Hamsik come Platini e Ahn. Quando il fuoco è amico

"Traditi" dallo slovacco napoletano. Le Roi ci fece fuori in Messico, Caniggia a Italia ’90 Il coreano segnò il golden gol e scappò da Perugia

Hamsik come Platini e Ahn. Quando il fuoco è amico

Li prendiamo, li ricopriamo d’oro e poi ci fregano, Marek Hamsik come Michel Platini e Diego Maradona nel mondiale dell’86, come Zinedine Zidane a Francia ’98. Un contrappasso pesante come un macigno, la mamma che vede rivoltarsi il figlio, la serpe cresciuta in casa, la vergogna della vergogna, noi poi sappiamo inzupparci tutta la tragicità che l’evento richiede. Campioni del mondo di sindrome da tradimento, gli insegniamo troppe cose e loro ci ringraziano così. In Germania quattro anni fa c’è andato tutto bene, Pavel Nedved si era comportato come si deve, a Zidane avremmo dovuto erigere un monumento. Ma in Messico nell’86 ci avevamo messo molto del nostro, Maradona e Platini ce la misero dentro col sorriso, era bastata la loro presenza a segarci le gambe. A Puebla contro il Pibe in odore di santità, Bearzot decise una gabbia dove tutti dovevano tenere d’occhio il principale. Fece un gol che ancora oggi, rivendendolo, sembra di poter fare qualcosa per evitarlo, con quella palla moviolata che impressiona Giovanni Galli al punto dal fargli ritrarre la mano. Allora contro la Francia di Michel Le Roy si cambia, si marca a uomo e tocca a Beppe Baresi. Platini neanche lo nota, fredda Galli in uscita e neppure esulta, ottavo di finale, azzurri a casa. Quattro anni dopo, Italia ’90, ci pensa l’atalantino Caniggia, ancora con la collaborazione di Maradona, a spegnere i nostri sogni in semifinale beffando Zenga.
A Francia ’98, nei quarti, Zinedine Zidane ci segna il primo rigore della sequenza e poi si siede ad aspettare l’inevitabile, azzurri a casa. Perlomeno Hamsik non c’ha fatto gol. Ma c’era qualcuno sulle sue tracce? Gattuso ha tentato di mettergli le mani addosso ma non l’ha preso, ma almeno il napoletano non ha segnato, perché quello che successe con il coreano Ahn ce lo ricordiamo ancora. Ahn Jung Hwan era un attaccante sudecoreano del Perugia di Luciano Gaucci e a Daejeon, il 18 giugno 2002 ci fece un golden gol che lo rese famoso nel mondo e ci spedì a casa. Alcuni testimoni che videro la partita assieme al presidente del Perugia, raccontarono che quando il sudcoreano sbagliò clamorosamente un rigore, Gaucci strizzò l’occhio per rassicurare tutti: «Se segnava, qui a Perugia non ce lo facevo più tornare». Dopo il gol la tragedia: «Non intendo più pagare lo stipendio a uno che è stato la rovina del calcio italiano», disse Luciano Gaucci. Il caso arrivò persino a Bruxelles con un eurodeputato inglese che Gaucci di razzismo.
Potenza del calcio italiano che quando vuole sa reagire.
Gaucci si scusò ma Ahn pretese di essere ceduto.

Venire in Italia fu la sua fortuna, in Asia le grandi griffe faranno a pugni per accaparrarselo, badilate di yen, quando ancora valeva molto, e un matrimonio glamour con la modella Lee Hye Won. In Sud Africa, per completezza di informazione, Ahn Jung Hwan, 34 anni, numero 9, c’è ancora, la sua Corea del Sud è agli ottavi.

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