Abbiamo fatto due conti in tasca ai dipendenti di Mediobanca. Nei giornali è comparsa in settimana la notizia sui bonus che gli eredi di Cuccia si sono distribuiti: 88 milioni. Un piccolo polverone si è alzato: troppi quattrini. Ci siamo divertiti a fare quattro calcoli, leggendo il comunicato ufficiale della banca. Gli 88 milioni non rappresentano le gratifiche dei banchieri, ma il costo che dovrà sopportare la banca. Considerando un costo medio dei bonus intorno al 130 per cento del lordo in busta paga, la cifra si riduce a quota 67,7 milioni. Eh ma il punto è che con i bonus Tremonti c’è andato giù pesante: considerare una tassazione almeno del 50 per cento su di essi, non è ingeneroso. Il netto arriva così a 33,8 milioni: una bella sommetta. La zuppa fa il conto, ovviamente, della serva e divide il tesoretto per i 120 dipendenti che si porteranno a casa la gratifica ( ovviamente si tratta di puro esercizio di stile). Alla fine si tratta di circa 280mila euro a testa. Il tutto pagabile in tre anni: 95 mila euro l’anno. Niente male. Ma attenzione a definirli bonus milionari. Non ci fanno certo pena, ma forse converrebbe rivolgere l’attenzione per trovare i veri scandali bancari. Vi diamo una traccia.
Nella medesima settimana in cui Mediobanca ci svelava i suoi conti, Ubs scopriva che un suo trader faceva un buco da 2,3 miliardi. I mercati nei giorni precedenti, anche per i rumors che giravano, erano precipitati. Viene trovato il colpevole e ammanettato. Dopo poco l’amministratore delegato della banca si dimette. D’altronde Ubs non un secolo fa, ma nel 2008 si era trovata con 50 miliardi da svalutare per scommesse andate male sul credito. Ma viene da chiedersi, è finita qua. Con il trader in galera, e l’ex amministratore delegato a casa. Il ragazzo che ha fatto il buco mica lo ha fatto per se stesso. In sostanza aveva scommesso sull’andamento di alcune Borse comprandosi degli Etf: sì, gli stessi che compra la Signora Maria allo sportello. Ma a differenza nostra ne aveva presi per miliardi di euro. E non si era coperto. Non aveva cioè fatto ciò che per la gestione del rischio della banca è obbligatorio. Non li aveva infatti comprati per terzi, ma aveva fatto l’investimento per Ubs, a quanto risulta dalle prime scarse informazioni fornite ai mercati. E allora qua le cose non girano per il verso giusto. E se la scommessa per la banca fosse andata bene? E se gli Etf e le Borse fossero salite? Chi si portava a casa il ricco guadagno? La Banca, of course. E riguardo, come ci racconta un nostro insider, alla copertura «la questione è binaria»: o ti copri oppure no. Non c’èvia di mezzo.E per questo genere di investimenti la copertura è d’obbligo. D’altronde dal 2008 in poi le banche sono piuttosto attente agli allarmi sul proprio portafoglio. Ovvio dunque che l’amministratore delegato faccia le valigie. Ma, scusate, il capo dell’investment banking, quello che avrebbe brindato dell’eventuale buon andamento della scommessa, dove sta? E il risk manager? E il cfo? Tutti al loro posto.
Ma fateci il piacere.
Invece di preoccuparsi dei bonus di Mediobanca, andiamo a guardare i nostri blasonati vicini di casa, che saltano come tappi, e poi fischiettano fanno finta di nulla, magari sibilando con disprezzo: les italiens...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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