Ha un volto l’assassino di Maria «L’ho uccisa per i suoi soldi»

Uccisa per 120 euro e una scheda telefonica. Fermato uno dei due assassini di Maria Dobrita, il suo amante. Una storia maledetta accaduta tre mesi fa nell’abitazione che la 53enne romena divideva con il marito sulla Cristoforo Colombo all’altezza di Casalpalocco. Secondo gli inquirenti mentre uno dei killer stranieri la teneva ferma, l’altro la massacrava di botte. Quasi svenuta, la poveretta è stata strangolata infine cosparsa di benzina e data alle fiamme.
Un omicidio efferato, maturato durante le festività natalizie alla fine di un rapporto difficile per entrambi. Lui, sposato e con figli in Romania, In Italia non trova lavoro. I pochi soldi guadagnati li spende in alcolici. Lei, stanca della vita coniugale, crede di aver trovato nel connazionale un nuovo amore. Maria cerca, allo stesso tempo, di proteggere il giovane amante. Mustatea Gelu, 30 anni, dopo un lungo interrogatorio davanti ai carabinieri e al pm Olga Capasso, confessa: «Sono stato io. La relazione mi soffocava, volevo farla finita con Maria e recuperare i soldi che mi custodiva assieme alla scheda. Non voleva ridarmeli e allora, quando mi sono presentato lì, ho perso la testa e l’ho picchiata». La situazione precipita, Maria sembra morta, Mustatea pensa che è meglio appiccare il fuoco, cancellare le tracce, magari inscenare un suicidio. Alla vista delle fiamme scatta l’allarme al 115. Quando i vigili del fuoco arrivano sul posto, alle 21,30 del 15 gennaio, la donna sembra ancora viva tanto che si tenta il trasporto all’ospedale. Secondo l’esame anatomo-patologico eseguito all’Istituto di Medicina Legale, Maria è già cadavere quando le fiamme avvolgono la sua camera da letto. I polmoni, difatti, non presentano tracce di fumo. La messinscena di Gelu riesce, tanto che i carabinieri di Ostia prima parlano di incidente domestico, poi di suicidio. La vittima avrebbe chiuso porta e finestre dall’interno, cosparso la casupola di liquido infiammabile e acceso il rogo. Nonostante le smentite dei carabinieri che la sera stessa insistono sul «drammatico incidente», la storia odora di giallo.
Gli elementi che non quadrano sono tanti. A cominciare dalle lenzuola e dai vestiti sporchi di sangue. Non solo. Già dal primo esame medico legale su tutto il corpo di Maria vengono rilevate ecchimosi ed escoriazioni.

Allora? La Procura apre un fascicolo per omicidio. L’alibi del marito è a prova di bomba. I militari del Lido, a quel punto, indagano sulla comunità romena. Ieri l’arresto dell’omicida mentre del complice, anche lui romeno, nessuna traccia.

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