nostro inviato a Torino
Quella benedetta dozzina è arrivata scortata da tre corazzieri: Adriano, Ibrahimovic e Materazzi. Tre gol per dimostrare che il record dellInter è vero e niente affatto arraffato alla storia: 12 successi di fila vanno cucinati uno per uno, ognuno con i suoi imprevisti e magari con i colpi della fortuna. Ieri lInter si è conquistata la fortuna affidandosi al piede da showman di Ibrahimovic: nemmeno venti secondi dal momento in cui il Toro aveva pareggiato ed ecco quella inesplicabile faccia da schiaffi (agli altri), per una sera uno juventino prestato allInter, infilarsi come un serpente e come un morbo bianconero nelle speranze che il cuore Toro aveva appena ricominciato a cullare. Giocata dautore, gol da non dimenticare per un appuntamento importante e che lo fa capocanniere di campionato di questa squadra. Impensabile quando si dice che Ibra non vede molto la porta.
La sua rete ha restituito allInter la partita che aveva conquistato con lennesimo segno della rinascita di Adriano, ma stava lasciando scivolare nelle gran voglie del Torino. Poi il rigore segnato da Materazzi, un segnale di giustizia dopo quel pallone finito sulla sua pancia e nella rete di Julio Cesar, ed anche per mettere a tacere i tifosi granata che non sono stati proprio gentlemen. Ed ora lInter è più sola che mai: nella classifica e nel libro dei record dove la Roma (ferma a 11 successi) è scavalcata. Ora ci vorrà qualcuno che scavalchi lInter. Ma forse bisognerà attendere lanno prossimo.
Il gol di Adriano, quel colpo di testa che ha così ben spizzicato la palla inviata dal piede brasilero di Maicon, è stato linterruttore della partita fino allora vissuta al buio di emozioni e interesse. La gente del Toro ha provveduto a rendere lo stadio Olimpico una bella arena da corrida, ma poi mancavano tori e torelli sul campo. Per quasi mezzora almeno è stato calcio gelido come la temperatura: Inter un po sonnacchiosa, incapace di trovare un ritmo superiore al bel passeggiare, Toro voglioso ma con evidenti limiti. Il tempo è passato raccontando scenette e sceneggiate: Figo che si scontra con larbitro, Adriano che cade ad ogni contrasto, Lazetic zizzaniere e inconsistente. Poi unInter compassata a centrocampo e il Torino incapace di azzannare.
Pescato il gol, figlio di giocate dautore e di qualche ingenuità torinista, tutto si è acceso o riacceso. LInter non ha prodotto incanti, tuttaltro, ma almeno ha accelerato i suoi ritmi, ha seguito la vena sbarazzina e rompiscatole di Ibrahimovic, ha rischiato di segnare ancora con Adriano, che ha pur ritrovato la vena del goleador ma non ha ancora perso quella del pasticcione. Per un gol segnato, un paio buttati tra un tempo e laltro. Il tanto per conservare thrilling a una partita che dal punto di vista tecnico ha proposto solo sprazzi di bellezza calcistica, quantificabile nei gol e poco altro, ma in quanto a emozioni e colpi di scena ha pescato il meglio proprio nella ripresa. Il Toro è partito scoprendo alcune debolezze difensive degli avversari: Stellone ha mancato laggancio che poteva valere il pareggio. È stato un avvertimento, un campanello dallarme che, pochi minuti dopo, si è riproposto con il botto del gol, anzi dellautogol propiziato da un pallone inviato da Fiore, subentrato a Lazetic, e schizzato su Materazzi.
Immaginate lapoteosi del tifo Toro. Peccato sia durata non più di venti secondi, ovvero il tempo di consegnare palla a Ibrahimovic per un raffinato e stritolante colpo dartista: un pallone tagliato partito dalla destra e andato a imbucarsi in rete dalla parte opposta. Unidea da stendere davvero un Toro e sradicare il morale di una difesa finita tutta faccia a terra. Partita finita, ma non nei colpi di scena.
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