Cronache

I computer? Si credono Dio e corteggiano ragazze. Ma nessuno sarà mai Hal

C'è stato l'elaboratore che scriveva libri e la macchina che "sapeva di essere viva". Nonostante l'esplosione della tecnologia però nessuno ancora ha raggiunto il livello del protagonista di 2001 Odissea nello Spazio

I computer? Si credono Dio e corteggiano ragazze. Ma nessuno sarà mai Hal

C'è stato il computer che scriveva libri. Titolo: «Just this once» («Solo per una volta»), prima opera letteraria partorita da una mente elettronica, 15mila copie tirate, 295 pagine, prezzo 19 dollari. Sembrava un fotoromanzo, con bellissime donne mangia-uomini, scene erotiche e droga-party. Il suo inventore, Scott French, gli aveva inculcato i vezzi stilistici e narrativi di una scrittrice vera, Jacqueline Susann, e inserito nel suo software di tutto, dalla frequenza delle scene di sesso ai livelli di malvagità.
Poi è arrivato Magnus un computer che, giurava il suo inventore, professor Igor Aleksander «sapeva di essere vivo». Apprendeva dalla realtà circostante e sembrava persino possedere un barlume di libero arbitrio. É costato sei anni di studi e un miliardo e duecento milioni delle vecchie lire, Aleksander ha dato al suo computer anche lo stimolo della fame scoprendone una naturale tendenza all'egoismo: Magnus sceglieva per sè sempre il piatto migliore.
Dopo è toccato a Stella, il bancomat dal volto umano, che parlava ai signori clienti facendo anche gli auguri di buon compleanno. Era in grado di conversare con gli utenti senza bisogno di carte di credito e tastiere, riconosceva i clienti dall'iride dell'occhio e dal suono della voce, molto più sicuri delle impronte digitali. Molto diversa da Stella fu Xiaotu che avendo troppa materia grigia e assorbendo immediatamente ogni informazione anzichè distribuire agli studenti della Tsinghua University di Pechino, dove lavorava, consigli sulle loro letture, cominciò a parlare come i ragazzi facendo commenti a luci rosse e parlando di calcio come al bar sport. Colpa di un software supersofisticato di autoapprendimento e la malizia degli studenti. Così è stata spenta e mandato in rieducazione.
Ma il più figo di tutti è stato Cyc, che si convinse, nutrito per diciassette anni da più di cento programmatori, di essere non solo il più sofisticato sistema d'intelligenza artificiale mai creato dall'uomo, ma Dio in persona. Tra i suoi programmatori anche venti filosofi: «Cyc sa che Dracula è un vampiro e che i vampiri non esistono» fu la loro soddisfazione. Costò oltre 50 milioni di dollari, a volte soffriva di noia.
Nessuno però è riuscito a diventare lui: Hal, il computer più famoso della storia della fantascienza, e forse anche della storia dell'informatica. L'elaboratore di «2001, Odissea nello spazio», inesistente, ma capace di influenzare il mondo dell'informatica e la cultura tecnologica degli ultimi quarant'anni. «Mi chiamo Hal 9000. Sono diventato operativo nella fabbrica Hal di Urbana, Illinois, il 12 gennaio 1997...»: così Hal si presenta nella storia di Clarke, con una voce sorniona, affidata nella versione italiana a Gianfranco Bellini. E da quel momento negli spettatori si insinua il dubbio che sappia fare molto più che macinare numeri. L'ultimo a capirlo è invece il comandante della missione, Dave, che dopo una serie di vicende drammatiche (Hal riuscirà a uccidere gli altri membri dell'equipaggio per assumere il controllo totale della missione), riesce miracolosamente a disattivarlo, incurante dell'estrema preghiera del computer più cattivo di sempre: «Non farlo, Dave, ho paura. La mia mente se ne va...». Hal aveva già prefigurato il futuro: sapeva giocare a scacchi, riconoscere il parlato, le immagini e i volti, oltre a gestire le funzioni vitali dell'astronave. Per ora è l'unico calcolatore elettronico che abbia coscienza di sè, che conosca il male (e sappia metterlo in pratica), che studi la psicologia degli uomini e sappia leggere le labbra. Nel film grazie a questa capacità riesce a capire le intenzioni degli astronauti e prendere le contromisure. Con il suo «occhio rosso», la telecamera cui nulla sfugge, Hal è, insieme, la metafora della società dell'informazione e il profeta dell'apocalisse di un mondo dominato dalle macchine. A 46 anni di distanza dal film, nessuno sa dire con certezza se sulla Terra comparirà mai un vero Hal. Per uno dei fondatori dell'intelligenza artificiale, Roger Schank «Hal non esisterà mai».

Al massimo un computer che si crede Dio.

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