Ci sono percezioni che, tradotte numericamente, si rivelano come pugni nello stomaco per chi ama il cinema. Di pirateria si parla da anni e, nel comune sentire, la si considera come un fenomeno inevitabile, una battaglia persa; al punto che gli «utenti» ne discutono tranquillamente in pubblico come se, ad esempio, scaricare un film non fosse un reato perseguibile ma un diritto di chi naviga in rete. Poi, leggi la ricerca realizzata dall’Ipsos per conto della Fapav, la Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva, sul fenomeno italiano della pirateria e scopri che i dati sono ancora più allarmanti di quello che si poteva solo lontanamente immaginare. Dalla ricerca emerge, infatti, un fatto inquietante: nel 2010 si stima che siano stati commessi 384 milioni di atti di pirateria audiovisiva. Basta fare una rapida divisione per stabilire che, in Italia, ogni giorno, si commette più di un milione di reati legati a questo fenomeno, 30 milioni in più rispetto alla rivelazione precedente. Davanti ad una simile cifra appare impari la lotta delle forze dell’ordine, nonostante il lodevole impegno, per arginare questa piaga. Il tutto, tradotto in termini economici, significa una perdita stimata di 500 milioni di euro dei quali il canale della vendita è il più colpito con 150 milioni di euro andati in fumo, seguito dai 130 del noleggio e dagli oltre 100 milioni delle sale cinematografiche. Ciò che è peggio, come ha spiegato, al Velino, il presidente Fapav Filippo Roviglioni è che «Il settore home video ha già perso alcune migliaia di addetti, con alcune videoteche che hanno chiuso. È a rischio tutto il comparto, che conta di oltre 300mila addetti». Un dramma che non sembra scalfire la faccia tosta di chi scarica; il 70% dei pirati è infatti consapevole che quello compiuto sia un reato punito dalla legislazione italiana; come a dire, pecco sapendo di peccare.
Del resto, basta monitorare con attenzione i siti che mettono a disposizione dei pirati i links dove reperire i film nelle sale (sia per lo streaming, sia per il download) per vedere come i pirati si siano spinti sempre più in là. Ora, un utente un po’ scaltro, può vedere non solo pellicole attualmente nei cinema ma addirittura guardare, con largo anticipo, anche titoli che in Italia non sono ancora stati distribuiti. Perché una delle ultime mode che sta prendendo sempre più piede è quella di includere apposite sezioni di film in lingua originale sottotitolati in italiano, dalla qualità eccellente; categoria, quello del «sub ita», dove si possono trovare, per esempio, Il Grinta dei Coen o Rabbit Hole con la Kidman, che, in Italia, usciranno solo il prossimo mese. E se non fossero presenti con la traduzione italiana ecco che le lingue studiate a scuola vengono in aiuto dei downloaders: nei blog, infatti, si moltiplicano i consigli pratici su come scaricare da siti stranieri film in lingua originale, appiccicandoci poi sopra i sottotitoli in inglese. Capite che, davanti ad una simile offensiva, non se ne esce.
Il cinema italiano, in un certo senso, sembrava meno attaccabile perché, di solito, le pellicole messe in rete, rubate con telecamere nelle sale, avevano una qualità pessima ed un audio ancora peggiore (anche se quella di Zalone è, purtroppo, ben visibile ed udibile). Ora, invece, ci siamo imbattuti, la scorsa settimana, in una copia perfetta di Vallanzasca messa in rete prima che venisse distribuita nelle sale.
Chi scarica ha prevalentemente dai 15 ai 34 anni e se vive al Sud preferisce acquistare dvd contraffatti o copiati in casa mentre se risiede al Nord privilegia download e streaming. Curioso, poi, che nei piccoli centri gli «scaricatori» siano in numero maggiore tra diplomati e laureati.
Si diceva che il 3D avrebbe ridotto l’impatto numerico dei reati ed in effetti dall’indagine Ipsos emerge che il pirata ha meno interesse a fruire illegalmente di una pellicola tridimensionale. Attenzione, però, a pensare che l’impossibilità di usufruire illegalmente di un film spinga automaticamente uno spettatore in sala. Solo il 50%, infatti, lo avrebbe visto al cinema o, successivamente, lo avrebbe recuperato noleggiandolo od acquistandolo in dvd. Certo, parlare di pirateria in un momento nel quale si fa la fila davanti alle casse per vedere Albanese, Zalone, il Trio, Bisio, sembra quasi anacronistico; ma, sicuramente, fa pensare. Lo spettatore è disposto ad investire gli 8 euro del biglietto se ne vale la pena. Forse non è un problema solo di pirateria ma, molto più semplicemente, di appetibilità dell’offerta che se elevata scoraggia il reato in percentuale maggiore.
Soluzione? Sono gli stessi pirati intervistati a fornirla e si traduce in una finestra temporale ridotta al minimo nella quale un cinefilo possa scegliere contemporaneamente se vedere un film nuovo al cinema oppure a casa -tramite acquisto e noleggio di dvd- o in pay sui canali a pagamento. Questo, però, spingerà la gente a frequentare sempre meno le sale cinematografiche. La verità è che la battaglia sembra persa.
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