanta», e se negli alberghi a buon mercato, d’estate vi fanno dormire sul tetto, perché non dirlo? Barcellona, durante l’Epifania, all’inviato giunto per la Manon Lescaut di Puccini non mostra il volto della movida, ma quello della spiritualità. E immergersi nel cuore di Berlino è facile seguendo le parole di Goethe (che detestava la città) oppure, a Friedrichshain, calandosi in quel tal locale da un tombino (situazione invero molto faustiana).
Le puerpere di Bratislava non si fidano degli ospedali, e vanno a partorire in Austria. A Budapest il sindaco si è dissociato dalla proposta di chi voleva limitare l’uso della minigonna alle ragazze «da copertina». A Cipro il direttore della tv pubblica, Andros Pavlides, è un ex hippy, ex pizzaiolo a Firenze ed ex giocatore d’azzardo a Las Vegas. Cracovia ce la spiega Alina Kalczynska, vedova dell’editore Vanni Scheiwiller, morto nel ’99 (e a una quarantina di chilometri dalla città ecco Wadowice, il paese natale di «Lolek», come gli amici di gioventù chiamavano il futuro papa Wojtyla). Košice è terra di ruteni, minoranza etnica cui appartenevano i genitori di Andy Warhol. Lisbona, certo, è Pessoa con il suo carico di misteri e inquietudini, ma anche, come la definisce in un fado il poeta David Mourão Ferreira, «una giovane pescivendola dai movimenti felini e dai capelli di alghe che danza con il mare e i gabbiani e invece del pesce vende salsedine e sogni». E Londra? Se qualche migliaio di sterline vi ballano in tasca, andate a farvi fare le scarpe (nel senso buono) da John Carnera, nipote del «gigante buono» di Sequals; e se pensate che gli inglesi credono di saperla più lunga di come in realtà è, sentite questa: per 45 britannici su 100 la pizza è un loro prodotto nazionale. Com’è Madrid vista da un maestro sufi? Ve lo dice Gabriele Mandel Khân. Siete a Malta? Vi accorgerete che i locali capiscono alcune parole del dialetto milanese. A Mosca? Darete ragione al vecchio principe Vladimir il quale, dice la leggenda, cercando una religione adatta al suo popolo scartò il cattolicesimo, il giudaismo e l’islamismo e scelse l’alcol, «visto che bere è la gioia dei russi e non possiamo vivere senza»; e a Zamoskvorejce, l’Oltremoscova, scoprirete la Soho ex sovietica; e in tv potrete seguire la soap (share del 37%) ambientata negli anni della dittatura staliniana.
Parigi è ancor più bella nelle parole di Paljin Tulku Rinpoce, reincarnazione di un Lama vissuto cinque secoli fa in Ladakh, o di Ruggero Savinio (testo inedito). A Riga su 100 abitanti 53 sono donne. A Tallinn si leggono gli Aneddoti sul potere sovietico e i suoi leader. Al manicomio Gugging, venti chilometri da Vienna, c’è una sezione riservata agli artisti: quotazioni da 100mila a 700mila euro.

A Vilnius hanno eretto un monumento a Frank Zappa (altro che nostalgia del socialismo reale...), e creato spiagge artificiali con tanto di palme e sabbia come ai Caraibi.
Poi, certo, ci sono tutti gli indirizzi utili per mangiare, bere, dormire. Ma quella è roba da viaggiatori-viaggiatori. Anzi, da turisti.

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