I centristi puntano i piedi Voto in forse sull’«ex Cirielli»

Nuove proteste dell’Anm. L’approvazione potrebbe slittare a fine mese

I centristi puntano i piedi Voto in forse sull’«ex Cirielli»

Marianna Bartoccelli

da Roma

Il presidente Casini legge la nota inviatagli dall’Associazione nazionale magistrati e la richiesta del suo gruppo di appartenenza, l’Udc, e decide di prendere carta e penna e di scrivere al ministro Castelli: «Le ripeto la richiesta avanzata a settembre di inviare a questa Camera lo studio sull’impatto che l’ex-Cirielli può avere sui processi pendenti, documento già inviato al presidente Ciampi». La Camera intende verificare, prima di andare al voto definitivo per la terza e ultima volta, se rispondono al vero i dati diffusi dall’Anm in previsione del dibattito sulla legge nota come ex-Cirielli sulla prescrizione di alcuni reati e la maggiorazione della pena per coloro che reiterano il reato. Secondo alcuni dati elaborati dall’Anm infatti verrebbe prescritto «il 90 per cento delle corruzioni - spiega il presidente dell'Associazione, Ciro Riviezzo - e complessivamente la prescrizione passerà dal 10 al 30 per cento». Il ministro Castelli risponde immediatamente alla richiesta e già da ieri sera i dati sono sul tavolo del presidente della Camera. Dando così una risposta anche al segretario dell’Udc, Marco Follini, che aveva sottolineato che «la ritrosia a dare quelle cifre stride con la fretta di fare la legge». Ma oggi il dibattito in aula potrà avere, se inizia, anche il supporto di quelle cifre che lo stesso ministro avverte «sono dati parziali e quindi inidonei a fornire un’esatta valutazione».
Il dibattito si prevede ricco di colpi di scena. Sono stati presentati infatti circa 80 emendamenti e per 40 di questi è prevista la votazione a scrutinio segreto. Compresa la prima votazione sulle quattro pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’opposizione e l’ultima sul testo finale. Ricompare così lo spettro dei franchi tiratori, anche se i primi a dubitarne sono i deputati dell’opposizione. Come sottolinea Giuseppe Fanfani della Margherita: «Spero che ci siano, ma sono scettico».
Quando si parla di franchi tiratori si pensa subito ai deputati dell’Udc che hanno da sempre contrastato questa legge pur approvandola ogni volta. E il gruppo parlamentare ha deciso di riunirsi prima dell’inizio dei lavori in aula per decidere la posizione da assumere. Alla riunione sarà presente anche il segretario Follini. Per l’Udc è in discussione non il contenuto della legge ma, come sottolinea il capogruppo in commissione Giustizia, Erminia Mazzoni, la tempistica della votazione. «Non ci pare ci sia questa urgenza. È una questione di opportunità politica. E inoltre vogliamo conoscere i dati sull’impatto che questa legge potrà avere». Dati che saranno sul loro tavolo oggi stesso. Sulla «opportunità politica» la risposta arriverà dopo l’incontro del gruppo parlamentare dell’Udc. Pare comunque che il gruppo dell’Udc non sia disposto ad accettare l’inversione dell’ordine del dibattito d’aula come vorrebbe parte della maggioranza che spera di giungere all’approvazione in tempi brevi. In questo modo la ex-Cirielli andrà in aula alla fine del mese, dopo il dibattito e il voto sulla legge elettorale.
Le incertezze sul voto alla legge da parte dell’Udc irritano gli alleati: «Ogni partito è libero di votare quello che vuole, ma credo che non votare questa legge sarebbe incomprensibile» avverte il capogruppo di An, Ignazio La Russa. E aggiunge che del resto non si può più parlare di legge «salva Previti»: «Con le modifiche che abbiamo apportato non si può più sostenere che la legge favorisce quello o questo. Inoltre la parte che più ci interessa è la seconda, cioè quella sull’inasprimento delle pene per i recidivi» sottolinea.

E il presidente della commissione Giustizia, il forzista Gaetano Pecorella, si augura invece che «le ragioni politiche non prevalgano su una legge giusta che evita che una pena venga inflitta a vent’anni dal reato commesso». Rispetto ai dati elaborati dall’Anm, interviene Giuseppe Gargani, eurodeputato di Forza Italia: «Il principio è valido a prescindere dal numero di processi su cui impatta».

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