Politica

I BRIVIDI DELL’UNIONE

Forse pochi si renderanno conto del fatto che la crisi politica di queste settimane è stata molto di più: una crisi della politica. È in corso un braccio di ferro fra chi considera il sistema bipolare (e non il maggioritario) una rivoluzione democratica perché permette ai cittadini di assumere e licenziare governi senza intermediari, e chi invece vuole un sistema a doppia delega. Il cittadino, cioè, vota e delega una parte politica non a governare, ma a trattare secondo convenienza e ad agire come si agisce sul mercato. Il cittadino in questo caso non comanda, ma si fida di un intermediario per motivi ancestrali (è comunista nelle regioni rosse, è cattolico di sinistra nelle regioni che si chiamavano bianche) o perché non ha voglia di scegliere.
Il sistema bipolare è un sistema più sincero, ma sanguinario. Il sistema invece che sa ruotare intorno ai suoi 360 gradi con un perno al centro è certamente un po’ loffio, ma mediatore, pieno di ammortizzatori e di air bag. Se guardiamo lo scontro che sta avvenendo adesso vediamo bene anche il senso delle cose: certamente Marco Follini, ma probabilmente Rutelli e Marini che si ispirano neanche tanto segretamente all’esperienza dell’Udr di Francesco Cossiga, pensano (e lo dicono) ad un sistema col perno centrale girevole, la fine del bipolarismo e la costruzione di un nuovo soggetto per cui in maniera convulsa si parla di campagna acquisti. In genere queste operazioni di vertice e di acquisti non rendono sul piano elettorale. La gente comune non li premia, ma questi piani non rincorrono grandi risultati. Ne cercano anzi uno solo: quello di diventare l’ago della bilancia e spezzare il duopolio con una offerta cui è difficile dire sempre di no e che suona più o meno così: le vostre estreme all’interno dei poli vi imbarazzano e vi paralizzano. Noi siamo pronti a sostituirle, trattando le condizioni in precedenza e di volta in volta.
Abbiamo già spiegato che dietro gli umori più nobili di questo tentativo di rovesciamento ci sono interessi leciti e preoccupazioni autentiche. La Chiesa si preoccupa delle lacerazioni brutali che il sistema bipolare impone, gli Stati Uniti d’America si costruiscono come grande superpotenza una serie di opzioni alternative fra gli interlocutori domani possibili. Ma questo tifone nemico del bipolarismo si sta in questi giorni, in queste ore, sgonfiando. Il Presidente della Camera ha preso bruscamente le distanze da qualsiasi progetto di questo tipo e la temperatura scende. Nel frattempo si nota un fenomeno inatteso: l’Unione di centrosinistra, che cantava vittoria apertamente fino a Ferragosto, sta smorzando i toni e appare pervasa da brividi di scoraggiamento e di pessimismo. Mai come adesso si è potuto toccare con mano lo scollamento del campo prodiano e mai come adesso è apparsa in ripresa la Casa delle libertà con l’annuncio di una Finanziaria non elettorale e di uno stato dell’occupazione in crescita e della disoccupazione in declino, un annuncio che agisce come una iniezione di credibilità sui mercati e sull’immagine. Dunque la partita per la sopravvivenza della piccola ma autentica rivoluzione liberale è apertissima e la certezza della vittoria del centrosinistra impallidisce giorno dopo giorno, come è possibile notare dal ridicolo tasso di conversioni religiose di questi giorni, che l’opinione pubblica di sinistra vive con fastidio per l’evidente natura opportunistica e cinica dell’operazione.
Un ultimo dato: il ministero degli Interni non sarebbe pronto per le elezioni generali perché i collegi elettorali devono ancora essere ridisegnati sulla base delle variazioni demoscopiche.

Quindi i tempi restano quelli fisiologici e il centrodestra è deciso a rimontare la china.

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