I giornali in cerca di una casa

Era il 12 febbraio del 1929 e il Giornale d’Italia titolava «L’accordo storico fra la Santa Sede e l’Italia è stato firmato». A tenerla tra le mani, quella vecchia prima pagina rievoca un momento storico con tutta la forza della sua carta ingiallita. E che dire poi dell’emozione che è in grado di trasmettere una copia dell’Osservatore Romano dell’agosto 1861? Era trascorso poco più di un mese dalla sua fondazione e non era ancora il giornale ufficiale di Città del Vaticano, ma già si prometteva di «smascherare e confutare le calunnie che si scagliano contro di Roma e del Pontificato Romano». Ora, non a caso usiamo i termini «tenere tra le mani», perché la differenza tra quello che si può vedere in un’emeroteca e l’opportunità di toccare gli originali dei quotidiani giustifica il sogno di creare a Roma il primo (in Italia) Museo del Quotidiano, proprio come ne esiste uno a Washington DC (il Newseum) e in Germania, ad Aquisgrana (il Museo Internazionale del Giornale).
Il museo in sé esisterebbe già, e a Roma ha realizzato due mostre: «Addio Karol. La scomparsa di Giovanni Paolo II nelle prime pagine dei maggiori quotidiani del mondo» nel 2006 e «Luna di carta. La missione Apollo 11 raccontata dai quotidiani italiani dell’epoca» nel 2009. Il suo patrimonio è stato messo insieme da Luciano Castro, giornalista, che nel 2000 si è messo a raccogliere quotidiani andando per mercatini, navigando su e-bay e acquistando fondi privati dismessi da eredi senza la sua stessa passione, arrivando ad accumulare centinaia e centinaia di copie originali. Nel 2006 ha fondato l’Associazione per il Museo del Quotidiano per realizzare il sogno di un museo che racconti la storia di Roma attraverso i suoi giornali, quelli dimenticati, come gli ottocenteschi Diario di Roma, La Torre di Babele o Il Corriere dei Comuni; quelli dissacranti come Il Don Pirlone e liberali come Il Mondo di Panunzio; quelli che hanno resistito al tempo, ma che all’epoca si guadagnavano lettori in pochi fogli privi di immagini.
Oggi che l’uso del digitale ha soppiantato quello del piombo «il rischio - spiega Luciano Castro - è che questo patrimonio non sia tramandato ai posteri. Le emeroteche conservano gelosamente i propri fondi, ma quando si fa un’indagine non si può prescindere dai testimoni oculari e i giornali sono i testimoni oculari della storia». C’è bisogno di una sede che dovrebbe affiancare alla mostra permanente sulla storia di Roma, raccontata dai suoi quotidiani, esposizioni temporanee e monografiche e uno spazio dedicato agli incontri tra giornalisti, studenti e appassionati. «Un’iniziativa molto interessante», secondo l’assessore alla Cultura del Comune Umberto Croppi, che sta vagliando la richiesta di un museo permanente, anche se, ammette, «bisogna fare i conti con le numerose richieste che ci pervengono a fronte di una disponibilità limitata».


Nell’attesa, l’associazione per il Museo del Quotidiano continua a valorizzare un patrimonio che oggi non viene conservato né fruito come meriterebbe: sono in programma, per il 2010, una mostra dedicata al 140° anniversario della Breccia di Porta Pia e quella dedicata alla vittoria italiana ai Mondiali di Calcio in Germania in occasione di quelli che si svolgeranno a giugno in Sudafrica.

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