I debiti del Campidoglio continuano a crescere

Antonella Aldrighetti

A quanto ammonta l’entità del debito capitolino? Si accettano scommesse. Da venerdì la cifra “base” dell’ammanco, circa 7 miliardi di euro, è lievitata di un altro milione e mezzo: l’aula Giulio Cesare l’ha scoperto al momento di approvare la delibera sul riconoscimento di dover dare quei soldi al comune di Marino. La motivazione? Il mancato pagamento decennale dell’Ici sugli immobili popolari situati nel territorio dei Castelli. Fino a oggi infatti nel bilancio, di tale voce, non c’era stata la minima traccia. E tra i debiti che devono ancora essere sanati, e prima ancora “riconosciuti”, pure quelli nei confronti di Pomezia e Nettuno. Altri 700 milioni. (Notizie peraltro anticipate già un mese fa dal Giornale). Un bel gruzzolo che delinea la difficoltosa situazione finanziaria alla quale presto o tardi il Campidoglio dovrà mettere una “toppa”.
Se così non fosse, «il Comune di Roma rischierebbe una passività a vita - assicura Roberto Lovari a nome del gruppo di Forza Italia - viste le proporzioni. Per analizzare la complessa natura del debito ci chiediamo se non sia il caso di presentare un esposto alla Corte dei conti affinché ne sveli la natura». Toni che non si spengono quando a parlare è Beatrice Lorenzin, coordinatore regionale degli azzurri che, proseguendo la schermaglia, aggiunge: «La giunta Veltroni sostiene di sapere ben amministrare la capitale. La realtà è un’altra: Roma supera Milano per gettito Ici, 822 milioni di euro contro 382, e contemporaneamente deve contrattare e dilazionare il suo debito sugli immobili di proprietà con i comuni dell’hinterland della provincia». Ma se quella di presentare un esposto alla Procura contabile può sembrare una minaccia, e semmai l’amministrazione l’abbia intesa come tale, ha già sganciato il “salvagente”. Infatti è già pronta nel cassetto la volontà di correre ai ripari per tamponare l’entità della “massa critica” prospettando un’operazione di rinegoziazione con gli istituti bancari che prolunghi i tempi di rating su 2,3 miliardi di euro (delibera n.194/2005). In questo modo si andrebbe a diminuire sì, il gettito mensile della copertura ma, al contempo, l’operazione comporterebbe l’incremento degli interessi bancari. Punto questo che non convince i banchi dell’opposizione che individuano nel progetto soltanto un tampone temporaneo che «si andrà a ripercuotere inevitabilmente sui tempi d’estinzione del debito» ha continuato la Lorenzin in qualità di membro della commissione Bilancio, criticando che il programma non include il piano di risanamento di spesa generale.

«Il Campidoglio impegna il 40 per cento delle entrate per mantenere la propria architettura funzionante e meno del 20 per cento in investimenti - dice l’azzurra -. Forse quel che resta va a coprire gli interessi del debito in costante aumento?». Domanda che fa da contrappeso alla questione curiosa di rinegoziare anche mutui accesi nel 2003 nonché lo scorso anno.

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