Francesco Kamel
da Roma
Giornata di «resa dei conti» quella di ieri per i Ds. A cominciare da quelli per il bilancio. La direzione nazionale ha infatti approvato quello preventivo del 2005 e soprattutto il rendiconto consuntivo 2004, chiuso con «un forte avanzo di oltre 43 milioni di euro e «con un abbattimento significativo del debito consolidato».
Ma ieri si è parlato soprattutto di politica. Dopo le schermaglie di queste settimane e il sacrificio dell'Ulivo, Massimo D'Alema ha prospettato (e lanciato) una sfida globale tra i Ds e la Margherita per guidare l'Unione. Non solo. D'Alema ha contrattaccato sullutilità della lista unitaria e ha avanzato forti dubbi sulla Fed su cui «non si può far finta di nulla».
Alla «botta» di D'Alema è seguita la «risposta» di Franco Marini che nel «colpo a freddo» del Ds ha visto una «una certa stizza incomprensibile, quasi un dispetto del marito geloso. In questo caso noi saremmo la moglie». Per Marini «rievocare in un avvio di campagna elettorale fraterno e amichevole la parola competizione non è di buon auspicio».
A margine della direzione dei Ds e vedendo che la polemica montava pericolosamente, D'Alema ha smentito attriti con Dl. Ma poi ha chiarito che «non c'è dubbio che la parola d'ordine competizione è stata rilanciata dalla Margherita. Il progetto dell'Ulivo è rimandato, ma non chiuso. Rimane il progetto che sorregge il nostro lavoro unitario». Posizione differente a quella della Margherita. Per Marini, l'Ulivo «non era così indispensabile mentre la Fed risponde a due esigenze: essere il motore dell'alleanza e dare stabilità all'alleanza». Per D'Alema «non c'è motivo che induca i Ds a cambiare strategia e a liquidare per ripicca la Federazione. È però chiaro che la decisione della Margherita ha aperto un problema. Dobbiamo riflettere tutti e vedere come fare ripartire un processo unitario, perché non si può andare avanti facendo finta di nulla». Ma per il Ds Umberto Ranieri «la responsabilità della crisi del processo unitario non può essere imputata solo al comportamento di Rutelli. Occorre mantenere aperta la prospettiva della federazione: l'alleanza con la Margherita non è un optional». Il problema per Dl semplicemente non esiste. «Io sono "gradualista" - ha detto Marini - e penso che la Fed sia un momento di avvicinamento dei partiti» mentre i ripensamenti di D'Alema fanno sorgere «qualche sospetto su quelle che erano le finalità della Lista unitaria». Ma D'Alema vive aria di derby. «Se ci si presenta con liste diverse - ha detto - ciascuna lista otterrà dei voti e alla fine questi voti si conteranno. E c'è una vasta area di elettori a cavallo di Ds e Margherita». Ma Dario Franceschini ha ostentato tranquillità e spostato la competizione sul piano del confronto con la Cdl.
Il problema resta lassetto del centrosinistra. Alla direzione Ds di ieri, chiarisce Luciano Violante, «abbiamo confermato la nostra fiducia nell'Ulivo. La prospettiva è quella del consolidamento e dell'unità delle forze del centrosinistra». E per Pierluigi Bersani «non c'è alcun de profundis per l'Ulivo che continuerà ad andare avanti nelle condizioni nuove». Ma il «patto di via Margutta» e il congelamento dellUlivo hanno segnato «a posteriori» il fallimento dell'ultimo congresso dei Ds. All'Ulivo Fabio Mussi non ha mai creduto e il «correntone», in un nuovo congresso, vuole far pagare a Piero Fassino l'errore politico di allora e il dietrofront di questi giorni. «Roba da centro di igiene mentale» commenta DAlema. L'impressione è che i contorsionismi organizzativi del centrosinistra non finiscano mai.
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