nostro inviato a Shanghai
Prima di tutto fu quella bottiglia di champagne che colleghi inglesi troppo disinvolti avevano allegramente posto sul tavolone. Manovra molto rischiosa col destino: altro che guidare a trecento allora in mezzo al nubifragio. Poi fu quel lungo applauso, per la verità poco sportivo, che avvolse limmensa sala stampa cinese mentre Lewis Hamilton, con le gomme ridotte a saponette, sbandava e posteggiava nella corsia dei box la sua McLaren. Poco dopo accompagnato, nel gesto, dai colleghi inglesi che posteggiavano sotto il tavolone la bottiglia con le bollicine.
Questo linizio e questa la fine di quello che doveva essere il grande giorno del fenomeno dOltre Manica. Come se il dio delle corse davvero esistesse e ci vedesse da dio, ecco il ragazzo soffrire e scoprire che si può sbagliare e che il team può farti sbagliare. Perché la Ferrari cera e avrebbe lottato fino allultimo per il successo anche con Lewis in pista, ma di certo la bella rossa e lombroso Alonso avrebbero comunque detto addio ad ogni speranza mondiale. E invece eccoci tutti qui a far di conto per la finale in Brasile, a sorridere un poco per le sorti della nazionale rossa dei motori ancora, incredibilmente, in corsa.
Per cui, mentre Raikkonen festeggia la quinta vittoria dellanno - nessuno ha trionfato come lui in questa stagione -, mentre Alonso tira un sospiro di sollievo ed è secondo, mentre Massa, terzo, guida bene e ingoia amaro costretto comè, per dover di patria, a fare il gregario, ecco che per la prima volta Lewis Hamilton mostra faccia bassa e non vincente. Dice: «Ho sbagliato, questanno non avevo commesso mai errori, è il primo. Però, credetemi, con le gomme ridotte in quel modo non avevo possibilità, nella pit lane, di restare in pista. Certo, mi rendo conto che non è bello mancare loccasione mondiale per di più finendo fuori mentre torno ai box, ma io non potevo vedere le gomme, avevo gli specchietti sporchi (sa di scusa)... Comunque ho ancora un po di vantaggio». Ron Dennis, il patron della McLaren, prova a incoraggiarlo, gli sussurra «we are very sorry», scusaci. Perché, in effetti, il ragazzo è stato tenuto troppo a lungo in pista con le gomme intermedie ormai ridotte a un niente. «Abbiamo sbagliato i calcoli (della sosta) e Lewis ha offerto a Fernando loccasione per poter ancora vincere il titolo aggiunge sibilante Dennis -. Perché non ci importava cosa stava facendo Raikkonen, a noi interessava tenere docchio Alonso». Un team ormai in piena guerra civile.
Tanto è vero che Fernando Alonso non ha neppure più la voglia di gioire dentro. Troppi sospetti, troppa rabbia per «quei sei decimi persi in qualifica che proprio non mi spiego. Però ci siamo chiariti con il team, ho parlato chiaro, penso che in Brasile non capiterà più, che avremo macchine identiche. Di certo, però, vivo male qui, e ci vorrà un altro regalo del destino, un altro miracolo, un altro problema di Lewis per poter sperare davvero di vincere...
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