Lultima della nutrita serie di lusinghe ammannite dalla sinistra a Gianfranco Fini ha come teatro Bologna, città assai cara al presidente della Camera visto che gli ha dato i natali 58 anni fa. Lesca viene lanciata dal suo coetaneo Duccio Campagnoli, ex segretario regionale della Fiom, ex numero uno della Camera del lavoro felsinea, per dieci anni assessore regionale pds-ds alle Attività produttive. Un Peppone dal faccione rotondo e dai baffi alla Stalin che sta preparando lautocandidatura a sindaco della città rossa dopo i cinque anni di Sergio Cofferati e i pochi disastrosi mesi di Flavio Delbono.
Il filosofo Campagnoli è un uomo di partito, organico allasse Bersani-DAlema, dunque esperto di tatticismi e colpi a effetto. Ed ecco, in vista delle primarie Pd, limprevedibile apertura ai finiani, che a Bologna hanno due solidi punti di riferimento nel deputato Enzo Raisi e nella politologa Sofia Ventura, una delle menti della fondazione Farefuturo. In unintervista al Corriere di Bologna, Campagnoli intona dunque una sviolinata coi fiocchi ai dissidenti del Pdl. «I finiani hanno un grande impegno a livello nazionale: devono verificare la differenza tra le loro aspettative per lItalia e il profilo sempre più basso di Berlusconi. Li seguo con simpatia». «Bologna deve recuperare il gusto del dibattito politico a tutto campo». «Non vorrei i finiani in giunta, ma mi interessa il confronto culturale e politico sui progetti, sulla città e guardo con simpatia alle loro posizioni». Campagnoli ipotizza anche un confronto pubblico con Farefuturo: «La fondazione ha espresso gli elementi più interessanti nel dibattito degli ultimi mesi».
Una bella metamorfosi, per il vecchio leader della Fiom emiliano-romagnola: da duro e puro delle bandiere rosse a Guazzaloca di sinistra in cerca di voti nello schieramento avverso. Infatti i compagni del Pd hanno liquidato la sua uscita come «unutile provocazione». Che invece è stata presa sul serio proprio dalla cerchia di Fini. «Lidea è interessante - ha commentato Sofia Ventura - lipotesi di un confronto aperto metterebbe alla prova il Pdl bolognese». Anche Raisi ha aperto la porta: «Sono un bipolarista convinto, ma su alcuni temi prioritari della città siamo disponibili al dialogo. E dialogare significa evitare il muro contro muro. Campagnoli in passato è stato lartefice anche di strappi».
Ma il via libera più significativo è arrivato dal viceministro Adolfo Urso, uno dei collaboratori più stretti di Fini e numero due di Farefuturo: «Non vedo cosa ci sarebbe di male a dialogare con Campagnoli - ha detto -, noi siamo disponibili: facciamo già seminari con la fondazione di DAlema e quella della Lanzillotta. In questi anni ho avuto con Campagnoli una quarantina dincontri e ho trovato in lui un buon interlocutore. La possibilità di organizzare un confronto rientra semplicemente nella normalità del dialogo politico». Siccome però cè un limite anche allo sdoganamento, Urso ha puntualizzato: «Essere disponibili non presuppone nessuna conseguenza politica, anche se Campagnoli si dovesse candidare a sindaco noi sosterremo comunque il candidato del centrodestra».
La sostanza comunque non muta: il dado è tratto, Bologna è una partita aperta. Se Berlusconi tenta il riavvicinamento con quellaltro bolognese doc di Pier Ferdinando Casini, i finiani sono disponibili a giocare a tutto campo e sperimentare nuovi terreni per nuove alleanze. Daltra parte, qualche giorno fa lex leader di An ha ripetuto che «il Pdl è la nostra casa politica, ma bisogna fare molto per migliorarlo». Sarà per questo che si sondano i punti di contatto con il Pd.
In ballo, tra sinistra e i finiani, ci sono i progetti di sviluppo di una città-chiave (treni veloci, metro, bus, aree direzionali), ma soprattutto un nemico comune, e non soltanto sotto le Due Torri: la Lega. Il Carroccio si sta allargando in Emilia in un crescendo che nessuno sa arginare. E sta guadagnando consensi insospettabili, come quelli delle Coop.
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