I fedelissimi di Gianfranco: pronti a far cadere il governo

Le parole e l’interlocutore scelti sono messaggi chiarissimi di una fronda che ormai punta apertamente alla resa dei conti dentro il Pdl. L’alfiere di Fini, in questa guerra di logoramento alla leadership del Cavaliere, si chiama Fabio Granata, onorevole fedelissimo dell’ex leader di An e spericolato sostenitore di una virata «istituzionale» del Pdl che, nei fatti, significa una sola cosa: archiviare la stagione berlusconiana per varare quella finiana alla guida del centrodestra italiano.
Dopo la patente viola dei movimentisti anti-Cav, le incursioni sul Fatto Quotidiano di Padellaro e Travaglio, l’ultimo tassello del riposizionamento finiano (per l’interposta persona dell’alfiere Granata) è l’house-organ del ribellismo antiberlusconiano, la rivista Micromega, che arriva in edicola dopodomani col piatto succulento: una lunga intervista sul filo della resistenza al governo berlusconiano, al deputato finiano scetticamente pidiellino Granata, fatta tra l’altro da chi? Da Andrea Camilleri, lo scrittore siculo che dall’Unità alle piazze viola ha dato voce e penna alla contestazione più violenta (spesso insultante) al governo del Pdl e ai suoi ministri, ovvero la maggioranza di cui Granata è pur sempre testa fine. Il nodo è quello della giustizia, tema caro ai micromeghiani di Flores d’Arcais, e sul quel terreno Granata duetta senza imbarazzi col furore anti-Cav, soprattutto quando si parla della riforma Alfano, e Camilleri incalza il finiano che asseconda volentieri il paso doble: «Alfano sta tentando di ridurre i magistrati all’impotenza - dice lo scrittore -, si sta addirittura tentando di togliere loro la possibilità di dirigere le indagini». Un colpo di fioretto che offre solo il destro, al fine finiano, per mostrarsi patriota costituzionale, con patentino di anti-Cav: «Questa cosa non passerà mai, anche se dovessero porre la fiducia - replica l’onorevole -. Ci sono cose, tra le quali la tutela del sistema di giustizia, che noi riteniamo irrinunciabili per la nazione. Su queste cose non c’è compromesso possibile. Lo dico esplicitamente: se qualcuno proporrà che a dirigere le indagini non siano i pm ma la polizia, voteremo contro. Anche se sulla legge sarà posta la fiducia». «Fino a fare cadere governo?» chiede giustamente il creatore di Montalbano. «Sì, fino al punto di far cadere il governo», risponde Granata col coup de théâtre.
La dialettica interna, che però somiglia più a uno scontro frontale, fa parlare il finiano come un cavallo di Troia dell’opposizione, quando per esempio ricorda orgogliosamente che la sua corrente (sua di Fini) «è riuscita a bloccare in Parlamento» molti provvedimenti berlusconiani, quando avverte che il processo breve «si vedrà se il gruppo parlamentare lo approva» e quando confessa di aver votato a favore della richiesta di arresto di Cosentino, suo collega pidiellino alla Camera. In effetti Granata e il Camilleri di Micromega sembrano presi in un idillio, tanto che lo scrittore sogna quasi una manifestazione insieme, nel nome di un progetto comune «che faccia piazza pulita di tutto il marcio nel quale siamo sommersi». «Sono d’accordo. Ed è per questo che noi non poniamo la figura di Berlusconi al centro del nostro agire politico» replica (si fa per dire) Granata.

Peraltro, se fosse per lui e avesse «una prestigiosissima rivista di elaborazione politico-culturale qual è Mircomega» andrebbe giù molto più pesante per far passare il messaggio finiano. Ora però, deputato Pdl, è costretto a ricorrere alla mediazione e al compromesso. Chissà che direbbe se Micromega lo dirigesse lui.

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