nostro inviato a San Paolo
Okay, va bene, c’è Felipe Massa, eroe casalingo che si gioca il mondiale in casa, ma c’è qualcosa che non torna se in pista, accanto a piloti e macchinette, corre anche il razzismo. Succede qui, in Brasile, a San Paolo, sentitissima vigilia del duello finale tra Hamilton e il ferrarista. Il team inglese ha infatti ammesso che, anche in conseguenza di certi riferimenti razziali nei confronti del loro pilota di colore, è stato approntato un cordone di sicurezza attorno all’hotel in cui risiede. Non solo. Hanno spiegato che il ragazzo è «vagamente consapevole» di questa ostilità.
Non è bello. Tanto più il giorno successivo alla goliardata di un sito spagnolo che ha invitato i navigatori a gettare in pista chiodi virtuali che fermassero la corsa di Hamilton (90mila contatti, sito oscurato dalla Fia e poi riacceso). Gesto, questo, che ha fatto tuonare persino un deputato laburista perché il governo spagnolo stigmatizzasse quell’atto «stile voo-doo che può destabilizzare il pilota» ha detto. E di atti ne sono stati fatti parecchi. Alcuni attori di un programma tv locale hanno nell’ordine: gettato un gatto nero finto nel taxi guidato da Hamilton per beneficenza, mostrato la t-shirt della squadra più perdente del Brasile, il Vasco de Gama, e gli hanno regalato un dvd tarocco dal titolo «Come perdere» interpretato da Barrichello.
Tutti contro di lui Capirete. Il ragazzo è nervoso. Va compreso. Tanto più che anche in pista ha tutti contro. Alonso l’ha già detto da tempo, Piquet l’ha appena confermato, l’unico che invece ha rispedito ai mittenti - i tifosi brasiliani – i ripetuti inviti a sbattere fuori Lewis è il buon Kubica. Saggiamente ha risposto: «Una sciocchezza, e poi per farlo dovrei avere un’auto in grado di stargli vicino...».
Ammettiamolo: Hamilton non sarà un simpaticone, non sarà uno stinco di santo in pista, però non è bello vivere così. Forse anche per questo dicono che, ieri, appena tornato nel box dopo uno scialbo 9° tempo nella seconda sessione (4° della giornata) abbia gettato via, con stizza, i guanti. Poche le sue parole: «Alla mattina tutto ok, al pomeriggio meno, ho anche spiattellato le gomme, però sono fiducioso delle modifiche fatte».
Check up dei due rivali Detto questo, ha sette punti in più di Massa e Felipe, per vincere il titolo, dovrà trionfare e sperare che Lewis giunga oltre il quinto posto (oppure, in caso il brasiliano concluda secondo, oltre il settimo). Questo per dire che sarà anche nervoso e bersagliato ma i punti di vantaggio sono parecchi (però non gli bastarono lo scorso anno contro Raikkonen, ndr). Anche se il suo inizio brasilero non è certo quello arrembante di due settimane fa in Cina. E davanti a tutti c’è il suo amicone Alonso.
Dalla sua Lewis ha però l’enorme talento. Va detto, e gli uomini della Rossa non se ne abbiano: in questo momento è lui il pilota più talentuoso in circolazione. Una specie di Senna, di Schumacher, di Mansell, non di Prost, altrimenti avrebbe già vinto il titolo dello scorso anno. La sua forza è la velocità in ogni condizione e la capacità di domare la pista bagnata. I punti deboli? Uno solo: a volte è poco calcolatore. Per la verità ha un secondo punto debole: gli altri piloti che non lo sopportano.
Situazione diversa per Massa Ha l’immagine del pilota umile che da veloce è diventato velocissimo. Del pilota che sfasciava auto (Sauber lo licenziò per questo) e che ha imparato a farle volare. Il punto forte? In F1 nessuno come lui sa dare il meglio quando è sotto pressione. Il punto debole? Oltre allo svantaggio in classifica, la pioggia. Quando la pista è bagnata s’incasina. Intanto, però, è felice con il suo secondo tempo e tutta la famiglia al seguito: «Li voglio con me e a loro fa piacere, così ho un pezzo di casa dentro la Ferrari...
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