I centri sociali prendono in ostaggio la città

I centri sociali prendono in ostaggio la città

(...) Sul tetto, il manichino di un operaio inginocchiato sulla ghigliottina con la scritta «Ricattati a morte», sull’altro invece una tomba e lo slogan «Se ci ridate il futuro, vi ridiamo Mike Bongiorno». Sono le 10.15 e il corteo inizia a muoversi. Poche centinaia di metri e poi all’incrocio con via Prè lasciano sfilare i lavoratori della Cgil. «Siamo più avanti di loro - grida dal furgone una ragazza - non fermiamoci in piazza con un sindacato che ha bloccato lo sciopero per sei mesi. Questa non deve essere una passeggiata per ascoltare trenta minuti di discorso». È una sfida alle forze dell’ordine che li scortano con i blindati della polizia, carabinieri in assetto anti-sommossa e personale della Digos. E alla città intera, a chi in questa giornata di sciopero ha scelto di lavorare e a chi è sceso in strada per protestare, pacificamente.
Dunque, il corteo degli studenti. Si marcia lungo via Balbi, sotto la galleria Garibaldi, in via Roma e finalmente si arriva in piazza De Ferrari dove c’è il comizio della Cgil. Da una parte il sindaco Marta Vincenzi che stringe la mano a un finto Berlusconi. Dall’altra parte i ragazzi che vogliono bloccare la Superba: l’hanno promesso e così sarà. Un gruppetto si arrampica su Palazzo Ducale e srotola due striscioni. Poi si riparte. Col furgone che manda la musica a tutto volume e la polizia davanti ad aprire la strada, mentre lungo via Venti volano uova piene di vernice contro le vetrine dei negozi e del McDonald’s. Si va a passo spedito verso la Soprelevata. La vogliono occupare e nessuno li ferma. In un giorno in cui già regna il caos per lo sciopero è come mettere la città in scacco. I ragazzi esultano, la polizia municipale devia il traffico e loro sfilano trionfanti dietro a bandiere e striscioni. Una parte si stacca e prosegue lungo via Gramsci, mentre il traffico si paralizza.
Lungo il tragitto qualcuno scaglia un sasso contro una sede della Carige, le vetrine di un portone vanno in frantumi. Nelle retrovie dicono che il corteo voglia andare a Principe, a bloccare i binari dei treni. Poi però cambiano destinazione e si va verso l’autostrada. C’è caldo, i ragazzi sono stanchi e a piazza Dinegro si fermano tutti. Sembra quasi che finisca qui la giornata dei centri sociali. Ma è solo un’illusione. Verso le 13.30 il furgone riprende la marcia questa volta sì diretti alla stazione. Le prime file si sganciano, corrono verso l’entrata laterale della ferrovia, riescono a sfondare il cordone della polizia e s’infilano dentro. Iniziano gli scontri: volano pietre, bottiglie e manganellate. La Questura di Genova a fine giornata parla anche di una bomba carta lanciata dai manifestanti e precisa che la carica di alleggerimento si è resa necessaria per evitare che i ragazzi occupassero i binari: non solo, avrebbe denunciato in stato di libertà una studentessa francese sorpresa a lanciare pietre contro gli agenti. Nella mischia due ragazze rimangono a terra: una con un taglio alla testa e l’altra con una botta sull’occhio e alla pancia. Insieme a un fotografo, lasciano la stazione in ambulanza, in codice verde. Ma ci sono altri contusi, una decina in tutto tra agenti e manifestanti, solo in maniera lieve. Tra i più giovani anche minorenni. Si tengono premuto un sacchetto di ghiaccio sui lividi e proseguono la loro protesta.

Questa volta verso il loro quartier generale di via Balbi, alla facoltà di Lettere occupata dall’altra notte in vista della manifestazione. «Contiamoci e vediamo quanti ne mancano. Poi pensiamo a come vendicare i compagni dell’Uds», promettono i capi. Ma la giornata ormai è finita, per fortuna.

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