Sport

I campioni insegnano ai manager come diventare un team vincente

Dalla Vezzali a Pittis, la Sport Gate ha coinvolto 20 stelle e scartato i calciatori

Scaldamuscoli e gessato, allenamenti e master in marketing. Sport e azienda, mondi distanti che fino a oggi si sfioravano solo nel tempo libero, a cravatta slacciata e telefonino spento. Ma che in fondo, dietro le macroscopiche differenze, scoprono di condividere gli stessi valori.
Da questa idea, mutuata dai Paesi anglosassoni ma innovativa in Italia, è nata lo scorso anno Sport Gate, www.sport-gate.it, la prima società a utilizzare campioni dello sport nella formazione dei manager: «Finora gli sportivi erano chiamati solo a fare da testimonial nelle convention - spiega Lorella Zanardo, una dei soci fondatori insieme allo psicologo Giuseppe Nitro e all’olimpionico di scherma Daniele Crosta -. Noi invece li portiamo in cattedra». Non solo racconti autobiografici, ma vere e proprie lezioni. Ma cos’hanno da insegnare allenatori e atleti a dirigenti di azienda? «Moltissimo - spiega Crosta, bronzo a Sydney 2000 e psicologo dello sport -. Scegliamo personaggi che non vivano di notorietà riflessa, ma che abbiano concreti saperi da comunicare. Per esempio, le aziende si rivolgono a noi con esigenze di team building, per far coesistere i dipendenti delle società acquisite: chi meglio di un allenatore potrebbe spiegare come gestire un gruppo?».
Valori e modalità di lavoro. Lo sport si sveste della sua patina frivola e infila il tocco per insegnare la vita. «Ogni nostro collaboratore (più di una ventina, ndr) viene scelto in base ai suoi talenti, evitando il divismo - puntualizza Zanardo -. Per questo non abbiamo calciatori: perché la loro fama rischierebbe di offuscare il resto». D’altronde, non è certo per la fama che Sport Gate ha stretto collaborazioni con aziende del calibro di Barilla, Ras e Trenitalia, solo per citarne alcune: «Non siamo "l’ora d’aria" nella routine dell’ufficio, sia chiaro - sorride Crosta -. Alla testimonianza dell’atleta uniamo lo sport training, con cui anche il manager più inamidato riscopre abilità nascoste». È Zanardo a spiegare: «Lo sport non è una semplice attività ludica: a chi ci chiede di insegnare ai propri dipendenti come prendere decisioni immediate, proponiamo sessioni di scherma. E capita che timidi dirigenti si riscoprano leader in pedana».
Gestione dello stress, prontezza di riflessi, accettazione delle sconfitte. Valori assopiti davanti a un computer, ma che possono rifiorire come per magia durante una partita di rugby, o assistendo a una performance di karate. «Lo sport accende energie impensabili - svela Crosta -. Perché non sfruttarle nel lavoro quotidiano?». Nel gruppo, campioni provenienti dagli sport più vari: il canottiere Giovanni Calabrese, il nuotatore Luca Sacchi, la coppia di pattinatori Fusar Poli-Margaglio, il cestista Riccardo Pittis. E ancora il rugbista Carlo Checchinato, il golfista Massimo Scarpa, e molti esponenti della squadra di fioretto azzurra, a partire dal ct Andrea Magro: «Senza dimenticare le donne - rivendica Zanardo -. Una delle esperienze più interessanti è stata una lezione su come conciliare carriera e famiglia: è stato stupendo vedere Valentina Vezzali e Stefania Belmondo portare la loro testimonianza di madri vincenti».


Già, perché anche gli sportivi ci trovano gusto, anche se con una punta di imbarazzo, come nel caso del ct della nazionale di ciclismo Franco Ballerini: «Vedere un direttore generale prendere appunti mentre spiegavo - ha ammesso con un sorriso -, è stata un’emozione».

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