I falsi medici piacciono come quelli veri

Ci siamo sempre compiaciuti della nostra inventiva, abbiamo persino elevato la più bassa furbizia al rango di arte - arte di arrangiarsi -, facendone un tratto distintivo dell’identità italiana. E allora nessuno stupore davanti al dato eclatante: ogni anno, mille maestri di quest’arte nazionale finiscono sotto processo come falsi medici. Ultimo (...)
(...) della serie, smascherato l’altro giorno, quel tizio veronese che fino a un paio d’anni fa era noleggiatore d’auto, salvo poi inventarsi medico di pronto soccorso, docente in corsi di specializzazione, dirigente di una clinica estetica.
Striscia la notizia, sempre in largo anticipo sulle forze dell’ordine, ciclicamente smaschera casi clamorosi di professionisti farlocchi. Sui giornali, denunce e inchieste. Se ne vedono e se ne leggono di tutti i settori sanitari. Come quel finto pediatra che ha esercitato abusivamente a Rho per 19 anni. Come quel finto ortopedico che ha curato per molte stagioni una famosa squadra di basket. Come quel finto urologo con oltre cento interventi sulle spalle, alla fine denunciato soltanto dalla moglie, offesa per corna.
È accertato: l’abuso della professione, reato che a noi tutti sembra terribile perché giocherella con la salute delle creature, ma che i nostri codici sanzionano con pene tra i sei mesi e i 516 euro di multa, è pratica diffusa e molto remunerata. Nel solo settore odontoiatrico si registra una metastasi estesissima: 15mila imbucati a fronte di 56mila regolari.
Come fanno? Basta entrare nel giro, poi la strada è in discesa. Le maglie larghe della rete fanno passare i furbi soprattutto con l’autocertificazione: anche senza laurea in medicina, è possibile iscriversi ai corsi di specializzazione solo dichiarando di averne i titoli. Sui controlli, lasciamo stare. I più seri sono quelli per iscriversi all’Ordine, perché l’Ordine stesso richiede il documento di laurea direttamente alle università. Così è caduto l’ultimo impostore di Verona: dopo aver esercitato in mezza dozzina di ospedali, l’Ordine di Venezia - sua residenza - ha scoperto che non si era mai laureato. Come gloria scolastica vantava la terza media.
In questo incredibile teatro dell’assurdo, dove il falso appare più vero del vero, c’è un elemento che stupisce più di qualunque altro: il medico fasullo cade sempre per qualche inciampo burocratico o familiare, vedi il luminare denunciato dalla moglie cornuta. Mai - praticamente mai - perché i pazienti scoprono la sua impreparazione. Intervistato dalla Repubblica, ha ammesso tempo fa Giovanni Monchiero, presidente della Federazione italiana Asl: «È stupefacente che quando si scopre un medico infedele, immancabilmente, i pazienti ne dicono un gran bene».
Questa la solenne verità: se un camice bugiardo viene inquisito, i più dispiaciuti sono i suoi malati. Sono più spiaciuti di quanto lo sia il paziente medio di un medico vero. Come si spiega? Monchiero prova a spiegarselo così: «Dove viene meno la scienza, si supplisce con le capacità relazionali». In altre parole, il medico abusivo ci mette qualcosa in più: ascolta il paziente, lo coccola, lo asseconda. Lo comprende. Lo tratta con umanità. Ci mette tanta passione. In molti casi, studia parecchio per conto proprio. Anche se lo fa per bieca necessità di copertura, nel complesso fa quello che molti medici a pieno titolo smettono di fare il giorno dopo la laurea e l’esame di stato. Così capita persino che a manifestare sorpresa dopo la scoperta di una truffa siano gli stessi colleghi di reparto del ciarlatano: quante volte li abbiamo sentiti dire «non ci siamo mai accorti di nulla, nel suo lavoro era irreprensibile, tutti lo consideravano un bravo medico?».
Messa così la questione, sembra quasi apologia di reato: ma è un fatto che difficilmente i pazienti o i colleghi scoprano nel medico i tratti dell’imbroglio. Certo, spesso i camici finti sbagliano, ma nella sanità italiana non può essere questo un elemento decisivo per distinguere il buono dal tarocco. Cosa bisogna concludere allora, che un bravo bugiardo è comunque meglio di un incapace vero?
La tentazione sarebbe forte, ma non è il caso di farsi prendere la mano. Già diventare un buon medico è molto difficile seguendo il lungo corso degli studi, degli esami e delle specializzazioni. Pensare di diventarlo dalla sera alla mattina è umanamente impossibile. Peggio: è un crimine imperdonabile. Lo comprendono tutti: rubare sulla pelle delle persone è il peggiore dei reati. Purtroppo l’unica a non comprenderlo è la giustizia italiana, che difatti prevede pene vergognose. I primi a verificarlo sono sempre i carabinieri dei Nas, che quando inchiodano un dentista o un omeopata abusivo si sentono dire questa terrorizzata frase: «Tanto pago 500 euro, cambio appartamento e ricomincio da capo».
Siamo al nocciolo della questione.

Perché l’abusivismo medico, il più squallido e atroce degli abusivismi, continua a dilagare in un’atmosfera da farsetta all’italiana? La risposta è una sola: perché in Italia, a tutt’oggi, il finto medico resta più turbato se lo pescano in divieto di sosta.

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