Hollywood pronta a farne un film

Sei milioni di copie già vendute in Cina (per non parlare di quelle «pirata»), pubblicazioni in corso negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Germania, in Francia e in Russia. E poi Hollywood che ha acquistato i diritti e produrrà un film. Le ragioni di questo travolgente successo del libro di Lu Jiamin, professore di economia all’ateneo di Pechino, sono molte. E si intrecciano anche in un telaio di lunghe sofferenze. A cominciare dal padre di Lu, un comunista amico del grande Mao Zedong, bastonato dalle guardie rosse e costretto all’esilio. Esilio che toccherà poi anche a Lu e che farà da filigrana alla storia narrata nel libro. Il totem del lupo è dunque un lungo racconto autobiografico nascosto dietro i tormenti di giovane che nelle praterie della Mongolia scopre la sacralità e la misticità del rapporto fra le tribù erranti di pastori e i lupi padroni dell’altopiano. Lì Lu Jiamin ha vissuto dal novembre 1967 all'ottobre 1978, nella Mongolia interna dove all'inizio, non avendo un soldo, dormiva in una tenda.

Fu durante quella decennale maturazione sull’altopiano che, in solitudine, accompagnato da pochissimi libri infilati nello zaino, studiò i costumi delle popolazioni nomadi, i loro riti, il loro rispetto per la natura e per il lupo, animale totemico della prateria, «Dio senza catene» nella immensità del territorio, paziente, ribelle e coraggioso. Simbolo di una vita libera, anche se conflittuale, da opporre a tutte le forme tiranniche.

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