Egregio direttore,
volevo commentare con questa mia lettera a il Giornale un articolo dal titolo «Trentamila posti liberi, ma per i giovani italiani meglio stare disoccupati» (uscito ieri, ndr).
Vorrei cominciare così: ho 29 anni, sono disoccupato e quindi in cerca di occupazione d abito vicino a Roma. Come può vedere (...) ho fatto diversi lavori (nessuno da cui sono stato licenziato, ma terminati per conclusione del contratto di lavoro), in quanto nel campo in cui ho studiato (Perito tecnico agrario, specializzato in Viticoltura ed enologia) non ho trovato nessuno che mi ho offrisse un lavoro.
La Confartigianato dice che non si trovano giovani che vogliano fare lavori manuali: vorrei allora invitarli qui da me, dove c'è un'alta percentuale di industrie e attività artigianali, ma che non si fanno sentire per niente se hanno bisogno di personale. Se poi ne trovi una, ti propongono uno stipendio basso e senza contratto, per via delle tasse e della crisi.
A titolo di esempio, ho un'amica che lavora come parrucchiera (uno dei lavori in cui dicono c'è carenza di personale). Ebbene, sono anni che lavora per 500 euro al mese più mance (al di sotto del minimo sindacale) e senza contratto. Ma è inutile che lei provi a denunciare questa cosa perché quasi tutti i parrucchieri applicano questo metodo.
Riguardo poi agli stranieri, è vero che sono in molti a fare questi mestieri, ma per un semplice motivo: lavorano molto e pretendono poco. Nella mia zona i romeni vengono assunti senza contratto, o con contratti fittizi, e vengono pagati poco per fare anche più ore del dovuto.
In conclusione, la verità, come sempre, sta nel mezzo: è vero che molti giovani della mia età e anche meno, non accettano lavori manuali, ma è pur vero che molti piccoli e medi imprenditori pongono condizioni per l'assunzione inaccettabili e quindi assumono stranieri più accondiscendenti.
Non le chiedo di pubblicare la mia lettera, ma di girare una proposta alla Confartigianato: se davvero le aziende hanno bisogno di queste figure, le mettessero sul loro sito web, dato che non c'è niente di tutto ciò che è scritto nell'articolo suddetto.
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