Harry torna da eroe: «Ma abbasso l’Inghilterra»

da Londra

Harry torna a casa, la sua permanenza in Afghanistan era diventata ormai una «missione impossibile». Ieri, dopo la violazione del silenzio stampa che il governo britannico aveva concordato con i media internazionali, il ministero della Difesa è corso immediatamente ai ripari e sicuramente ha scelto l'unica strada ormai percorribile. Il rientro anticipato del secondogenito del principe Carlo dal fronte afghano dove si trovava dal 14 dicembre scorso. In una nota stampa il ministero della Difesa ha dovuto confermare che a seguito del «riprovevole comportamento di alcuni media stranieri» il nipote della Regina sarà costretto ad un ritorno immediato a Londra per motivi di sicurezza nazionale. «La decisione è stata presa soprattutto pensando al possibile impatto che una simile notizia potrebbe avere sulla sicurezza di tutti coloro che sono distaccati laggiù e per il principe come singolo individuo». Harry avrebbe dovuto rimanere in prima linea ancora per un mese e mezzo almeno, insieme agli uomini del suo reggimento, «Blues and Royals». Invece, le fughe di notizie avvenute già in gennaio, ad opera del giornale australiano New Idea, ma soprattutto quelle di giovedì apparse sul sito statunitense Drudge Report, hanno modificato radicalmente la situazione costringendo l'esercito inglese a mettere in atto quei «piani alternativi» che già erano stati studiati a tavolino nel caso si fosse verificato l'irreparabile. Le immagini di Harry al fronte, nella regione di Helmand, la più pericolosa, dove era stato rapito il giornalista di Repubblica Mastrogiacomo, hanno fatto in poche ore il giro del mondo. «Mamma sarebbe stata fiera di me - ha detto in una delle interviste - so che mi guarderà e sorriderà quando faccio cose stupide, come andare a sinistra quando dovrei andare a destra. Anche mio fratello William mi ha mandato una lettera per dirmi quanto sarebbe stata orgogliosa». I servizi erano già pronti del resto, dato che una troupe di giornalisti si era recata ad intervistare il principe promettendo di trasmettere tutto solo a fine missione. I tempi di attesa si sono invece inaspettatamente ridotti a zero e ieri Harry accaldato e sporco, con quei suoi inconfondibili capelli rossi e il sorriso da ragazzino, si era conquistato l'intera stampa nazionale. Alla tv era tutta un'intervista su come gli piacesse quella vita così poco regale, dove non ci si cambiava per quattro giorni di fila, dove si passava il Natale assieme ai Gurkha, reggimento nepalese di sua Maestà. Dove ogni cosa era esattamente come l'aveva sognata. Difficile, avventurosa, paritaria. Anche se lui non ha perso occasione per spararne una delle sue: «In generale l’Inghilterra non mi piace molto, ed è bello essere lontano dalla stampa e tutta quella m.... che scrivono». del resto è tutta la vita che scappa dai giornalisti d'assalto dei tabloid, mai troppo teneri con la sua persona. Del fratellino di William, fino ad oggi, si ricordavano soprattutto l'infelice travestimento da nazista, le risse con i fotografi e le sniffate alla vodka.

Adesso invece, per tutti, l'erede al trono, terzo in linea di successione, è diventato «l'eroe segreto», ringraziato per il suo coraggio perfino dal primo ministro Gordon Brown, «uno dei nostri ragazzi», che «ha rischiato di farsi uccidere per combattere i Talebani per servire il Paese a fianco dei suoi commilitoni», parola del Sun. Anche se «I don’t like England»...

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