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I dischi porta a porta Così i cantanti mettono la sordina alla crisi

Forse così, ecco, la musica torna a essere davvero popolare. Prima era il pubblico che si muoveva verso il cantante, adesso il contrario: e il metodo funziona. Le popstar piccole o grandi, siano rockettari o rapper, sempre più spesso incontrano il pubblico grazie a quelli che vengono chiamati «in store», gli appuntamenti nei centri commerciali oppure nei multicenter come Feltrinelli o Fnac o Mondadori: il cantante presenta il suo nuovo disco a tu per tu con i propri fan e magari suona o canta qualche brano. Poi firma autografi. E vende copie del disco.
Talvolta sono davvero tante, sempre considerando la siccità di mercato grazie alla quale con duemila cd si finisce dritti tra i primi dieci della classifica. Come al solito, le cifre sono top secret, ma si dice che talvolta si arrivi a vendere cinquecento copie in due ore, una autentica manna. Ad esempio, i campioni Fabri Fibra e Caparezza sono riusciti, come si dice, a «impallare» i luoghi dove si sono presentati, obbligando centinaia di persone a rimanere fuori, tanto erano pieni i locali. E anche Emma Marrone, una tipa tosta che non si tira indietro di fronte a nulla, fa sempre il tutto esaurito di entusiasmo e di copie.
Per carità, è sempre successo. Ma ora si fa di necessità virtù e, come spiegano i rockettari Negrita che hanno in programma quattro «in store» in una settimana, ci si «piega volentieri a questa nuova filosofia di mercato». L’ultimo arrivato nel club, ossia la rivelazione Dente con il molto buono Io tra di noi (titolo che casualmente spiega bene il concetto), è entrato proprio ieri al quindicesimo posto della classifica. E negli ultimi giorni lui ha incontrato più volte i propri fan. Idem per Entics, sorpresa hip hop che ha sbalordito tutti debuttando al quarto posto con il suo Soundboy condito da parecchi «in store». Sia chiaro: gli incontri con il pubblico non ti mandano in classifica. Ma aiutano. E molto. Evviva: è uno di quei ritorni al passato che faranno molto bene al futuro.
Certo, pochi sono senza mezze misure come Povia, che si è inventato il «Tu per tour» e qualche volta si ferma persino in autogrill a far foto, cantare e vendere dischi. «Quando siamo in forma “facciamo” anche cento copie», dice con quell’entusiasmo che è impossibile non riconoscergli: «Non è vero che non si vendono più dischi, solo che dopo l’arrivo del web la gente non ha più voglia di uscire a comprarseli. E allora bisogna portarglieli. Prendo la chitarra e canto. Giro spesso con la telecamera e filmo gli incontri, così un giorno pubblicherò anche un dvd». Inarrestabile.
Insomma, la nuova frontiera del mercato passa dal «porta a porta». O quasi. Ed è un altro termometro per capire come funziona e quale gradimento abbia la musica che gira intorno. Per capirci, i rapper come Club Dogo o Marrakesch attirano una quantità clamorosa di pubblico, con conseguente bagaglio di copie vendute. «È questione di “fan base”, di calore dei tifosi: gli artisti più ricercati sono i rapper e i cantanti che escono dai talent show», confermano i discografici.

Conta anche, ovvio, la tempistica: il periodo ideale è quello a ridosso della pubblicazione del disco, quando, una volta, i cantanti se ne stavano arroccati nei loro eremi. E adesso invece tornano a incontrare la loro gente. Alleluja.

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