RomaDomani il ministro dellEconomia Giulio Tremonti giocherà le sue carte sul federalismo fiscale. Dovrà dimostrare, dati alla mano, come la cessione di funzioni alle Regioni, il taglio dei trasferimenti compensato da maggiore autonomia fiscale e limposizione di costi standard servirà a responsabilizzare le classi politiche locali - in particolare in quelle realtà dove la spesa è strutturalmente fuori controllo - e farà risparmiare soldi dei contribuenti. Il Consiglio dei ministri è stato convocato per la relazione sul federalismo, ma qualche cifra è già emersa ieri. Nella relazione, ha anticipato il Corriere della Sera, si stimano in 10 miliardi di euro allanno di risparmi dovuti al federalismo. Una bella fetta, quattro miliardi, riguardano la sanità.
La parola magica è «costi standard». In altre parole i servizi acquistati dai governi locali non potranno più essere costare cifre diverse da regione e regione. Sono noti i casi che riguardano la sanità. Si va dalle siringhe, che in Sicilia costano cinque centesimi e in Toscana poco più della metà, alle garze che, sempre in Sicilia, arrivano a costare il 30 per cento in più rispetto allEmilia-Romagna. Fino ad arrivare alle famose protesi di valvole cardiache, che in Sardegna costano 450 contro i 204 del Piemonte.
La riforma del federalismo, una volta attuata, definirà i criteri per individuare il giusto prezzo di prodotti e servizi acquistati dai governi locali, tarandoli, se non sulle Regione più virtuosa, la Lombardia, su quelle che rientrano nella parte bassa del gruppo delle virtuose, ad esempio la Toscana. Questo metodo applicato alla sanità, a regime, farà risparmiare quattro miliardi di euro allanno. Stima che non tiene conto del buco accumulato da alcune Regioni. Se si considera che non sarà più possibile sforare - e che fino ad oggi a coprire i buchi era lo Stato - ai risparmi attesi dalla sanità bisogna aggiungere altri 4,5 miliardi. Nella relazione si darà anche conto, nel dettaglio, di altri 2,5 miliardi di minori costi per province e comuni.
La relazione di Tremonti è particolarmente attesa per due motivi. Intanto cade nel momento più caldo della polemica tra regioni e governo centrali alla manovra anti crisi. Poi perché il lavoro della Commissione tecnica paritetica per lattuazione del federalismo fiscale è arrivato alla fine di una serie di stime sugli effetti del federalismo. Nelle settimane passate si è passate da proiezioni sui «costi» del federalismo, la più preoccupante ha parlato di 60 miliardi allanno, a stime, come quella del Cerm e della Corte dei conti, che hanno invece sostenuto come la riforma farà risparmiare.
Il ministro leghista per la Semplificazione, Roberto Calderoli, ha detto la scorsa settimana che punta ad avere pronti entro luglio i decreti sul federalismo fiscale che riguardano lautonomia impositiva a Comuni, Province e Regioni a partire dal 2012. Da definire anche i fabbisogni standard, che saranno calcolati in base alle funzioni loro affidate, con un meccanismo simile agli studi di settore, dei lavoratori autonomi.
Per quanto riguarda i tributi locali, in particolare dei Comuni, il dossier è invece sul tavolo di Tremonti. Con lautonomia impositiva dei Comuni arriverebbe anche la «service tax», che metterebbe insieme tutte le tasse sulla casa, comprese quelle catastali e di registro. Con lattuazione del federalismo potrebbe tornare in campo la cedolare secca al 20 per cento sugli affitti, che, sul modello utilizzato sperimentalmente allAquila, potrebbe essere messa in capo ai Comuni.
Già avanzato, invece, il federalismo demianiale. La pubblicazione della lista dei beni che saranno ceduti alle autonomie locali ieri ha innescato una polemica puntata su una presunta «privatizzazione» dei beni nella lista, a partire dalle isole e dalle montagne.
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