Daniele Abbiati
Lultima volta, ci vedemmo allaperto. E che aperto. Il Monte Prata, lassù, oltre i 1700 metri, accoglieva in un amorevole grembo nevoso la sua «Baita», simile soltanto nellaspetto all«Overlook Hotel» di Shining, il film di Stanley Kubrick in cui si scatenava langoscia assassina di Jack Nicholson, perfetta incarnazione delle psicopatologie da isolamento. Certo, anche quello nel buen retiro sui Monti Sibillini era isolamento, ma di natura opposta: non generava istinti bestiali, bensì pacate riflessioni. Alla «Baita», lui, Maurizio, stava da re. Aveva deciso di rilevare quellex albergo per portare in superficie ciò che in quasi trentanni ha cercato nelle grotte sotterranee: luomo del sottosuolo, appunto, luomo fatto di carne e di paure, di nervi e di progetti, di ossa e di ricordi. La struttura, infatti, divenne ben presto il «guscio» di una grotta, scavata a mano da Maurizio e dal suo amico Pietro Gasparrini nella parete a Nord della grande sala da pranzo, dietro al caminetto. La visitammo, tre anni fa. Un budello di circa sessanta metri con alcune «stanze» illuminate da lampade di cristallo di sale. Un laboratorio assolutamente spoglio per lundertherapy, la cura del sé. Lì gli ospiti della «Baita» vanno a riscoprire la propria individualità, lasciando fluire il loro personalissimo tempo, il loro cronoma, e cancellando quello «ufficiale» scandito dagli orologi, dal sorgere e tramontare del sole.
Lui, il «Monty», per un po starà lontano dalla «Baita», diventata nel frattempo unautentica «università dellautovalutazione». È altrove, adesso, nella Grotta Fredda di Acquasanta Terme (Ascoli Piceno). Laggiù il recordman mondiale di isolamento spazio-temporale (grazie ai 366 giorni trascorsi in assoluta solitudine, fra il 92 e il 93, in una grotta del Monte Nerone, comune di Piobbico) sta conducendo la sua ultima esperienza di questo tipo. Ha affermato, in occasione della discesa, avvenuta l11 ottobre scorso, di aver firmato una lettera con cui autorizza lo staff medico Underlab (e ovviamente la moglie Antonella) che lo sorveglia costantemente dalla superficie a lasciarlo in grotta non più di tre anni. Ma probabilmente Montalbini tornerà «a riveder le stelle» molto prima. Pare a marzo o aprile. Intanto, martedì prossimo 21 novembre compirà (senza saperlo, per colpa - o per merito - di una percezione del tempo diluita, caratteristica primaria di chi vive in quelle condizioni) mille giorni di permanenza in isolamento spazio-temporale. E noi, grazie alla gentilezza di Antonella e di Guido Galvagno, lavvocato che con il fratello Andrea, medico, segue Maurizio giorno per giorno, abbiamo colto loccasione per questa intervista via e-mail e rigorosamente priva di riferimenti temporali.
Maurizio, facciamo un piccolo passo indietro. Ci eravamo lasciati alla «Baita», tre anni fa. Comè andata, poi?
«Tre anni fa, quando scendevo a valle da quella sorta di eremitaggio, mi sembrava di tradire la pace che cè fra le cime dei monti e i sussurri del cielo. E fino a che non arrivavo nella casa in campagna dove vivo (quando ci sono) con mia moglie Antonella mi sentivo un po fuori posto. Eppure, in passato, la mia vita è transitata (e bene) in città come Roma, Milano, Houston, Minneapolis, Manila... Evidentemente la dura e silente bellezza del Monte Prata (in provincia di Macerata), così lontana dai fragorosi affanni della vita fra i semafori, mi ha un po stregato. Come, a suo tempo, fecero il deserto del Chihuahua o la magia dei monti Al-tay. Ad ogni modo, ogni volta che risalivo verso... le vette, il mio animo recuperava la sensazione di libertà e di appartenenza. Negli ultimi tre anni, in compagnia di Pietro (il filosofo), sono stato un privilegiato, libero di vivere, sognare, progettare ed incontrare solo persone in sintonia con quello stile di vita che poteva permettersi di non soccombere agli ordini dellorologio».
E adesso, come sta vivendo questa nuova sfida? Che cosa le preme di più realizzare?
«Probabilmente, il mio essere stato bene, in tutti gli esperimenti in isolamento spazio temporale, nasce proprio dal non essermi considerato sfidante di qualcosa o di qualcuno e quindi continuo su questa strada, un po alla ricerca delle... emozioni perdute ma aspettandomi di vivere emozioni nuove, degne di aumentare larchivio dei ricordi».
Davvero sarà lultimo esperimento di questo tipo?
«Sì, questa volta so di essere tornato in questa dimensione della pazienza dei millenni, oltre i confini del Tempo per... salutare questa solitudine affollata di emozioni, di essenze e non di assenze e per congedarmi dignitosamente da questoceano soffice come la malinconia e stimolante per la creatività».
So che non devo darle riferimenti temporali. Che giorno crede che sia oggi? (mi scusi la crudeltà)
«Nessuna crudeltà: vivo il mio tempo con lallegria di un gioco. Per me è... la mattina di lunedì 13 novembre 2006».
Quando lisolamento spazio-temporale diventerà unautentica «terapia diffusa», se potrà diventarlo?
«Appena si capirà limportanza del cronoma (linsieme dei nostri ciclo-ritmi interni, personale come il genoma), evidenziato dal professor Franz Halberg dellUniversità del Minnesota, la cronobiologia diventerà irrinunciabile per la prevenzione e la cura di molte patologie».
Per gli animali, può funzionare come per gli uomini?
«Per quanto riguarda il livello sperimentale, mai porterei un animale con me, in quanto non potrebbe scegliere come me di esserci o meno. Interessante è notare come tutti gli animali che si adattano alla vita semi-ipogea (mai totalmente in cavità molto profonde) perdano pigmentazione (per insufficienza di effetti solari), alcune caratteristiche (ad esempio il pungiglione negli scorpioni) ed acquisiscano una lentezza nei movimenti (come successo a me) per linibizione del ritmo circadiano (24 ore, da circa-diem) ed in alcuni casi osservati, rallentando anche il ritmo cardiaco, prolunghino di un po il ciclo vitale. Resta comunque il fatto che linfluenza del sole è irrinunciabile per tanti fattori vitali. Ad esempio il fissaggio del calcio».
Può sembrare una domanda da talk-show. Ma gliela faccio lo stesso: qual è la prima notizia che vorrebbe le dessero quando uscirà di lì?
«Veronique Le Guen, lultima crononauta francese, nel 1990 scrisse una lettera in cui, più o meno, diceva in grotta ho preso coscienza del fatto che noi umani potremmo essere molto meno banali ed impegnarci in qualcosa di importante... Tornata in superficie stento a credere di aver vissuto, prima della grotta, in un mondo così schiavo della superficialità e dellapparenza. Al mio ritorno, vorrei che mi fosse data questa notizia: LAssemblea generale dellOnu, unanime, ha deciso la messa al bando della stupidità...
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