«I fanatici non accettano chiarimenti»

«Dobbiamo convincere le popolazioni musulmane a emarginare gli integralisti che impediscono la pace»

Bisogna essere cauti prima di collegare l’omicidio di suor Leonella agli incidenti di questi giorni, ma certo i cristiani «sanno che il martirio appartiene purtroppo anche all’oggi».
Di fronte alle reazioni contro il Papa provenienti dai Paesi islamici, «è necessario uno sforzo da parte nostra, per cercare le ragioni del dialogo», ma anche «provocare le popolazioni musulmane a emarginare» i fondamentalisti. Le parole di Benedetto XVI non intendevano offendere nessuno, «tanto meno i credenti di una religione», ma avevano «la forza della ragione che indaga». Il vescovo Rino Fisichella, rettore della Pontificia università lateranense e cappellano di Montecitorio, si augura che quanto ha detto il Pontefice all’Angelus chiuda le polemiche.
A Mogadiscio è stata assassinata una suora italiana, e l’episodio sembra legato al quanto sta accadendo in questi giorni. Che cosa ne pensa?
«Nelle cause che spingono a questi gesti così drammatici ci vuole sempre molta prudenza e cautela. Non dobbiamo cadere nella trappola di saltare dalle cause alle spiegazioni. Certo, quella dov’è avvenuto l’assassinio è una delle zone dove purtroppo la violenza sembra dominare, e questo impone alle autorità locali di intervenire davanti a violenze e sopraffazioni. Queste azioni non possono e non devono trovare da parte di alcuna autorità forme che appaiano anche solo lontanamente di connivenza o di tolleranza».
Di certo la situazione dei cristiani in alcuni Paesi è sempre più drammatica...
«I cristiani, per loro natura e vocazione al loro battesimo, sanno che il martirio non è una realtà di altri tempi, ma appartiene purtroppo anche all’oggi. Questo non significa rimanere inermi davanti a queste forme di violenza. Nei Paesi dove siamo maggioranza dobbiamo insistere presso le organizzazioni internazionali e presso i governi perché difendano e salvaguardino le minoranze, tutte le minoranze. Dobbiamo essere noi a proporre modelli di civiltà e di convivenza basati sulla razionalità e non sul fanatismo».
Come giudica le reazioni che si sono innescate dopo il discorso del Papa all’università di Ratisbona?
«Siamo di fronte a fenomeni che non coinvolgono la stragrande maggioranza delle popolazioni musulmane, ma sono espressione del fondamentalismo, che in quanto tale è scarsamente fornito di intelligenza. È necessario uno sforzo comune da parte nostra per cercare le ragioni che impongono un dialogo tra due religioni così importanti come cristianesimo e islam. Dobbiamo però anche provocare le popolazioni musulmane a emarginare questi fenomeni, che non impediscono soltanto il dialogo ma anche la pace».
Teme che certi episodi possano verificarsi anche in Italia?
«I musulmani in Italia conoscono la grande accoglienza che viene offerta loro dal tessuto delle parrocchie e delle organizzazioni caritative cristiane e comprendono quanto sia importante e necessario, in momenti come questi, interpretare bene le parole del Papa e non strumentalizzarle».
Secondo lei, quanto detto dal Pontefice all’Angelus sarà sufficiente a placare gli animi?
«Già le parole della dichiarazione diffusa sabato dal cardinale segretario di Stato avevano un carattere di spiegazione esaustiva e sarebbero state più che sufficienti. Il Papa ha voluto ulteriormente confermare, in prima persona, che le sue parole non avevano alcuna intenzione di offendere qualcuno, e se fossero state lette da chi di dovere, senza parzialità o strumentalizzazioni, nel loro contesto, nulla lasciavano trasparire di offensivo verso chicchessia. È lontano dalla natura stessa del Papa, che è il pastore della Chiesa universale, qualsiasi intenzione di offendere qualcuno, tanto meno una religione o la sensibilità dei credenti di una religione».
Ritiene che la controversa citazione di Manuele II Paleologo andasse presentata diversamente?
«Io credo che quando si vuole strumentalizzare una parola o un gesto da parte di chi non ha alcuna volontà di dialogo, ogni spiegazione e chiarificazione viene considerata insufficiente. Il dialogo però richiede anche la capacità di rispetto perché ciascuno possa esprimere le proprie idee. Farlo non significa offendere. Nelle parole di Benedetto XVI c’era la forza della ragione che indaga, il valore della tradizione culturale che ha dato origine alla nostra civiltà, lo spessore di una persona che prima di essere un vescovo è stato un grande studioso».


Quali conseguenze avrà ciò che è accaduto in questi giorni?
«Mi auguro che non tanto il mondo islamico – la grande maggioranza delle popolazioni musulmane non ha letto il testo del discorso del Papa –, ma il fanatismo e il fondamentalismo vengano messi a tacere da coloro i quali, dovendolo sopportare quotidianamente, rischiano di essere sopraffatti da quella violenza, e non hanno più la possibilità concreta di una vita pacifica».

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