Cultura e Spettacoli

«Ha saputo fare della biologia un’unica scienza»

Il genetista: «La teoria di Darwin ha il pregio di unire e avvicinare in un tempo solo l’uomo e gli animali»

Il suo ultimo libro lo definisce nientemeno che «un aggiornamento dell’Origine delle specie di Charles Darwin». E il celebre testo del naturalista inglese nientemeno che «il libro del millennio», «l’unico best seller che sia stato in grado di cambiare la concezione che l’uomo ha di se stesso». Steve Jones, professore di genetica alla University College of London e divulgatore di scienza sulla Bbc, non nasconde una fiducia incrollabile nella bontà delle intuizioni del vecchio Darwin. Il suo Quasi una balena (Codice Edizioni, pagg. 400, euro 29), scritto perché, dice, «quasi nessuno ormai legge l’Origine delle specie come un testo scientifico», è un inno alla teoria evoluzionista e al suo creatore, che unisce la logica di Darwin alle scoperte della scienza contemporanea per confutare le obiezioni creazioniste.
Professore, a 146 anni dalla pubblicazione dell’Origine delle specie, la teoria di Darwin è più forte o più debole?
«Sono convinto che sia molto più forte. Allora aveva una debolezza: Darwin non conosceva la genetica. Dopo le scoperte di Mendel, mettendo insieme le due teorie le due tesi si sono rafforzate reciprocamente. L’idea darwiniana era forte, ma all’epoca erano limitate le prove scientifiche. Da lì in poi sono state fatte nuove scoperte che hanno via via rafforzato ancora di più la teoria darwiniana».
Quali sono i punti di forza dell’evoluzionismo darwiniano?
«Un punto forte della teoria evoluzionista: ha fatto della biologia un’unica scienza. Prima esistevano le piante, gli animali, discipline separate. Quel che la gravità ha fatto per l’astronomia la teoria evoluzionista ha fatto per la biologia. La teoria evoluzionista unisce e avvicina in un tempo solo l’uomo agli animali. Abbiamo un sacco di geni in comune con gli scimpanzé, ma ciò che separa l’umanità dagli animali è il linguaggio».
Quali sono i limiti del darwinismo?
«I limiti dell’evoluzionismo darwiniano, per quanto riguarda il mondo animale e vegetale, sono pochi. Per quanto riguarda l’umanità ce ne sono di importanti: la storia, la capacità di prevedere il futuro, il senso di colpa appartengono alla specie umana. La teoria evoluzionista non riesce a spiegarci i meccanismi della società e della politica. È sbagliato non avere fiducia nella teoria evoluzionista, ma lo è altrettanto cercare di spiegare tutto con la stessa teoria. L’umanità è troppo flessibile. Uomini come Karl Marx o Adolf Hitler hanno sostenuto questo, ma non è vero, perché nella storia umana intervengono innumerevoli altri fattori. È vero che si può trovare una spiegazione biologica genetica all’attrazione degli uomini di una certa età per le ragazzine, ma non si può dire che comunismo e fascismo sono frutto di un’evoluzione naturale e quindi buoni».
La selezione naturale delle specie è un dogma della scienza o una realtà?
«Contro la teoria della discendenza con modificazioni, determinate dalla selezione naturale, si possono sollevare gravi obiezioni, che io non intendo negare. Anzi ho sempre cercato di esprimerle con tutto il vigore possibile. A prima vista non vi è niente di più difficile del credere che gli organi e gli istinti più complessi si siano perfezionati tramite l’accumulo di infinite, leggere variazioni, ciascuna utile al suo possessore individuale. Cionondimeno, questa difficoltà, anche se alla nostra ragione sembra insuperabilmente grande, non può essere considerata reale. Esistono attualmente, o possono essere esistite, varie gradazioni nella perfezione di qualsiasi organo o istinto che si possa immaginare, buona, ciascuna, nel suo genere; tutti gli organi e istinti sono variabili, sia pure in grado minimo; infine, esiste una lotta per l’esistenza che porta alla conservazione di ciascuna deviazione della struttura o dell’istinto, purché utile. Non penso che si possa mettere in discussione la verità di queste proposizioni».
Quali sono invece i limiti dell’antidarwinismo?
«Gli scienziati davanti a un fenomeno che non conoscono dicono “non so” e cercano di approfondire. I creazionisti o sostenitori del disegno intelligente dicono: “il mondo è molto complesso, ciò che non capiamo lo ha creato Dio”. È un atteggiamento infantile. La scienza cerca spiegazioni. Una cosa da dire sui creazionisti biblici è che non vanno d’accordo neanche fra di loro e fanno danni non solo alla scienza ma anche alla religione stessa. Se a un bambino si dice che l’uomo c’era già ai tempi dei dinosauri, a sedici anni quel bambino si renderà conto che era solo una bugia».
E come valuta l’atteggiamento della chiesa cattolica?
«La chiesa cattolica ha avuto atteggiamenti contraddittori. Giovanni Paolo II sosteneva che l’evoluzionismo fosse più di una teoria, mentre Benedetto XVI mi sembra più cauto. La chiesa cattolica dice che l’evoluzionismo non spiega l’anima. Certo, non ci sono fossili dell’anima. Però, pur non essendo cattolico, quando parlo di unicità della specie umana forse parlo della stessa cosa».
È vero che la teoria darwiniana è stata già contraddetta molte volte?
«Scientificamente la teoria darwiniana non è mai stata confutata perché nessuno ha mai dimostrato il contrario. Se trovassero l’uomo di Neanderthal con l’orologio al polso allora questo farebbe crollare la teoria evoluzionista. Ma non credo che succederà. D’altra parte di rivoluzioni nella scienza ce ne sono state e ce ne saranno, la meccanica quantistica ha cambiato la fisica. In biologia non succederà, ma l’approccio deve essere questo. Poi, una negazione religiosa di una teoria scientifica non si può accettare, perché la religione è questione di valutazioni personali e intime di ciascuno, non di scienza».
Che opinione ha di chi nega il darwinismo?
«Mi dispiace per loro perché hanno poca immaginazione e hanno scelto di essere ignoranti. In una società libera possono scegliere di farlo.

Quello che mi fa rabbia è che provino e spesso siano anche in grado di imporre ai bambini, nelle scuole, la loro ignoranza».

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