Guglielmo Epifani ha un problema di agenda. E non stiamo parlando di priorità politiche e di temi da trattare. Al segretario uscente della Cgil mancano proprio dei numeri di telefono, soprattutto quelli importanti. Quello del ministro del Lavoro, ad esempio. E visto che stiamo parlando del segretario del più grande sindacato italiano non è cosa da poco.
La lacuna è emersa ieri. Giovedì Epifani si era scusato per i fischi dei delegati Cgil ai colleghi Raffaele Bonanni, segretario della Cisl e Luigi Angeletti, leader della Uil. Ma si è dimenticato di farlo con il ministro del Lavoro. E dire che la visita di Maurizio Sacconi allassise della Cgil è stata una scelta non scontata; una notizia che molti media hanno dato come un segnale di apertura dopo anni di gelo. Sacconi è stato lospite più contestato al XVI congresso della Cgil. Il ministro è stato bersaglio anche di minacce via Internet (queste, condannate dal segretario della Cgil). «Non sono stato chiamato da Epifani e come sapete sono facilmente rintracciabile», ha spiegato ieri Sacconi. «Ho condiviso i fischi con altri come Gianni Letta ed Emma Marcegaglia», ha aggiunto Sacconi, ma «non ho ricevuto neanche un sms di scuse». «Non ho il suo numero», si è giustificato il segretario generale della Cgil. La vera sorpresa è che invece qualche altro messaggio alle vittime dei fischi Epifani lha mandato. Al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ad esempio. Il leader della Cgil ha comunque assicurato che chiamerà personalmente Sacconi.
Giovedì al congresso di Rimini hanno parlato Angeletti e Bonanni. Interventi che sono stati interpretati come appelli allunità sindacale. «Mi auguro che il congresso della Cgil voglia ascoltare il senso degli interventi dei leader di Cisl e Uil che hanno realizzato ieri una autentica apertura», è stato lauspicio di Sacconi.
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