Standard&Poor’s ha confermato il rating A+ al debito a lungo termine dell’Italia e il rating A-1+ al debito a breve, ma ha mutato da stabile a negativa la previsione per il futuro, in quanto sarebbe incerto l’impegno politico per le misure fiscali in direzione degli obiettivi di bilancio 2014,le attuali prospettive di crescita sono deboli e l’impegno per riforme che aumentino la produttività appare incerto. Con queste valutazioni, che sono influenzate dalla propaganda pro dollaro di questa agenzia di rating, controllata da grandi hedge fund statunitensi, commette quattro errori. Il primo riguarda i ritardi politici nelle decisioni fiscali. Si tratta di ignoranza delle scadenze della manovra di bilancio che è, in Italia, per legge, di natura triennale, vincolante solo per un anno. La manovra che copre legalmente il 2012-2014, che comporta il pareggio del bilancio italiano, secondo il programma presentato a Bruxelles, viene elaborata in questo periodo, per essere approvata entro luglio dal governo e andare in Parlamento a settembre, per l’approvazione della «Decisione di finanza pubblica». Non vi è pertanto alcun ritardo politico. Per stabilire se una manovra finanziaria è credibile, è bene considerare i consuntivi, per controllare se sono o meno andati secondo le previsioni. Molti Stati europei presentano consuntivi peggiori di quanto stabilito.L’Italia, al contrario, nel 2010 ha migliorato il consuntivo del deficit di bilancio, arrivando anziché al 5% stabilito, al 4,7-4,5%. Sicché la previsione per quest’anno di un deficit del 3,9%, sulla base delle manovre stabilite, appare realizzabile e presumibilmente il risultato sarà migliore. Le entrate vanno un po’ meglio del previsto. Dato ciò, è anche prevedibile che le nuove correzioni per il prossimo anno non saranno aspre. Niente autorizza, dunque, ad affermare che si possa temere che i traguardi che l’Italia si è data di pareggio nel 2014 non siano rispettati. Circa, poi, la crescita economica, S&P commette due errori. Il primo consiste nel mettere in dubbio la previsione per quest’anno e il prossimo. Forse ciò deriva dal fatto che essa si è soffermata, leggendoli male, sull’indice fisico della produzione industriale e su quello del Pil del primo trimestre, che danno una crescita dello 0,1 soltanto. Mentre il comunicato di S&P veniva redatto, l’Istat diramava i dati del fatturato e degli ordini per la nostra industria nel primo trimestre, con una crescita del 3% per il fatturato e un boom degli ordinativi, in particolare per l’export. Non esiste, al momento, una ragione per supporre che la previsione di crescita del Pil di quest’anno, che è solo dell’1%, non sia rispettata.Leggendo bene l’aumento dello 0,1 del Pil nel primo trimestre del 2011,basso sull’ultimo del 2010, si vede che esso è molto alto sul primo del 2010. E, a causa di ciò, la crescita già acquisita del nostro Pil per il 2011, nel primo trimestre è di 0,5 punti, la metà di quelli di tutto l’anno. Va poi tenuto presente che il Pil a cui si commisura il debito pubblico non è quello reale, ma quello nominale al lordo dell’aumento dei prezzi, superiore alle previsioni. E questo fenomeno è destinato a permanere almeno sino a metà del 2012. Dunque, anche la previsione del Pil nominale per il 2012 e il 2013 sarà rispettata. L’altro errore di S&P è sostenere che la solvibilità del debito di uno Stato si desume dal tasso di crescita del Pil. Ciò non è teoricamente corretto e risulta contraddetto dai dati. L’Irlanda ha avuto una crescita del Pil «prodigiosa», ora ha un’insolvenza dello Stato mostruosa, causata dal crollo delle banche, dovuta a un eccessivo indebitamento privato. La Spagna era orgogliosa della crescita del Pil e il premier José Luis Zapatero aveva comunicato di aver superato l’Italia pro capite. Ora ha le banche che barcollano e lo Stato con un deficit del 10%, con la disoccupazione quasi al 20% e rischia l’insolvenza. L’Italia ha avuto un rapporto debito-Pil superiore al 100% dalla fine degli anni ’80 e ha sempre pagato i suoi debiti pubblici, perché a tale onere corrisponde una quota di spesa per interessi di circa il 5% del Pil, che si è incorporata nel bilancio, che viene fatto scontando che quella spesa c’è.E la pressione tributaria tiene conto di ciò. La crescita del Pil è bassa, in quanto c’è questa pressione fiscale differenziale. Il quarto errore di S& P, infine, è considerare solo il debito pubblico e non la ricchezza netta delle famiglie, delle banche e delle imprese, insieme a esso.
In Italia abbiamo molto debito pubblico, ma meno debiti privati, e i nostri risparmiatori comprano una buona quota del debito pubblico. Possiamo e dobbiamo crescere di più, per stare meglio. È un problema nostro, ma i debiti li abbiamo sempre onorati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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