Sui mercati continua a prevalere il pessimismo sullevoluzione del quadro economico internazionale. Dopo i ribassi di giovedì, causati dallammissione da parte del Congresso Usa che la ripresa continuerà a un passo modesto «nei prossimi anni», anche ieri le Borse sono scese in perfetta sincronia. In Europa, dove i listini sono ormai fermi ai livelli di inizio anno, i ribassi sono stati superiori al punto percentuale, con lindice Ftse Mib (-1,22%) costretto a scendere sotto la soglia dei 20mila punti, mentre a unora dalla chiusura a Wall Street il Dow Jones perdeva lo 0,66% e il Nasdaq lo 0,24%.
Oltre allormai certificato rallentamento della crescita statunitense, unulteriore nota di preoccupazione deriva dalla situazione di Eurolandia. Il presidente della Bundesbank e membro del Consiglio direttivo della Bce, Axel Weber, si è detto convinto che lEurotower dovrà continuare a sostenere leconomia con liquidità illimitata fino alla fine dellanno e iniziare a discutere di un ritiro delle sue misure straordinarie solo a partire dal primo trimestre 2011. «Parole che fanno temere che la crescita della zona euro sia in pericolo», spiegano gli analisti. Così, oltre al deciso ripiegamento dei mercati azionari, ieri si è assistito anche a un forte indebolimento delleuro, sprofondato ai minimi da cinque settimane a questa parte sul dollaro a quota 1,2673. Gli investitori hanno preferito buttarsi sui titoli di Stato, come ha indicato il nuovo balzo del prezzo del Bund tedesco, che ha ridotto così il rendimento, aumentando il divario rispetto ai titoli degli altri stati, in particolare di Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda, ma anche Francia, Italia (sopra i 150 punti base lo spread) e Gran Bretagna.
La prossima settimana sono in calendario appuntamenti delicati per i mercati. Un dato cruciale verrà reso noto venerdì, quando il dipartimento del Commercio Usa pubblicherà la prima revisione del dato sulla crescita del Pil nel secondo trimestre. Il consensus è per una revisione drastica al ribasso, dal 2,4% della prima lettura a un possibile +1%, ma cè chi teme anche peggio. La discussione fra gli economisti americani non è più dunque se la congiuntura abbia la capacità di accentuare il passo rispetto al primo semestre, ma al contrario se le è rimasta abbastanza spinta per poter procedere a motore semi-spento ancora per qualche mese e sperare in una ripresa a inizio 2011. O se, invece, vi sia un rischio reale di un double-dip.
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