«I fondamentalisti aizzano la popolazione contro i cristiani»

Per Padre Bernardo Cervellera, direttore di «Asianews», il rischio di uno scontro di civiltà è reale. «L’integralismo si combatte con la libertà religiosa, ma i governi islamici sono troppo fragili»

«I fondamentalisti aizzano la popolazione contro i cristiani»

Andrea Tornielli

da Roma

«Abbiamo raccolto una testimonianza secondo la quale l’assassino di don Andrea dopo averlo ucciso ha urlato “Allah akbar”, Allah è grande. E questo fa pensare che la pista fondamentalista sia al momento la più probabile...».
Padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime, è il direttore dell’agenzia di informazioni «Asianews» e in questi ultimi anni si è dovuto occupare spesso dei problemi di convivenza tra cristiani e musulmani.
Che idea si è fatto dell’omicidio di don Santoro?
«La nostra corrispondente ci ha detto che tutti i luoghi di culto cristiani in Turchia sono presidiati dalla polizia e dunque c’è il timore che l’assassinio sia legato all’ondata di proteste dei fondamentalisti per la nota vicenda delle vignette. Ma non bisogna dimenticare che il sacerdote si era occupato di salvare alcune ragazze, giovani prostitute, togliendole dalla strada e dunque non si può escludere la pista della mafia che, come spesso accade in questi casi, nasconde i suoi delitti sotto la maschera del fondamentalismo».
Negli ultimi due giorni, in Medio Oriente, sono state assaltate e date alle fiamme sedi diplomatiche. A Beirut una chiesa è stata presa a sassate. Come giudica ciò che sta avvenendo?
«Credo ci sia chi soffia sul fuoco. Queste reazioni violente sono state a scoppio ritardato, perché, com’è noto, le vignette erano state pubblicate già l’autunno scorso...».
Chi le fomenta, secondo lei?
«Ci sono molti analisti seri i quali ritengono che Al Qaida sia in difficoltà e che stia pensando di trasferire le proprie basi a Mindanao, in Thailandia o in Indonesia, lasciando il Pakistan, l’Afghanistan e l’Irak. In quest’ultimo Paese, ad esempio, mi sembra evidente che il terrorismo stia perdendo: il Parlamento lo ha rifiutato, la popolazione pure, recandosi alle urne, e anche i sunniti non l’appoggiano. È possibile che vi sia il fondamentalismo terrorista dietro le proteste violente scoppiate in questi giorni».
La situazione dei cristiani nei Paesi musulmani com’è attualmente? È vero che crescono quotidianamente le difficoltà?
«I vescovi che intervistiamo e i nostri corrispondenti ci parlano di difficoltà e di tensioni crescenti, perché le comunità cristiane vengono spesso viste come la “longa manus” dell’Occidente e dunque i cristiani locali vengono “colpevolizzati” per tutto ciò che fanno i Paesi occidentali, anche se la popolazione cristiana in Medio Oriente viveva lì ben prima di Maometto».
C’è preoccupazione per i cristiani in Palestina, dopo la vittoria di Hamas?
«Noi abbiamo intervistato i leader di Hamas dopo le elezioni e loro hanno dichiarato che non vogliono creare uno stato islamico ma garantire ai cristiani la loro libertà. Hamas si è ritrovato in tasca una vittoria inaspettata e imprevista, credevano di dover fare opposizione e si ritrovano invece a governare: non sono preparati a farlo, hanno bisogno di persone adatte, cercando di tenere unita tutta la popolazione, compresi i cristiani».
Padre Cervellera, di fronte a ciò che sta accadendo, crede che sia iniziato lo scontro di civiltà?
«Credo, con Papa Benedetto XVI, che il rischio dello scontro di civiltà ci sia, sia reale. Ma vorrei ricordare che ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni è dovuto a gruppi fondamentalisti che aizzano la popolazione. Le stesse organizzazioni terroristiche, che in questi mesi hanno massacrato tanti musulmani in Irak, stanno cercando di aggiustare il tiro, ricompattando il fronte islamico contro l’Occidente».
Come si combatte il fondamentalismo?
«Con la libertà religiosa.

L’Occidente dovrebbe impegnarsi di più nel chiedere ai Paesi islamici un’evoluzione in questo senso. Solo così il fondamentalismo potrà essere fermato. Purtroppo il mondo islamico ha governi fragilissimi, che non riescono ad imporsi».

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