I medici vittime dei falsi allarmi: temono più il vaccino che il virus

Il tam tam è partito tre mesi fa. E gli effetti si vedono solo ora. Medici di famiglia, pediatri, ma anche ospedalieri e infermieri snobbano l’influenza A. Soltanto tre su dieci, di media, hanno aderito alla campagna vaccinale antipandemica. Gli altri preferiscono beccarsi febbre, tosse e mal di gola per una settimana. C'è di peggio. Si fa strada una fronda di medici che sconsigliano il vaccino anche ai pazienti e si affidano all’esperto della porta accanto per orientare le proprie scelte cliniche. Il perché di questo scetticismo dei camici bianchi diffuso lungo tutto lo Stivale? Una notizia impazzita che scorre da un computer all’altro. Proveniente dalla Francia. Qualcuno, infatti, ha scritto che il vaccino antipandemico fa male. Ed è consigliabile non prenderlo. A dire il vero i più arditi hanno adombrato addirittura la sua tossicità. A causa di una infinitesimale quantità di mercurio contenuta nel conservante usato nei vaccini decadose che si chiama tiomersale. La notizia di questa tossicità è stata smentita ufficialmente e dichiarata infondata ma è bastato un accenno per far storcere il naso a chi di farmaci se ne intende.
Lo scambio di mail non è finito qui. E si è concentrato su un altro dubbio farmacologico. Ai medici, infatti, non piace neppure l’adiuvante contenuto nel vaccino, quello che tecnicamente si chiama MF59, che è poi lo squalene, il grasso di squalo. Sostengono che non faccia bene, meglio evitare. In Svizzera è stato addirittura vietato per le donne incinte. Una notizia che a molti è suonata come una conferma dei sospetti sul vaccino. E la ritrosia è dilagata a macchia d'olio. I medici di base nicchiano e solo tre su dieci hanno deciso di iniettarsi il siero. Negli ospedali la situazione non è migliore. L’adesione non supera il 40 per cento. Un risultato che preoccupa non poco i direttori sanitari che devono far quadrare i conti del personale nei reparti. Prendiamo l’ospedale Niguarda a Milano, città colpita dalla pandemia in modo pesante. Nella cittadella sanitaria solo 4 addetti al servizio sanitario in corsia (medici e infermieri) su dieci hanno deciso di farsi pizzicare per immunizzarsi. E Carlo Nicora, direttore sanitario, si prepara a previsioni poco rosee: «Se nel reparto di medicina si dovessero ammalare contemporaneamente 14 infermieri su venti in servizio, non riusciremmo a garantire l’attività ma ovviamente l’ospedale non è un’azienda, non può essere chiuso». Nicora però non demorde e spera in un ravvedimento di massa. «Coinvolgerò primari e capisala per fare un secondo giro di sensibilizzazione e richiameremo tutti al senso di responsabilità civica».
Agli Ospedali Civici di Brescia la situazione è analoga. Su circa seimila dipendenti ha aderito il 45% alla campagna vaccinale. I medici di famiglia sono ancora più refrattari. La media nazionale conta tre adesioni su dieci e il segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo lancia un appello accorato: «Invito tutti i medici di medicina generale a vaccinarsi contro l'influenza H1N1. È un atto di buona pratica clinica per contribuire ad arginare la diffusione del virus ed essere pronti a curare i propri pazienti durante gli eventuali picchi della pandemia». Milillo poi fa un accenno alla preoccupazione diffusa tra i medici: «Non condivido gli scetticismi in merito alla sicurezza del vaccino. Anche se elaborato in tempi record, il siero ha tutte le caratteristiche di sicurezza previste dalla normativa europea».
L’appello è stato lanciato, ma lo scetticismo rimane. E ad aggravare la situazione si aggiungono pure i medici che tentano di dissuadere i propri pazienti a vaccinarsi. «Signora, lei che è incinta, non deve vaccinarsi, è pericoloso» ha affermato una pediatra qualche giorno fa a una donna incinta alla trentesima settimana. Il nome della professionista non viene pubblicato da questo giornale per motivo di opportunità ma non è il solo medico che tenta di dissuadere i pazienti. Oramai c’è una fronda antivaccino che si sta diffondendo a macchia d’olio. Proprio nel momento in cui la fase vaccinale dovrebbe entrare nel vivo. Ieri è stato comunicato dal ministero della Sanità che una terza quota di vaccini sarà assegnata alle regioni nei prossimi giorni e in totale saranno disponibili nel nostro Paese ben 2 milioni di dosi. Da utilizzare. Ma come eliminare lo scetticismo e come convincere tutti, medici compresi, che immunizzarsi è importante e non ammazza nessuno? Gianni Rezza, epidemiologo dell’Istituto superiore di Sanità, sostiene che ogni tipo di allarmismo sulla sicurezza delle fiale distribuite è totalmente infondato: «Circa 50 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale stagionale sono state preparate in modo analogo a quello pandemico e non è mai successo nulla».

Quanto alla delicata questione che riguarda le donne gravide, Rezza ammette che «il vaccino non è mai stato testato su di loro ed è per questo che ne abbiamo vietato l’uso nei primi mesi di gravidanza». I rischi però vengono superati nel secondo semestre: «Le sperimentazioni non sono state fatte ma la casistica conferma la mancanza di pericolo sia per la donna sia per il feto in fase di gravidanza avanzata».

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