Massimo Piccaluga
Incredibile ma vero: Milano è una delle città italiane con il maggior numero di locali storici. Ce ne sono 16. Come a Torino e comunque più che a Venezia, Roma e Firenze. Si tratta di ristoranti, alberghi, caffè, pasticcerie con almeno 70 anni di vita che conservano arredi e cimeli di valore culturale e artistico e che libri dautore e documenti ci dicono aver ospitato personaggi di rilievo nella storia patria.
«Nonostante loffensiva di stilisti e grandi multinazionali che si fanno sotto con carrettate di miliardi per rilevarli - svela Claudio Guagnini, direttore della Associazione Locali Storici dItalia che oltre a quelli di Milano annovera in tutto lo Stivale altri 195 esercizi in cui si respira la solenne aura del passato - i locali storici di Milano tengono duro a volte lottando da soli, a volte aiutati dai politici». Come la milanese trattoria Bagutta la quale, sotto sfratto negli Anni Novanta, fu oggetto di una interpellanza parlamentare da parte di Walter Veltroni, allora ministro per i Beni Culturali, che le salvò la vita.
E proprio del ristorante Bagutta, aperto nel 1924 in via Bagutta 14 e da sempre fiore allocchiello della famiglia Pepori, ormai si sa tutto: anche che nel lontano 1926 il grande giornalista e scrittore, Orio Vergani, insieme a Riccardo Bacchelli ideò proprio tra i suoi tavoli il primo concorso letterario italiano.
Meno noto è che lAntica trattoria Bagutto di via Vittorini 4, proprietà della sciura Gemma Bosoni, risale addirittura al 1284. LArchivio della Curia di Milano racconta che già nel 1580 questa hostaria aveva «sedici fuochi» e titolare era la famiglia Borromeo.
LOsteria dei Boeucc oggi in piazza Belgioioso 2, nasce invece nel 1696 nella attuale via Durini dove diede un contributo determinante allorganizzazione delle Cinque Giornate, complice un oste-patriota. Oggi la titolare, Monica Brioschi, ricorda tra gli aficionados del locale lo scrittore veneto Guido Piovene e lattore Edoardo De Filippo. Proseguendo lungo la mappa delle trattorie tradizionali è dobbligo una sosta al ristorante Da Berti in via Algarotti 20. Anche qui al timone troviamo una donna, la signora Enrica Colombi. Questo ristorante è famoso perché serve cotolette «col manico» dal lontano 1866. Ma anche perché è stato il ritrovo preferito di pittori come Ernesto Treccani e Luigi Veronesi.
Vanta una grande tradizione famigliare il ristorante La Pobbia (1850) di via Gallarate 92. Gli Anzaghi sono alla sua guida da tre generazioni e il loro merito è di aver mantenuto la struttura originale dellantica osteria quando era scalo e biglietteria della tranvia a vapore Milano-Gallarate.
Editori del calibro di Arnoldo Mondadori, Leo Longanesi e Angelo Rizzoli si sedettero spesso ai tavoli della trattoria La Pesa aperta in viale Pasubio 10 nel 1880 e oggi di proprietà di Alba e Delio Sassi.
Conquistato dalla pizza e dalla cucina napoletana Pietro Mascagni frequentò invece il ristorante Santa Lucia che sforna margherite e capricciose dal 1929 - prima pizzeria di Milano - e si trova in via San Pietro allOrto. In tempi più recenti è diventato simbolo del dopo-palcoscenico: il titolare, Alberto Cortesi, ricorda tra i tanti frequentatori Yves Montand, Josephine Baker, Paolo Stoppa e i fratelli De Filippo.
Tra storia e leggenda anche alcune pasticcerie. Si deve a un ex soldato di Napoleone, Antonio Cova, lapertura nel 1817 dellomonimo caffè pasticceria, allora a due passi dalla Scala. Lo frequentarono patrioti come Tito Speri, Ernesto Cairoli, Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi.
Dopo i bombardamenti del 1943 venne ricostruito in via Montenapoleone 8 con gli attuali titolari, Mario Faccioli e famiglia.
Wally Toscanini e Renata Tebaldi furono tra i clienti della pasticceria Taveggia aperta nel 1909 a Porta Venezia e nel 1930 emigrata in via Visconti di Modrone 2. Qui, spiegano i titolari Roland e Simon El Hokayem, gli arredi sono ancora quelli originali.
Anche la pasticceria Cucchi ha un piccolo ruolo nella vita culturale di Milano. Aperta nel 1928 in corso di porta Genova 1, è della omonima famiglia da tre generazioni. Negli Anni Trenta lanciò il primo Caffè -Concerto diventando subito un locale alla moda. Ai suoi tavolini sostava spesso il poeta Giuseppe Ungaretti.
Storia da vendere anche alla reception di alcuni alberghi. Al Grand Hotel et de Milan, costruito nel 1863 nellattuale via Manzoni 29, alloggiò e trascorse gli ultimi giorni di vita Giuseppe Verdi e in una sua camera il tenore Enrico Caruso incise il primo disco. Era l11 aprile 1902. Allhotel Diana Majestic di viale Piave 42 (1908) nacque lAccademia italiana della cucina. È del 1927 invece lhotel Principe di Savoia di piazza della Repubblica. Qui si potevano incontrare personaggi come Gabriele dAnnunzio, il duca di Windsor, Aristotele Onassis, Maria Callas ma vi hanno alloggiato anche Charlie Chaplin e Rudolph Nureyev.
Di poco più giovane lExcelsior Gallia di piazza Duca dAosta 9. Risale al 1932 e fu lalbergo milanese preferito dal principe Umberto. Ha ospitato, tra gli altri, Alcide De Gasperi, Winston Churchill e il cancelliere tedesco Konrad Adenauer.
Pochi, infine, i caffè antichi sopravvissuti al tempo. Nel 1820 nasce in galleria San Babila la Bottiglieria del Leone divenuta poi Caffè Canetta e ancora Donini quindi Gin Rosa dal nome dello storico aperitivo creato nellOttocento col nome di Mistura Donini.
«Qui - dice lamministratore unico, Francesco De Luca - sono passati i più importanti nomi della Scapigliatura. Famoso perché frequentato da Felice Cavallotti, Luigi Illica, Giacomo Puccini e Giovanni Ricordi è il caffè Zucca, costruito nel 1867 in piazza Duomo 21 e oggi gestito da Teresa Miani e Orlando Chiari.
Prima si chiamava Campari dal nome dello scopritore del Bitter alluso dHollanda che annoverò tra i suoi fans anche Filippo Turati, Anna Kuliscioff e Benito Mussolini. Poi arrivò il rabarbaro Zucca e le dimostrazioni di piazza: in 40 anni lex Camparino ha avuto i vetri fracassati ben 86 volte.
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