Cronaca locale

I Backstreet Boys al Forum una resurrezione tutto rock

Sembrava che dovessero sciogliersi, poi invece il contrordine

Luca Testoni

«Siete i numeri uno, i più belli e i più bravi: grazie alle vostre mamme per avervi fatto nascere». Questo uno dei tanti striscioni esposti sulle gradinate del Forum di Assago sette anni fa in onore dei cinque Backstreet Boys: in rigoroso ordine alfabetico, Nick Carter, Howie Durough, Brian Littrel, AJ McLean e Kevin Richardson.
Nessuna sorpresa: a quel tempo, i cinque eredi d'Oltreoceano dei Take That (si sono formati a Orlando, Florida) erano la "boy band" per antonomasia. Quella che faceva impazzire le ragazzine di mezzo mondo. Popstar da decine di milioni di dischi idolatrate dalle nostre parti, come se non di più dei Duran Duran al massimo della popolarità. E, inutile nasconderlo, simbolo di un'industria discografica sempre più a corto di idee che, per monetizzare, spesso e volentieri opta per fenomeni in grado di entrare a far parte dell'immaginario degli adolescenti più per la bellezza fisica, il fascino o per l'abbigliamento che non per le doti musicali.
Già, la musica... La ricetta dei vocalist statunitensi? Facile e dall'appeal stracommerciale. Sì, perché le loro "love song" tra dance, pop e r&b - melodiche al massimo, con rime e ritornelli deliberatamente zucchero e miele e, naturalmente, il supporto del video-clip patinato - , hanno sempre risposto a un unico criterio: fare soldi. La qualità? Diciamo che non è mai stata la priorità.
Sul più bello, agli inizi del 2000, sulla favola dei Backstreet Boys è calato il silenzio. Un letargo per certi versi imbarazzante. A interrompere l'assenza, solo Greatest hits - Chapter One. Come a dire: ecco un assaggio delle nostre canzoni da ricordare quando non ci saremo più. In effetti le voci di scioglimento del gruppo si erano fatte sempre più insistenti, a partire dalla loro ultima tournée mondiale, quando tutti erano pronti a scommettere che il biondo vocalist Nick Carter, 25 anni, il turbolento "rubacuori" del gruppo (l'equivalente di Justin Timberlake degli 'N Sync o di Duncan James dei Blue), avrebbe lasciato gli altri una volta finito di girare l'America con loro per intraprendere una carriera solista tout court.
A questo si erano aggiunti i problemi di alcol di A.J. McLean, 27 anni, e quelli di cuore (leggi: un delicato intervento chirurgico per "correggere" un'anomalia coronarica congenita) dell'altro biondo sex symbol, Brian Littrel, 30 anni, l'unico ad aver messo su famiglia con prole.
Quando anche le fan più sfegatate sembravano ormai rassegnate a rimanere orfane dei propri beniamini, all'inizio del 2005 l'inatteso colpo di scena con le agenzie di stampa che battono la notizia del ritorno alla piena attività dei Backstreet Boys a cinque anni dall'uscita del loro ultimo album studio. In soldoni, nuovo disco (Never gone) e nuovo tour, con tappa milanese domani sera, sempre al Forum di Assago (ore 21, ingresso 30 euro).
A saltare all'occhio (e all'orecchio) è che che i "boys" sono ormai "men" a tutti gli effetti. E non solo per questione di età anagrafica. Anche musicalmente. Per quanto fin troppo "pulito", Never Gone si rivolge a un pubblico più adulto, presumibilmente quello cresciuto con loro, alternando canzoni vecchio stile a ballate più rock e a pezzi pop chitarristici sempre molto gradite dai programmatori radio Usa.

Niente di eccezionale, intendiamoci, ma l'operazione resurrezione sembra riuscita.

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