I giudici: «L’imputato sapeva di poter uccidere»

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«L’imputato ha agito non semplicemente con folle imprudenza, ma con criminale consapevolezza e volontà». Così i giudici della seconda Corte d’assise d’appello hanno motivato la decisione di contestare l’omicidio volontario e altri quattro tentati omicidi e di inasprire la pena a un giovane marocchino. Lo straniero per sfuggire a un blocco dei carabinieri provocò infatti un incidente stradale nella quale perse la vita il piccolo Nicolò Repossi di sei anni e il ferimento di altre tre persone.
Nell’agosto del 2003 Abdellah El Aoufir,28 anni, irregolare, prima rubò una Lancia Dedra, poi imboccò contromano la tangenziale Est di Milano. Per i giudici che, caso davvero raro, gli hanno sempre contestato l’omicidio volontario e non colposo, il suo è stato un comportamento «criminale». Peggio «volutamente criminale» e «desumibile dalla determinazione della fuga, dalla insidiosità e rischiosità delle manovre poste in essere per seminare gli inseguitori, dalla potenza e solidità del mezzo utilizzato per fuggire e dalla velocità sostenuta, a costo - scrivono i giudici - e non semplicemente a rischio di causare investimenti con esiti mortali».
Quel giorno il bimbo era in auto con gli zii. Stava tornando a casa dopo una gita (quel giorno era domenica) al parco delle Cornelle. In primo grado il marocchino (con precedenti penali per spaccio) era stato condannato a 16 anni. In appello i giudici hanno disposto di inasprire la pena a 18 anni. «Oltre all’omicidio consumato - scrivono i giudici nelle motivazioni - ricorrono nella specie altre quattro ipotesi di omicidio tentato». Tre si riferiscono ai feriti dell’incidente. Quindi ai 21 anni di pena i giudici hanno aggiunto un anno e sei mesi per ciascuno dei due zii di Nicolò, Fabio Barbieri e Monica Repossi «che hanno riportato lesioni gravi e gravissime», più un altro anno per il tentato omicidio di Nicola Piperata, un altro automobilista «che ha riportato lesioni gravi» . A questa pena però i giudici hanno aggiunto altri due anni «per il tentato omicidio nei confronti dei cittadini viaggianti sull’autostrada». In sostanza l’hanno condannato per «tentato omicidio anche nei confronti di persone indeterminate che si trovassero accidentalmente a transitare in quel preciso momento».
La Corte d’appello spiega che si è richiamata alla sentenza della Cassazione che ha riconosciuto in un altro caso «il tentato omicidio con dolo diretto» e cioè «nel lancio dei sassi dal cavalcavia dell’autostrada».
Il totale dei 27 anni ridotto per il rito abbreviato e la continuazione diventa dunque 18 anni.

Nessun dubbio per i giudici sul fine di Abdellah El Aoufir: correva «in autostrada in senso contrario con il tentativo di provocare con una repentina sterzata, all’ultimo momento, l’urto frontale tra la vettura proveniente in senso opposto e la vettura dei carabinieri posti all’inseguimento». Solo la decisione dei militari di fermarsi in quella folle corsa «ha determinato l’esclusione dell’ipotesi di tentato omicidio anche contro di loro».

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