Guidi: «Aria di populismo demagogico C’è una visione miope della ripresa»

da Milano

«Conosco e stimo Dario Franceschini, ma mi sembra che le sue valutazioni in tema di tasse non lo porteranno a vincere il Nobel all’economia». Punge subito Guidalberto Guidi, presidente di Anie e Ancma, ovvero le due grandi associazioni che raggruppano, rispettivamente, le imprese del settore elettronico-elettrotecnico e quelle legate alla produzione di motoveicoli e accessori. Guidi commenta così l’affermazione del capogruppo dell’Ulivo alla Camera, secondo cui «con il taglio al cuneo fiscale c’è già stata una scelta molto forte per le imprese ed è quindi giunto il momento di pensare alle famiglie e alle persone».
L’altolà dell’Unione, ovviamente, preoccupa non poco il mondo delle imprese soprattutto alla luce delle sempre più palesi divisioni all’interno dell’esecutivo. L’affermazione di Franceschini spiazza, di fatto, il ministro dell’Economia Tommaso Paoa-Schioppa il quale ha recentemente ribadito che la pressione fiscale va abbassata innanzitutto per il mondo imprenditoriale.
Presidente Guidi, tutte queste contrapposizioni non giovano alle aspettative di un concreto taglio della pressione fiscale sulle aziende...
«Mi disturba questa atmosfera da regali. È come se ci fosse un “tesoretto” da dividere e il papà buono o cattivo, secondo i punti di vista, lo distribuisce un po’ a un figlio e un po’ all’altro. Non c’è proprio alcun regalo in tema di tasse, né ai cittadini né alle imprese».
A condizionare certe affermazioni è la ripresa in atto nel settore industriale?
«Se qualcuno pensa che questa indubbia ripresa a livello di fatturato iniziata nell’autunno 2005, continuata nel 2006 e che oggi ancora si fa sentire anche se, a mio parere, in maniera un po’ più flebile (da febbraio non c’è più la spinta di 5-6 mesi fa), allora può anche ritenere che non occorre fare più nulla per il nostro mondo. È vero che quello che è stato fatto è importante anche se gli effetti, per quanto riguarda la riduzione dell’Irap, ancora non si sono visti. Lo ripeto: se si crede che tutto ciò sia sufficiente a consolidare la ripresa, allora ci troviamo di fronte a un visione del problema veramente miope».
All’estero dalle parole si è già passati ai fatti...
«Lavoro in 120 mercati nel mondo e non conosco Paesi dove si vuol fare riprendere l’economia senza una robusta riduzione della tassazione sulle imprese e sui cittadini. Una cosa che fanno i Paesi seri è abbassare la spesa pubblica corrente. Lo voglio sottolineare: non conosco Paesi al mondo che abbiano avviato una seria lotta al sommerso senza ricorrere alla riduzione delle tasse sia alle imprese sia alla comunità».
Torniamo alle divisioni all’interno della coalizione: il presidente della Commissione attività produttive della Camera, Daniele Capezzone, porta come modello i Paesi dell’Est, tutti «impegnati a gareggiare in modo straordinariamente positivo sul terreno delle riduzioni fiscali come strumento principale per attrarre e incoraggiare gli investimenti»...


«Competiamo con le produzioni dell’Est europeo dove le imprese sono tassate, mediamente, per il 16-17%. In Italia noto una certa aria di populismo un po’ demagogico».
L’altolà dell’Unione in tema di tasse sarà tra gli argomenti che il consiglio direttivo di Confindustria affronterà nella riunione di oggi.

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