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Ma i brasiliani sono fantasmi e Dida una controfigura

I l Brasile del Milan ha la testa tra le nuvole. Il Brasile del Milan è una delle ombre più inquietanti che resistono ai fasci di luce rappresentati da Inzaghi e Shevchenko, che negli ultimi dieci minuti di una qualificazione sofferta hanno illuminato San Siro. Il problema numero uno, finito anche sul notes di Parreira, ct del Brasile, è rappresentato dal portiere, l’ex pantera, diventato incerto e balbuziente, insicuro e timido, impacciato, capace di contagiare persino i suoi sodali che ormai non gliele mandano più a dire. Nesta e Kaladze, Costacurta e Stam, Serginho e Maldini gli lanciano occhiatacce che devono entrargli nel costato come lame. Nessuno, dello staff tecnico, ha una spiegazione sulla parabola di Dida che ha attraversato la crisi acuta nel dicembre del 2005 e ha inaugurato il nuovo anno alternando nella stessa partita prodigi a nefandezze. Così anche contro il Lione. Dev’essere la sindrome da mondiale o una sottile malattia psicologica che lo divora dentro. Atteso da molti il ritorno di Abbiati tra i ranghi.
Il Brasile del Milan ha la testa tra le nuvole e le gambe molli. Lo conferma anche Kakà che da un mese è sparito dalla scena. Da segnalare una sola performance, un colpo di testa, con tanto di gol d’autore, contro la Fiorentina e poi nient’altro. E qui forse non c’entra la febbre da mondiale perché il posto è garantito e il credito riscosso presso la sua comunità anche. Succede a tutti, d’accordo. Ma è arrivato il momento di uscire dalla crisi. Sul conto di Cafu non è ammessa alcuna severità: il capitano della seleçao si è lasciato operare al menisco per essere pronto in vista del mondiale, ha qualche conto da saldare con la critica del suo paese ma nel frattempo al Milan attendono tempi più rapidi per la sua convalescenza. Solo Serginho, del quartetto verde-oro, ha la testa sulle spalle, gambe che rispondono e grande cuore. Ha firmato una stagione memorabile, ha trovato posto fisso come terzino alla Roberto Carlos, è stato tra i migliori anche nella notte col Lione. Ma lui si sa, è fatto così, va per i fatti suoi, ha ritmi e bioritmi particolari e a fine maggio tornerà in vacanza a casa sua.

Parreira ha scelto d’ignorarlo, commettendo un errore marchiano.

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