I centauri furibondi scrivono a Veltroni: «Pensa anche a noi»

Veltroni non ama troppo le due ruote. Perlomeno non sono in cima ai suoi pensieri. E i motociclisti, per ricordargli la loro esistenza, hanno indirizzato una lettera aperta al primo cittadino. Vedremo se il Sindaco ora farà il secondo passo e li riceverà. Alla Befana, infatti, Veltroni si è rifiutato di scendere dal Campidoglio per ritirare la tradizionale calza che dal ’94 ogni 6 gennaio i centauri donano al sindaco di Roma. E sì che di regali dentro ce n’erano: cordoli rotti, un dossier sulle buche, un sampietrino, una corona di fiori. Niente. Il sindaco non ha gradito, non ha commentato. E ieri il Coordinamento Motociclisti ha spedito, tramite i quotidiani, una lettera aperta al sindaco. «Caro sindaco, ciò che ti scrivo speravo di potertelo dire alla Befana quando insieme a molti altri ti ho aspettato inutilmente - scrive il presidente Riccardo Forte -. Sapevi che eravamo lì perché te lo avevamo comunicato. Ma non ti sei fatto vedere, né hai mandato qualcuno in tua vece. La tua è stata una grave caduta di stile». «Noi comunque - prosegue - siamo saliti in Campidoglio e abbiamo consegnato ai vigili di servizio il nostro dono per te: un pezzo di quei micidiali cordoli da poco installati in corso Vittorio e già in frantumi». I centauri si sentono snobbati: «Siamo anche noi cittadini - scrive Forte -. Lavoriamo, studiamo, paghiamo le tasse e chiediamo di vivere in una città che funziona. Caro Sindaco, a Roma i motociclisti cadono come mosche. Non è solo per imprudenza, ma perché sono le strade di questa città, devastate da anni di criminale incuria e da un pressappochismo costante negli interventi di manutenzione, una delle principali cause di incidenti». La chiusa è un’ultima stilettata: «Muoversi su due ruote a Roma è pericolosissimo, ma molto si potrebbe fare: per cominciare, ascoltare coloro che con quei rischi si confrontano».
Quanti sono nella capitale gli utenti delle due ruote? Almeno mezzo milione. Dunque la lettera porta, idealmente, cinquecentomila firme. Dove si incontrano le insidie maggiori? Sui binari sconnessi del tram, sui sampietrini? C’è solo l’imbarazzo della scelta. «A viale Aventino e verso le Terme di Caracalla lungo i binari ci sono fessure larghe e profonde - spiega Riccardo Forte -. Non parliamo di via Marmorata che sembra un percorso di guerra. E sì che la corsia preferenziale è stata riasfaltata ed è perfettamente liscia, purtroppo il resto della carreggiata è una serie ininterrotta di buche». Sui sampietrini, invece, la maglia nera spetta a via Nazionale e via Cavour. I sampietrini, però, fanno parte del patrimonio storico di Roma, una tradizione millenaria. «Sì, ma bisogna decidersi se vogliamo vivere in una città sotto vetro o in una metropoli moderna. I sampietrini sono pericolosi perché sono ovunque ammalorati, sporgono, sono aguzzi. Se proprio vogliono conservare la tradizione, potrebbero almeno toglierli dalla grande viabilità e lasciarli dove non passano gli autobus.

Sono le pesanti ruote dei grossi mezzi di trasporto, infatti, a dissestarli». E i cordoli delle preferenziali? «Un’insidia continua. Noi suggeriamo di delimitare le corsie il più possibile con le borchie di plastica, meno pericolose».

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