Roma

Guido è un uomo libero, respinto il ricorso dei Pm

Guido è un uomo libero, respinto il ricorso dei Pm

Gianni Guido è da ieri un uomo completamente libero. Ha pagato il suo conto con la giustizia, ora che il giudice del Tribunale di sorveglianza Enrico Della Ratta Rinaldi lo ha dichiarato non pericoloso socialmente restituendogli una vita senza restrizioni.
Un percorso giudiziario ineccepibile, che negli anni gli ha consentito di ottenere tutti i benefici premiali della legge Gozzini, ha portato il giudice a considerarlo persona diversa da quella che nel ’75, assieme ad Angelo Izzo e Andrea Ghira, seviziò e uccise Rosaria Lopez e ridusse in fin di vita Donatella Colasanti in una villa del Circeo. Per questo il Tribunale ha rigettato l’istanza della Procura che chiedeva il rispetto di quanto stabilito dalla sentenza della Corte d’assise d’appello di Roma: il mostro del Circeo, secondo quella decisione, una volta uscito dal carcere doveva essere sottoposto a tre anni di libertà vigilata. Per il giudice Della Ratta non sarà necessario perché «si ritiene particolarmente improbabile che si renda nuovamente autore di delitti». «Il buon senso - si legge nella decisione - suggerisce che in presenza di spinte devianti o criminogene, egli si sarebbe con ogni probabilità evidenziato negativamente nell’ambito dei notevoli spazi di libertà di cui ha usufruito negli ultimi quattro anni, ma ciò non è avvenuto». Nell’esaminare la prognosi comportamentale dell’imputato, il giudice ritiene di minore valenza la valutazione degli orrendi crimini commessi rispetto alla bontà del percorso rieducativo e alla complessiva condotta tenuta da Guido negli ultimi 14 anni anche fuori dal carcere. Una considerazione che lascia l’amaro in bocca a Letizia Lopez, sorella di una delle vittime: «Esprimo il massimo sconcerto per questa decisione». Fa sentire la sua voce anche Izzo, che sta scontando l’ergastolo nel carcere di Velletri per un duplice omicidio commesso in provincia di Campobasso mentre era in semilibertà: «Gianni Guido ha scontato la sua pena. Malgrado le evasioni e le lunghe latitanze è arrivato alla fine della sua condanna. Trovo incredibile tutto questo chiasso attorno a un fatto assolutamente normale. Dovevano tenerlo in carcere oltre la condanna?». Per l’avvocato di Guido quello del Tribunale di sorveglianza è «un provvedimento ineccepibile sia dal punto di vista giuridico che logico».

Poi rimane un conto aperto con la propria coscienza: «Resterà per sempre in me - dice Guido - il segno di un cammino doloroso, Non potrò mai dimenticare il dolore che ho provocato».

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