I conti tornano, non serve un’altra manovra

Il Cdm: pareggio di bilancio nel 2013, nonostante il calo del Pil. Dalla lotta all’evasione arrivano 11 miliardi. Pene severe per chi imbratta o danneggia: da uno a 6 anni di cella

I conti tornano, non serve un’altra manovra

Roma Crescita del Pil rivista al ribasso e impegni europei rispettati, grazie alla manovra e alla delega fiscale. Il Consiglio dei ministri - assente il titolare dell’Economia Giulio Tremonti - ha approvato la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (l’ex Dpef), con le stime riviste alla luce della manovra di Ferragosto. Il governo conferma l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013, grazie all’aumento dell’Iva al 21% che ha messo al sicuro i conti dagli effetti della crescita inferiore rispetto alle stime precedenti. Le previsioni sul Pil sono in linea con quelle dell’Ue: più 0,7% nel 2011 e 0,6% nel 2012, contro i precedenti 1,1% e 1,3%.

Effetto depressivo temporaneo delle manovre, ma anche della crisi internazionale («Fuori dall’Italia, nell’economia internazionale - si legge nel Def - si manifestano purtroppo analoghi andamenti negativi»). La manovra è «coerente con il raggiungimento del pareggio di bilancio» nel 2013, «necessaria» per «l’ampliamento dei differenziali di rendimento» sui titoli italiani, anche se «può produrre effetti non positivi sul livello di attività economica nel breve periodo». Nel lungo, invece, secondo il governo la crescita tornerà, anche grazie alla politica di rigore.

Nella contabilità per i prossimi tre anni il ministero dell’Economia ha anche inserito le entrate delle delega fiscale: 20 miliardi da qui al 2014. Cifra già contabilizzata come frutto della «clausola di salvaguardia» cioè del taglio delle agevolazioni fiscali-assistenziali che valgono in tutto 150 miliardi. Un taglio lineare che potrà essere evitato solo se entro un anno il governo attuerà la delega. Sono nate da questo le voci di questi giorni su una nuova manovra correttiva. Ampi margini di sicurezza arrivano dal fisco. Ieri il direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera ha stimato che nel 2011 saranno recuperati 11 miliardi di evasione, 13 nel 2012.
Il Consiglio dei ministri ha approvato altre misure, compresa una anti vandali. Un disegno di legge proposto dal ministro Giancarlo Galan a tutela di reperti archeologici e opere d’arte.

Si potrò richiedere l’arresto per furti o danneggiamenti di beni di valore culturale. Un inasprimento accelerato dalla catena di episodi, ultimo il danneggiamento del mascherone a piazza Navona a Roma per il quale non è stato possibile arrestare l’autore in flagranza di reato né per custodia cautelare perché la pena prevista per quel reato è troppo bassa. Il ddl (che ora passa all’esame del Parlamento) interviene proprio su questa soglia, portandola da uno a 6 anni. Varrà anche per i responsabili della costruzione degli ecomostri, visto che viene espressamente citato chi deturpa il paesaggio.

E c’è anche un inasprimento delle pene per chi vende opere d’arte senza autorizzazione (tre anni di reclusione e multa fino a 77 mila euro, 30 mila euro per chi esporta le opere d’arte). C’è anche una stretta sui «tombaroli» tecnologici, che cercano refurtiva nei cimiteri con i metal detector. Diventerà reato possedere simili congegni, senza una ragione valida. Misure accolte con soddisfazione soprattutto da Gianni Alemanno, sindaco di Roma, e dal ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla.

Poi il via libera definitivo al commissariamento degli Atenei in dissesto finanziario, con una norma che entrerà in vigore con la pubblicazione della prossima Gazzetta Ufficiale e ha lo scopo di «individuare conseguenze e responsabilità nella gestione economico-patrimoniale» delle università pubbliche, «garantire che il sistema universitario operi con obiettivi di efficacia, efficienza e trasparenza». La legge prevederà tre livelli, due blandi in caso di disequilibrio finanziario temporaneo o di crisi di liquidità. In questi casi viene elaborato un piano di rientro. Se non riuscirà scatterà il commissariamento vero e proprio.

Tra le altre misure, anche la

riduzione dei componenti del Cnel. Dagli attuali 120, i membri del consiglio dell’economia e del lavoro diventeranno 70. Misura che è stata accolta dalle proteste dei sindacati, che esprimono la gran parte dei consiglieri.

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