nostro inviato ad Appiano
Nani e ballerine: ricetta che non fallisce mai anche nel calcio. Poi cè chi preferisce i nani e chi le ballerine, soprattutto se ben dotate fisicamente. Per esempio, prendete Ibra: ballerino calcistico certo, ma con fisico e altezza (m.1,92, scarpa 47) del corazziere. Uno splendore. Prendete Fabrizio Miccoli, uno che in serie A ne tien dietro pochi (nella statura: m 1,68, scarpa 38) e ne ha davanti troppi (sempre nella statura), ma fa spettacolo e gol in qualsiasi latitudine pallonara. Nel senso dellaltezza uno dei tanti figli di Maradona (revival storico) e Lionel Messi (calcio davanguardia).
Noi dobbiamo fermarci a Sebastian Giovinco, Paquale Foggia, Sandro Rosina oppure a Giuly, Lavezzi. Invece per gli stangoni cè limbarazzo della scelta: made in Italy o calcio dimportazione. Anche nellInter: tanto per citare Materazzi (unico made in Italy) e Adriano, Cruz e Vieira (che Mancini ha chiesto di recuperare, ovviamente ai medici, almeno per le ultime partite di dicembre).
Loro due, Ibra e Miccoli, messi lì uno accanto allaltro, danno il senso della partita di Palermo. Miccoli contro i giganti, anche se potrebbe partire dalla panca. Ibra contro gli umani, che non sempre fa rima con nani. Non è che la squadra di Zamparini sia una compagnia di nanetti (Amauri sale fino a 1,86 come Barzagli) e lInter non è solo una corazzata di giganti (Cordoba vale m.1,73, Zanetti e Cambiasso 1,77), ma è vero che lInter ha vinto il doppio delle partite del Palermo, i punti di distacco sono otto, gli stipendi nerazzurri (110 milioni) valgono quasi cinque volte quelli del Palermo (25 milioni), laltezza totale della squadra di Mancini (25 calciatori impilati uno sullaltro) supera i 40 metri, quella di Colantuono supera appena i 35 metri.
Partendo da questi presupposti lInter va alla prova del nano, cercando il suo settebello (settima vittoria tra coppa e campionato) per dare il via alla settimana che condurrà alla Juve. Partita che mette tensione solo a dirlo, visti i botta e risposta. Cobolli Gigli dice: «Sogno di battere lInter» e Mancini risponde senza rispondere. «Alla Juve penserò da giovedì. Prima ci sono due partite dure e difficili. Loro sognano, io penso a vincere. I sogni li tengo per me, si dicono fin troppe cose». Replica da strategia della tensione. Eppoi quando risponde divagando, Mancini è un tipo pericolosissimo per i soggetti presi di mira. Prendete il caso di Adriano. Prima dellallenamento, il tecnico ha evitato risposte chiare sullidea di schierarlo. Ed infatti, dopo lallenamento sotto lo sguardo di Moratti, Adriano non è stato convocato neppure per un posto in aereo: lasciato a casa.
Lanno scorso Palermo segnò la sua rinascita, questanno lennesimo affossamento. Pur giustificato da miserie tecniche: a Reggio ha giocato malaccio, segnato un gol casuale ed evitata la stretta di mano del tecnico dopo il cambio. Che quella smorfia abbia lasciato il segno? Mancini ha garantito di no.
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