I lavori all’Ara Pacis Martusciello a Veltroni: «Basta con gli errori»

«Facciamo tesoro degli errori». Alla vigilia della parziale riapertura al pubblico dell’Ara Pacis il vice ministro dei Beni Culturali, Martusciello scrive una lunga lettera aperta al sindaco di Roma Walter Veltroni. Nella missiva premette di «non avere intenzione di rovinare la festa». Poi però ricorda una per una tutte le polemiche suscitate dal progetto, che era stato commissionato otto anni orsono dalla giunta presieduta da Francesco Rutelli al celebre architetto Meier. Infine, ma non certo meno importante, punta il dito sulle «troppe revisioni in corso d’opera con conseguente lievitazione dei costi». Insomma un memorandum scottante alquanto per il primo cittadino. Al primo punto è proprio la spesa: dobbiamo gestire un patrimonio immenso «con poche limitate risorse», ricorda Martusciello, per cui bisogna fare «grande attenzione alle priorità e lavorare con rigore a progetti realistici, perché una inadeguata progettazione può portare a delle revisioni in corso d’opera, con conseguente lievitazione dei costi delle realizzazioni». Una cosa che «nel caso dell’Ara Pacis - sottolinea - è sicuramente avvenuta, sottraendo risorse decisive per altri interventi di recupero o di valorizzazione».
Ma non basta: «Un altro errore da evitare - dice Martusciello - è quello di inseguire miti altrui e soprattutto quello di indulgere al pregiudizio ideologico, che non è mai buona guida nell’affrontare questioni che riguardano la storia e la sua memoria e non, invece, l’attualità politica (un atteggiamento che ispirò l’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, affascinato dall’idea di cancellare una discutibile opera dell’era fascista)».
Roma, ricorda quindi il viceministro, è profondamente diversa da tutte le altre capitali europee, particolarmente ricca di monumenti è caratterizzata dalla stratificazione della memoria. Per cui «intervenire nel tessuto urbanistico della capitale è operazione da fare in punta di piedi, senza assecondare chi, per legittima ambizione professionale, pensa di poter lasciare un segno a due passi dalle opere eterne della Roma antica e della Roma barocca, con il rischio di stravolgere completamente i modelli urbanistici della Capitale».
Ultima nota dolente, la collaborazione tra le istituzioni, che in questo caso, sottolinea ancora Martusciello, «è mancata». «I conflitti di competenze, i rimpalli di responsabilità, le polemiche - scrive polemicamente il viceministro - hanno come unico risultato quello di allungare di molto i tempi e far aumentare a dismisura le spese per il completamento dell’opera. Se, fin dall’inizio dell’intervento, il Comune di Roma avesse lavorato di concerto con le Soprintendenze e il Ministero, e si fosse avviato un confronto continuo, come quello ottenuto dall’allora Ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani nel 2003, probabilmente l’opera sarebbe stata completata prima e soprattutto meglio».
Ora quindi, conclude Martusciello: «Cerchiamo di far tesoro di tutti questi errori, per non ripeterli più in un prossimo futuro, collaborando da subito per gli interventi che riguarderanno la piazza e il Porto di Ripetta.

La città di Roma non sa che farsene delle gelosie e dei conflitti, chiede solamente di poter mettere a disposizione dell’umanità intera le sue bellezze uniche, nel rispetto della sua storia e delle sue potenzialità di sviluppo».

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