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I generali Usa contro Obama: più truppe a Kabul

Il presidente Obama deve prendere una decisione sull' Afghanistan. Vorrebbe evitarlo, vorrebbe prima varare la riforma del sistema sanitario, ma la situazione sul campo non lo consente, mentre tra i militari incomincia a serpeggiare il malumore. Obama ha fatto del conflitto in Afghanistan la «sua» guerra, ha scelto il suo generale, Stanley McChrystal, ha commissionato una infinità di studi e analisi. Mentre i rapporti si stratificano sulla sua scrivania, ancora prende tempo. La sua amministrazione si divide, tra chi, come il Vicepresidente Joe Biden, è favorevole ad un disimpegno, concentrando l'attenzione sul Pakistan, mentre altri, compreso il segretario di Stato Clinton, sono pronti per uno sforzo prolungato in Afghanistan.
Obama lancia segnali contrastanti, si mostra, cosa gravissima per un presidente Usa, insicuro. Si sta dimostrando debole nell'affrontare i problemi militari e di politica estera, una debolezza che in teoria avrebbe dovuto essere compensata dall'esperto vicepresidente Biden.
Obama continua parlare della necessità di prendere la strada «giusta». Ma è da marzo che ci pensa e ancora non ha scelto. Ora si aggrappa al pasticcio elettorale afghano, dipingendolo come una «novità». Come no. Obama ha aumentato un po' le truppe, seguendo peraltro quanto già pianificato da Bush, ma sta traccheggiando. E il fattore tempo non gioca certo a suo vantaggio.
Il famoso rapporto chiesto al generale McChrystal è stato consegnato a fine agosto. Il generale ha accettato di separare la parte analitica e le proposte per un nuovo corso dalla richiesta delle risorse necessarie per attuarla. Il che è già abbastanza strano. La «lista dei desideri» di McChrystal formalmente non c'è ancora, perché la Casa Bianca non vuol sentirsi domandare fino a 45.000 soldati in più. Il povero segretario alla Difesa, Robert Gates, ormai si arrampica sugli specchi per tentare di spiegare perché questi numeri non escono e perché Obama non decide cosa vuol fare. Ieri Robert Gibbs, portavoce della Casa Bianca, quasi imbarazzato, ha dovuto ammettere che per una decisione sulle truppe di rinforzo ci vorrà un tempo «un po’ più lungo» e che in ogni modo questa non arriverà a breve.
I militari sono sconcertati e c'è chi giura che McChrystal non resterà al suo posto se non gli sarà dato quel che serve per cercare di ottenere una vittoria. Non farà da foglia di fico «accontentandosi» per soddisfare le esigenze politiche. Perché McChrystal è un duro, un «mangia serpenti», un parà che ha fatto tutta la sua carriera nella «comunità» delle Forze Speciali. Nella sua analisi della situazione in Afghanistan, guarda caso fatta trapelare al Washington Post in un articolo firmato da Bob Woodward, l’uomo del Watergate, all'indomani dell'ennesimo tentennamento presidenziale, va giù duro: se non si reagisce in fretta si rischia un disastro. Testualmente: «Se nel breve termine (i prossimi 12 mesi), ovvero mentre maturano le capacità delle forze di sicurezza afghane, non si riuscirà a conquistare l’iniziativa e a invertire lo slancio degli insorti...non sarà più possibile battere l’insurrezione». La ricetta proposta da McChrystal è quella che ci si aspettava: una campagna controguerriglia «pura» ed una accelerazione dei programmi di potenziamento delle forze afgane, esercito e polizia. Le quali dovranno essere dotate di consistenti capacità aeree. Tanto per confermare che McChrystal non è affatto contrario all'impiego delle forze aeree, solo del «grilletto facile» nell'uso delle bombe.
Il generale non è tenero neanche con la forza Nato Isaf, che non funziona come potrebbe. Stigmatizza la corruzione e l'incapacità del governo afghano. Ma ritiene di potercela fare. Purché ci si muova in fretta. McChrystal prende già parecchi rischi, ad esempio suppone si possa anticipare la crescita dell'Ana, l'esercito afghano, dagli attuali 92.000 uomini a 134.000 dalla fine 2011 ad ottobre 2010. Se dovesse anche arrangiarsi con le risorse che ha... difficilmente conseguirebbe la «vittoria veloce» che sognano Obama e il Congresso.

Ma che non esiste.

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