RomaPompe di benzina a secco, scaffali dei negozi semivuoti e supermercati chiusi. È questo lo scenario che potrebbe presentarsi nei prossimi giorni agli italiani già impauriti per un futuro tutto allinsegna del motto «lacrime e sangue». Questo scenario apocalittico potrebbe essere il frutto di un blocco degli autotrasportatori. E la minaccia di una serrata, lanciata ieri nel corso di una serie di assemblee spontanee in tutto lo stivale degli iscritti a Confrasporto, serve soprattutto per chiedere a gran voce al governo impegni precisi affinché non venga schiacciato dalle nuove accise e dalla cancellazione della legge che prevede il costo minimo per la sicurezza un settore (quello del trasporto su gomma) tra i più importanti della nostra economia. «La scelta di aumentare il costo del gasolio è illogica - tuona Paolo Uggè, presidente di Fai Conftrasporto - e cozza contro ogni criterio di competitività». Il differenziale tra il livello medio dellaccisa sui carburanti a livello europeo (fonte Ue) e quello italiano è di 19 centesimi. «Questo vuol dire - spiega Uggè - che lautomezzo italiano spenderà in media 7mila euro in più allanno per il gasolio». In questo modo un buon 20 per cento delle aziende italiane del settore potrebbero chiudere i battenti entro il dicembre del prossimo anno. La Fai Conftrasporto, però, avverte che a rischio sono quasi la metà delle aziende italiane (il 47 per cento). «Il dato estremamente negativo - aggiunge il presidente di Fai Conftrasporto - è che queste imprese verranno sostituite da operatori che provengono da Paesi comunitari».
Il cahiers de doleance degli autotrasportatori comprende poi altre voci. Tra queste la più importante è ovviamente quella che riguarda i costi minimi per la sicurezza. Il precedente governo aveva emanato un decreto sulle tariffe minime per garantire i clienti degli autotrasportatori riguardo gli standard di sicurezza del mezzo, copertura assicurativa e professionalità degli addetti. «Questo governo invece non intende procedere sulla stessa strada - lamenta Uggè - E il rischio è quindi che una liberalizzazione selvaggia mini sensibilmente la sicurezza di tutti». Tra le altre voci del cahiers anche laumento eccessivo dei premi assicurativi e il fatto che lUnione Europea non si sia ancora decisa a concedere al carburante dei Tir la «qualifica» di gasolio professionale, come già avviene per agricoltura e pesca, con conseguente taglio dei costi fiscali.
Insomma, lassociazione che difende gli interessi dei camionisti boccia senza riserva la manovra del governo Monti.
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